Antica RomaCIBOCUCINA STORICA

VI INVITO A CENA, MA NELL’ANTICA ROMA

Se per caso vi trovaste catapultati nell’Antica Roma è sempre meglio avere una guida su come comportarsi in caso veniste invitati a cena da un importante personalità romana.

Quindi per non sfigurare ad una cena tanto importante è bene imparare come funzionavano i pasti durante la giornata di un antico romano per poi arrivare preparati alla cena senza fare figuracce.

cena

Ed è per questo che sarò la vostra guida in questa incredibile giornata.

Per oggi chiamatemi Iulia.

Ricordatevi che non esistevano gli orologi quindi sarete costretti ad alzarvi all’alba.

Le ore del giorno (horae) erano 12 la cui durata varia a seconda della stagione.

Ho prenotato in un’ottima locanda, così avremo tutta la giornata per vedere la città e prepararci alla grande cena di domani.

Buonanotte!

LA COLAZIONE (Ientaculum)

Pronti per la nostra giornata nell’antica Roma? Partiamo!

La colazione si consumava verso le 8- 9 del mattino che per i romani equivaleva alla 3° e 4° ora del giorno.

Un pasto costituito dagli avanzi della sera prima (formaggio, olive, pane, miele), latte fresco e focaccette.

La locandiera ci ha offerto un assaggio di libum. Un pane al cacio, morbido e avvolgente.

Ricetta del LIBUM.

Rifocillati, viandanti? Seguitemi.

Visitiamo insieme la Roma dell’epoca.

Si, puzza ed è decisamente molto affollata, con vociare indaffarato da ogni strada ma non ci si aspetta nulla di meno dalla capitale di un Impero!

Mi raccomando non andate ai lupanari (bordelli) e portate rispetto alle Vestali se le incontrate!

Date un occhiata al Foro e se proprio vi annoiate potete fare un salto al Circo Massimo a vedere le corse dei cavalli, io tifo sempre per la fazione verde, ma potete scegliere anche tra la rossa, bianca o azzurra.

Il Circo Massimo

Bè finita la corsa direi che è giunto il momento di uno spuntino veloce.

IL PRANZO  (Prandium)

Il pranzo si consumava verso mezzogiorno, in pausa da lavoro. Un pasto veloce.

Noi possiamo portarcelo da casa o accomodarci in una delle tante osterie (popinae o thermopolia), in una locanda (caupona) oppure optare per lo street food dell’epoca: piccoli venditori ambulanti, da cui acquistare: olive, pesci in salamoia, carne arrosto, uccelli allo spiedo, polpi in umido, frutta e dolci e formaggio accompagnati da acqua e vino (spesso scadente).

Un thermopolia

Ah, avete preso il soufflè di piselli alla Commodo! Da accompagnare con un buon vino speziato.

All’ oste, ho chiesto questo antipasto ai broccoli, con la ricetta di Apicio: un noto gastronomo romano.

Ricetta BROCCOLI DI APICIO.

Comunque vi sconsiglio di mangiare troppo, la cena inizia presto e il padrone di casa è famoso per abbondare con le libagioni.

La cena a cui siamo stati invitati, è un convivium: molti ospiti, scelti con cura e intrattenuti con musici e danze.

ll domicenium, invece, è una cena, frugale o meno, per il solo padrone di casa.

Che ne dite di una visita alle terme prima di recarci dal nostro anfitrione?

Le terme

Dopo esserci rilassati e aver goduto di un buon bagno caldo, rechiamoci alla cena. Seguitemi, da questa parte, viandanti…questi eventi iniziano alle ore 16.00 e possono protrarsi fino a tarda sera.

LA CENA (coena)

Era il pasto più importante della giornata, tenuto in presenza di tutta la famiglia.

Dimentichiamoci le sudice insulae (palazzine della gente povera) tra cui abbiamo passeggiato, durante la nostra visita alla città. Il nostro anfitrione, ci accoglierà in una vera domus romana!

Hanno una cucina enorme con tanto di brigata e chef! Un vero lusso!

Brigata di chef a lavoro

Per le grandi occasioni si ricorreva a vere e proprie squadre di cuochi, a capo di cui, così come oggi, c’era lo chef (archimagirus) . Spesso ingaggiate con suonatori di flauto, artisti e acrobati, per gli ospiti.

Pronti per un cambio di vesti, viandanti? Il dress code della serata prevede la vestis coenatoria.

La cena si tiene nel triclinium, la sala da pranzo, lo spazio più sfarzoso della casa, decorato con marmi, mosaici, fontane, affreschi e fiori.

La sala prende il nome dai letti (triclinium appunto) dove si mangia distesi come i greci. Dicono che fa molto intellettuale.

Ok pronti? Entriamo

Varchiamo la soglia col piede sinistro, scambiamo amabili convenevoli col nostro ospite e ci accomodiamo sul triclinio, sdraiandoci sul fianco sinistro.

Prima dell’imperatore Augusto solo gli uomini lo usavano; le donne e i bambini mangiavano seduti su sedie (sportula).

Ma ora anche le donne ci si possono stendere, meglio tardi che mai!

I triclini erano divani lunghi, in genere tre, disposti a ferro di cavallo intorno ad una tavola a tre piedi tonda o quadrata.

Il letto d’onore è quello che non ha nessuno di fronte (lectus medius).

Fra gli altri due letti il più importante è quello di destra (lectus summus) dove si siede il padrone di casa e quello di sinistra (lectus imus).

Gli altri posti vengono distribuiti secondo una preferenza  gerarchica.

Quindi voi ora siete seduti su quelli d’onore, che emozione è?

La sala triclinium

Stasera saremo in 9, tre persone a triclinio precise!

