I SEGRETI della METRO C di Roma! (Parte 1)
Ciao Domini! Benvenuti in questo nuovo post!
Oggi continuiamo il nostro viaggio nella metro di Roma con l’ultima giovane metro creata, la metro C di Roma!
Quali segreti si celano dietro i nomi delle fermate della metro verde di Roma?
Scopriamolo insieme!
Ho deciso di dividere il post in due parti altrimenti risultava troppo lungo.
In questo primo post partiremo dalla Stazione di San Giovanni fino a Torre Maura.
Pronti? Partenza via!
LA METRO VERDE DI ROMA
La linea C della metro di Roma, è in costruzione dal 2007 e non è ancora interamente completata, taglia la città da nord-ovest, nel quartiere Della Vittoria, alla periferia est estendendosi oltre il Grande Raccordo Anulare per una lunghezza totale di circa 25,6 km, passando per il centro storico della Capitale.
E’ contraddistinta dal colore verde, ma l’ elemento che la diversifica maggiormente dalle sue sorelle maggiori (metro A e B e B1) è l’assenza del conducente sui convogli grazie all’impiego della tecnologia Driverless.
LA STAZIONE MUSEO DI SAN GIOVANNI
La fermata di San Giovanni è stata inaugurata il 12 maggio 2018.
Al momento è il capolinea provvisorio nell‘attesa dell’attivazione della tratta tra San Giovanni e Fori Imperiali.
La Stazione San Giovanni collega la metro A di Roma con la Metro C.
Ovviamente, appena scavi sotto Roma trovi qualcosa, e anche in questo caso, i lavori per la costruzione della nuova linea verde hanno riportato alla luce innumerevoli reperti archeologici:
Come il rinvenimento del più grande bacino idrico di età imperiale, ma anche diversi antichi accessori di particolare importanza – fra i quali vanghe, tubazioni per l’irrigazione dei campi e noccioli di pesche (all’epoca una novità introdotta recentemente nel Mediterraneo).
Il numero di reperti scoperti è stato così ampio, che si è deciso di creare una vera e propria Stazione Museo nel cuore della Capitale.
L’allestimento di questo museo sotto terra è stato curato dagli esperti del Parco Archeologico del Colosseo insieme con Metropolitane per Roma e Atac, con il contributo della Facoltà di Architettura dell’università La Sapienza.
Il museo è concepito come un vero e proprio stratigrafo che scende sotto terra fino a toccare i 27 metri circa di profondità.
Vuol dire che più scavi sotto terra, più vai indietro nel tempo, trovando reperti archeologici sempre più antichi.
Naturalmente vale anche il contrario, più sali sulla superficie, più trovi reperti archeologici recenti.
Ebbene la Stazione di San Giovanni è stata strutturata proprio così.
L’ elemento che salta subito all’occhio, appena entrati in Stazione è lo stratigrafo, realizzato lungo le pareti.
A ogni epoca storica è assegnato un colore che evidenzia il succedersi ed il sovrapporsi degli strati storico-geologici.
La discesa fino alla banchina dei treni è scandita dal racconto di ben 21 fasi della vita di Roma.
Appena entrati in Stazione troviamo un servizio di piatti rinascimentali, ma scendendo con le scale mobili per raggiungere i binari ecco che troviamo reperti sempre più antichi: i resti di un sistema di irrigazione di un’azienda agricola di età imperiale, le testimonianze di un grande frutteto di pesche con decine di noccioli, radici, strumenti di lavoro arrivati fino a noi fino ad arrivare alla preistoria!
IL NOME DELLA STAZIONE SAN GIOVANNI
Bene abbiamo parlato della Stazione di San Giovanni in generale, ma adesso è arrivato il momento di scoprire i significati dei nomi della Metro C di Roma!
Perchè la metro San Giovanni si chiama così?
Il nome della stazione viene dalla Basilica di San Giovanni in Laterano (nome completo Arcibasilica del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista in Laterano) di Roma.
I San Giovanni che danno il nome alla Basilica sono due:
GIOVANNI BATTISTA
Giovanni Battista (regno di Erode, fine I secolo a.C. – Macheronte, tra il 29 e il 32 d.C.), è stato un asceta proveniente da una famiglia storica sacerdotale ebraica originaria della regione montuosa della Giudea.
È una delle personalità più importanti dei Vangeli, venerato da tutte le Chiese cristiane e considerato santo da tutte quelle che ammettono il culto dei santi.
La sua vita e predicazione sono costantemente intrecciate con l’opera di Gesù Cristo.
GIOVANNI EVANGELISTA
E’ stato un apostolo di Gesù.
La tradizione cristiana lo identifica con l’autore del quarto vangelo e per questo gli viene attribuito anche l’epiteto di evangelista.
LODI
La stazione non si trova precisamente sotto piazza Lodi, dalla quale prende il nome, bensì nei pressi dell’incrocio tra via La Spezia, via Orvieto e piazza Camerino, nel quartiere Tuscolano.
Lodi prende il nome dalla città di Lodi, un comune italiano di 44 709 abitanti, capoluogo della provincia omonima in Lombardia.
La città fu fondata il 3 agosto 1158 da Federico Barbarossa, l’ imperatore dei Romani, re dei Romani e re d’Italia.
PIGNETO
Il Pigneto è un’area urbana del Municipio Roma V.
Prende il nome dall’ omonima via del Pigneto.
Il toponimo Pigneto deriva dalla presenza di una lunga fila di pini, piantati dalla famiglia Caballini, posti lungo il muraglione della settecentesca villa Serventi.
Da quello che sono riuscita a capire la famiglia Caballini è una nobile casata dei conti presente a Sassoferrato dal XV secolo e fino a metà del XIX secolo.
MALATESTA
La stazione è situata sotto Piazza Roberto Malatesta, nel quartiere Prenestino-Labicano.
ROBERTO MALATESTA
Roberto Malatesta detto Roberto il Magnifico (Fano, 1440 – Roma, 10 settembre 1482) è stato un condottiero italiano, figlio di Sigismondo Pandolfo signore di Rimini, sposò una delle figlie di Federico da Montefeltro nel 1471 Elisabetta da Montefeltro.
FEDERICO DA MONTEFELTRO
Federico da Montefeltro, definito dalla storiografia moderna come Federico III da Montefeltro ( 1422 – 1482), è stato un condottiero italiano, capitano di ventura e famoso signore rinascimentale duca di Urbino (nelle Marche). E’ molto conosciuto grazie al ” Doppio ritratto dei duchi di Urbino“, un dittico con i ritratti dei coniugi Federico da Montefeltro e Battista Sforza, opera di Piero della Francesca databile al 1465-1472 circa, e conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze.
TEANO
Prende il nome da via Teano.
Teano è un comune italiano di 11 399 abitanti della provincia di Caserta in Campania.
Questa città è famosa per essere stata teatro dello storico incontro tra Giuseppe Garibaldi e il re Vittorio Emanuele II, avvenuto nel 1860.
L’incontro è entrato nella Storia d’Italia, ed ebbe il significato di un’adesione del Generale, che aveva guidato la spedizione dei Mille, alla politica di casa Savoia.
GARDENIE
Si trova in piazzale delle Gardenie, al confine tra i quartieri Prenestino-Labicano e Prenestino-Centocelle.
Visto che vicino si trova viale della primavera, credo che il nome si riferisca ai fiori delle gardenie.
Le Gardenie sono un genere di piante della famiglia delle Rubiaceae, rappresentato in Asia, Africa e Oceania.
Il nome deriva dal botanico scozzese Alexander Garden.
MIRTI
Si trova in Piazza dei Mirti – situata all’incrocio tra via dei Platani e Via dei Castani – nel quartiere Prenestino-Centocelle.
Anche in questo caso, il nome dovrebbe derivare dall’omonima pianta del Mirto.
Il mirto (Myrtus communis) è una pianta aromatica appartenente alla famiglia Myrtaceae e al genere Myrtus.
È tipico della macchia mediterranea, viene chiamato anche mortella.
PARCO DI CENTOCELLE
Si chiama così perchè c’è il Parco archeologico di Centocelle, un’area verde di 120 ettari alla periferia est di Roma, nel territorio del V Municipio, a sud dell’omonimo quartiere.
Sorge su un pianoro che contiene numerosi resti archeologici, che testimoniano una frequentazione dell’area fin dal VI secolo a.C.
Oltre a due depositi, uno repubblicano e uno cultuale, sono state riscoperte negli scavi di fine XX secolo ben tre ville di epoca romana della Piscina, delle Terme e ad Duas Lauros (in latino ai Due Allori).
Quest’ultima villa in particolare è compresa in una grande proprietà imperiale, identificata nell’abitazione dei Secondi Flavi (dinastia costantiniana), quale residenza dell’imperatrice Elena (Flavia Giulia Elena la madre di Costantino I), e che per le sue dimensioni venne chiamata Centum Cellae (chentum celle), cioè “cento stanze”, da cui deriva l’attuale toponimo.
CURIOSITÀ SUL PARCO DI CENTOCELLE
Centocelle fu sede del primo aeroporto italiano, proprio nella zona in cui, a partire dal 15 aprile 1909, uno dei fratelli Wright, Wilbur, fece una serie di dimostrazioni del loro Flyer (flaie), il primo velivolo a motore più pesante dell’aria che abbia mai volato.
I fratelli Wilbur Wright e Orville Wright spesso citati collettivamente come fratelli Wright, furono due ingegneri e inventori statunitensi, annoverati tra i più importanti aviatori dell’epoca pionieristica.
Sono in generale considerati i primi ad aver fatto volare con successo una macchina motorizzata “più pesante dell’aria” con un pilota a bordo.
Ci sta anche il video del volo del Flyer a Centocelle!
Questo video è tratto dalla prima ripresa cinematografica aerea mai realizzata al mondo, era il 25 aprile 1909.
Wilbur Wright arrivò a Roma l’1 aprile del 1909, e nel giro di due settimane vennero installati, sul campo di Centocelle, il pilone e la rotaia per il lancio dell’aereo.