Ovviamente esclusi gli amici degli ospiti (umbrae) che non essendo stati invitati ufficialmente staranno seduti.

Ecco che arriva lo schiavo che ci laverà i piedi con dell’acqua profumata alle rose.

Guardate che bella illuminazione! Ci sono lucernae e candelabri, a rendere la sala accogliente.

Tra poco il nomenclator ci annuncerà l’ordine dei pasti.

Vi siete portati il tovagliolo grande (mappa) vero? Servirà a pulirci ma soprattutto a raccogliere qualche avanzo della cena da portare a casa! Che ci verrà offerto!

Mi raccomando ricordiamoci di non parlare di forchette perchè ancora non esistono, e nemmeno di coltelli da tavola, qui i cibi vengono serviti già tagliati da appositi servi chiamati scissores (da cui deriva la parola “scissors” forbici in inglese).

I romani mangiavano con le mani, eccetto le zuppe, che venivano consumate grazie l’ausilio di un cucchiaio (ligulae). Ma ne possedevano anche uno specifico per sgusciare le lumache (ne vanno matti) chiamato coclea.

Bene, ora che siamo comodi, inizia la cena!

Il cibo lo potete prendere da un piatto da portata o vi verrà offerto da uno schiavo.

Le pietanze vanno portate alla bocca con la mano destra, in piccole quantità, cercando di non sporcarsi. Se prendete il boccone tra la punta delle dita, è ancora più elegante.

Gli avanzi potrete gettarli a terra, verranno poi raccolti dagli schiavi.

Ed eccoci agli antipasti!

GUSTATIO (o gustum o promulsis ovvero gli antipasti)

Venivano sempre accompagnati da ottimo vino mielato (mulsum), il mio preferito. Onnipresente è l’uovo che apre la cena.

Orazio diceva sempre “Ab ovo usque ad mala” dall’uovo alla mela, cioè dal principio alla fine del pasto.

Vi consiglio di provare il patè di olive e questa sala cattabia.

Ricetta SALA CATTABIA.

Ci sono anche i piselli alla Vitellio, un imperatore che si diceva molto ghiotto di questo piatto.

MENSA PRIMA (I piatti principali)

Mi sono dimenticata di dirvi di non bere il vino puro!

Il vino si mescola sempre con dell’acqua ma tanto ci pensano i sommelier (catarius) del padrone di casa a farlo per noi, sono esperti a miscelare il vino con acqua e spezie profumate.

Ah, farlo bere alle donne è proibito (ma nessuno ci impedirà di gustarlo stasera!).

La mensa prima è composta da molte portate (fercula) di carne.

Ecco che ci viene offerto del maiale arrosto, il piatto principale (caput ceneae), c’è anche l’ agnello, il pesce e..oddio quello è un fenicottero alla brace! Quanto gli sarà costato?

Tutto, o quasi, condito con dell’ottimo garum ovviamente.

Cos’è il garum?

E’ una salsa di pesce fermentata che i romani usavano ovunque, perfino su alcuni dolci!

Non fate quella faccia…..condiva il maiale arrosto che avete tanto apprezzato.

Vedete? Non è male.

Assaggiate queste polpette.

Ricetta POLPETTE ANTICA ROMA.

Mi fa piacere che il padrone di casa non sia il solito esagerato!

Ho sentito che a casa di un certo Trimalcione, un’ex schiavo arricchito, è stata  servita una lepre con le ali in stile pegaso e una scrofa ripiena di tordi vivi con cinghialini fatti di pasta nell’atto di succhiare le mammelle della madre e altre assurdità!

Io non ci credo, anche se è risaputo che i cuochi romani sono maestri abilissimi nel camuffare i sapori, si dice che possono far credere ai commensali di star mangiando pesce anzichè anatra!

MENSA SECUNDA (I dessert)

Ed eccoci alla mia parte preferita, i dolci!

Sono un po’ diversi dai nostri, perchè non esiste lo zucchero. I pasticceri come dolcificanti usano il miele e frutta secca, come fichi, uva passa o datteri.

Amano anche molto il formaggio che spesso incorporano all’impasto dei dolci, come la torta placenta (si, il nome è strano ma in realtà è una torta a strati di formaggio) o il libum che avete mangiato a colazione.

Vi suggerisco di assaggiare questi dulcia domestica (datteri con frutta secca cotti nel miele) o i globi che ricordano molto i nostri struffoli, vero?

Ricetta Dulcia Domestica.
Ricetta GLOBI.

La cena è quasi finita, come vi siete trovati?

Guardate il padrone di casa, ci offre degli splendidi doni (apophoreta), che gentile! Adoro il profumo di questo unguento dalle note floreali.

I maschi della compagnia, se vogliono, possono rimanere per il dopo cena (commissatio): Una  bevuta generale di vino sottoposta a regole ferree.

Ok direi che ci siamo divertiti molto oggi, vero?

Mamma mia vedo che siamo tutti un po’ brilli, forse è meglio che chiamiamo uno schiavo che ci porti a casa, sic!

E’ stata una splendida giornata, grazie per avermi seguita in questo viaggio!

Baci da Izumi

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BIBLIOGRAFIA

Gozzini Giacosa Ilaria. A cena da Lucullo, 1986, Piemme

Apicio. Antica cucina romana, 2018, Ariccia (RM) Rusconi libri

Maria Luisa Migliari e Aida Azzola, Storia della gastronomia, 1978, Novara, Edipem

Alex Revelli Sorini, Tacuinum SPQR, 2008, Perugia, Alinoeditrice,

Petronio, Satyricon, 1994, R.C.S Rizzoli Libri S.p.a Milano

Nell’Antica Roma, 1991, Fabbri Editori, Milano

Domina Historia

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