Wilbur Wright, dal 15 al 26 aprile, al campo volo di Centocelle compì ben 67 voli, di cui 19 con passeggeri.
In seguito Wright instaurò di fatto la prima scuola di volo in Italia con la formazione del primo pilota italiano, l’ufficiale della Regia Marina Mario Calderara, che successivamente divenne l’istruttore della prima schiera di piloti italiani.
Calderara si ritrovò a ricevere lezioni di volo a Centocelle da Wilbur a bordo dell’omonimo aeroplano: un Wright N°4 costruito in Francia dalla ditta “Bariquand & Marre”
Si passò così all’apertura della prima scuola militare di volo italiana.
In seguito alla sconfitta nella seconda guerra mondiale si assistette a un periodo di decadenza che portò al progressivo allontanamento dalla zona di Centocelle delle attività aviatorie.
ALESSANDRINO
Prende il nome dall’acquedotto Alessandrino, opera dell’imperatore Alessandro Severo.
L’acquedotto Alessandrino (Aqua Alexandrina) è l’undicesimo acquedotto dell’antica Roma, venne edificato nel 226 d.C. dall’imperatore Alessandro Severo (222 – 235).
Fu l’ultimo a essere realizzato dei grandi acquedotti dell’Antica Roma.
La sua realizzazione era finalizzata all’approvvigionamento idrico delle terme di Nerone che, situate in Campo Marzio presso il Pantheon (circa nella zona occupata oggi da Palazzo Madama), erano state radicalmente ristrutturate dallo stesso imperatore, e che pertanto da allora assunsero anche la denominazione di “terme Alessandrine” (Thermae Alexandrinae).
TORRE SPACCATA
Prende il nome dall’omonima torre da Torre Spaccata.
La torre omonima (Tor Spaccata o Torre Spaccata), si trova nella zona di Torre Maura, su via Giovanni Battista Peltechian, a Cinecittà Est.
l nome della zona è dato da una torre spaccata che si affaccia su via di Torre Spaccata.
La struttura è medioevale, impostata su un sepolcro romano a tempietto di epoca Antonina (II sec. d.C.), mentre la struttura medievale, che risale ai secoli IX e X, fu costruita con tufelli alternati a laterizi.
Era adibita al controllo dell’antica via Labicana, odierna via Casilina, e della via Tuscolana.
TORRE MAURA/GIGLIOLI
Chi era la Maura cui è dedicata la torre che da il nome a questo quartiere?
Nella zona, ancora oggi, sono presenti i resti di un’antica chiesa dedicata a Santa Maura, che ha poi dato il proprio nome a un vicino casale fortificato la cui torre è diventata “Torre Maura”.
Ancora oggi, nella zona, è presente via del Fosso di Santa Maura.
Tuttavia, come spesso succede per i nomi delle strade di Roma, i cui nomi passano di bocca in bocca talvolta da millenni, la situazione è un po’ più complessa.
Non è detto, infatti, che tale chiesa fosse dedicata a Santa Maura (la chiesa cattolica celebra in tutto quattro sante, di cui solo due erano già venerate quando la chiesa, di origine paleocristiana, venne edificata.
Sappiamo però che il territorio dove si trova era chiamato “Fundus Mauricius”, dal nome dell’antico proprietario in epoca romana: la chiesa, infatti, prese il nome probabilmente di “San Mauro”, perché legato al territorio in cui si trovava.
Da lì divenne poi Santa Maura, semplicemente per “corruzione popolare”, ovvero perché passando di bocca in bocca, anno dopo anno, finì per essere modificato. Fu così che dal Fundus Mauricius si passò, dopo diversi secoli, a Torre Maura.
Nel caso il termine Maura indichi la santa:
SANTA MAURA
La storia delle martiri Fosca e Maura, secondo gli agiografi, va collocata durante la persecuzione di Decio, nel III secolo (200 d.c).
Secondo la narrazione di un’antica «passio», la giovane Fosca, figlia di genitori pagani di Ravenna, a quindici anni confidò alla nutrice Maura il desiderio di divenire cristiana.
Insieme si recarono dal sacerdote Ermolao che le educò alla fede e le battezzò. A nulla valsero i tentativi del padre di far recedere la figlia da questo passo. Fosca fu denunciata al prefetto Quinziano, ma gli uomini inviati ad arrestarla la trovarono con un angelo e non riuscirono nel loro intento. Quindi Fosca e Maura, presentatesi spontaneamente a Quinziano, vennero processate, crudelmente torturate e infine decapitate il 13 febbraio.
I loro corpi furono gettati in mare o, secondo altre versioni, rapiti da marinai e trasportati in Tripolitania dove ebbero sepoltura nelle grotte presso Sabratha (oggi Saqratha).
Molti anni più tardi, occupata la regione dagli Arabi, un cristiano di nome Vitale per divina ispirazione riportò le reliquie in Italia, nell’isola di Torcello, nella laguna veneta, dove venne eretta una chiesa in onore delle due martiri.
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