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I SEGRETI DELLA METRO C DI ROMA! (Parte 2)

Ciao Domini!

Oggi proseguiamo il nostro viaggio nella metro C di Roma!

Se vi siete persi la prima parte del post ve la linko qui.

In questo post quindi continueremo il nostro viaggio sulla metro verde di Roma dalla Stazione Giardinetti fino al suo Capolinea, ovvero

Monte Compatri-Pantano!

Metro C Roma

Da Torre Maura in poi siamo fuori il Grande Raccordo Anulare, che circonda la capitale.

GIARDINETTI

Il nome di questa metro deriva dai raffinati giardini del XVI secolo (1500), facenti parte della proprietà del Castello di Torrenova, ma da questi separati, che qui sorgevano.

Giardinetti di Torrenova

il territorio di Giardinetti, fino ad appena cento anni fa, ha fatto parte della grande Tenuta di Torrenova 

TORRENOVA

Torre Nova

Il nome della fermata viene dal castello di Torrenova.

Il castello di Torrenova è un edificio (in realtà un casale) che prende il nome dalla sua torre, a base rettangolare, a guisa di maschio, alta una ventina di metri e coronata da merli a coda di rondine.

Il nome Torrenova si deve alla “Torre Nuova”, ovvero restaurata e rifatta in luogo di una precedente.

Oggi sito sulla via Casilina all’altezza del numero civico 1390, il casale, impropriamente definito “castello” sorge su un insediamento più antico di epoca romana.

La storia del casale è documentata in modo certo solo a partire dalla seconda metà del XIII (1200) secolo, quando apparteneva ai Bove o Bobone ed era conosciuta col nome di casale o torre di Giovanni Bove.

Nel 1562 la tenuta e l’intero casale venne venduto a Cristoforo membro di spicco della famiglia Cenci (Cenci sono una famiglia nobile del Lazio e patrizia di Roma) del ramo di Arenula, il cui figlio Francesco Cenci incorporò nella tenuta tre altri fondi vicini.

Costretto a fuggire da Roma per evitare una condanna, Francesco si rifugiò a Petrella Salto, presso la tenuta della famiglia Colonna (patroni dei Cenci), dove venne assassinato. Del complotto vennero accusati i figli di Francesco e tutti i familiari: Beatrice, la figlia, la moglie di secondo letto Lucrezia, i figli Giacomo e Bernardo, il castellano Olimpio Calvetti ed il maniscalco Marzio da Fioran, detto “il Catalano”.

Dopo l’esecuzione, avvenuta l’11 settembre 1599, le proprietà della famiglia Cenci’ compreso il casale di Torrenova,  furono confiscate dalla Camera Apostolica e vendute all’asta per 91.000 scudi.

 La grande tenuta di Torrenova venne acquistata da un Aldobrandini, Gian Francesco.

L’aspetto moderno della Torre,  si deve alla ristrutturazione commissionata dalla famiglia Aldobrandini nel 1600, che modificò l’antico casale medievale di Torrenova in residenza nobiliare, conferendogli la forma di un piccolo castello merlato a imitazione di più antichi fortilizi.

Castello di Torrenova

Il 20 febbraio 1683 Giambattista Borghese prese possesso di Torrenova.

La tenuta rimase della famiglia Borghese fino ai primi del 1900.

In quell’epoca il castello era ormai stato semi abbandonato dalla famiglia dei nobili Borghese, era abitato da una ventina di famiglie che vivevano in due grossi saloni alti nove metri e lunghi tredici, privo di luce elettrica, senza servizi igienici. 

Pio Migliorelli acquistò il Castello e vicinanze il 19 marzo 1923 e cacciò via le famiglie che ci abitavano. 

Oggi dovrebbe aver aperto La “Casa del pane” nel castello di Torrenova. L’iniziativa promossa dalla onlus Casa Sant’Anna vuole formare giovani e meno giovani in difficoltà per facilitare la loro ricerca del lavoro.

 “La scuola popolare formerà cuochi e panettieri per fornire abilità utili nei mercati commerciali più richiesti”.

TORRE ANGELA

Bandiera di Torre Angela

La zona prende il nome da una torre, Turris Aegidi Angeli, nella tenuta di Tor Angela appartenuta, nel XIV secolo (1300), ad Angelo Del Bufalo.

La famiglia Del Bufalo è stata una famiglia nobile italiana.

Armoriale Del Bufalo

Dal 1613 diventa Torre Angela, toponimo poi dato al quartiere.

Dai del Bufalo la tenuta passa in seguito agli Albertoni, ai Lante, ai Ruspoli, (che  fanno costruire l’attuale casale di Tor Angela vecchia), ai Cesi, ai Sala, al collegio romano dei padri Gesuiti, a Angelo Franceschetti, ai Ludovisi-Boncompagni e finalmente ai Lanza. Questi vendettero nel 1923 a Davide Brunetti 28 ettari, ad ovest della strada di Torrenova, e la rimanente parte fu acquistata nel 1935 da Romolo Vaselli  che l’ha conservata immune da lottizzazione fino al 1954.

Oggi è rimasto il castelletto di Torre Angela, un piccolo castelletto con giardino usato come location per matrimoni.

TORRE GAIA

Il luogo geografico (toponimo) “Torre Gaia” è comunemente identificato con il consorzio residenziale posto alla destra della via Casilina, al km. 14, uscendo dal Grande Raccordo Anulare. 

L’origine dell’odierno toponimo è assolutamente moderna e documentata.

Ne diede per primo, notizia, nel 1966, lo studioso Jean Coste additandone l’origine nella torretta del convento dell’Istituto San Francesco delle suore francescane alcantarine (via Casilina 1602), progettato, nel 1930, dall’ingegnere Cenni che ideò il nome di “Torre Gaia”, inteso come vivace, allegra, gioiosa.

Borgata Agricola di Torre Gaia

GROTTE CELONI

Si tratta di un toponimo collocato circa a 1100 m a Sud del km 14,500 della Via Casilina che corrisponde a cospicui resti di una grande cisterna romana, nei cui pressi nei secc. XIII-XIV vennero costruiti un casale ed una torretta, ora scomparsa, inglobando alcuni ambienti di una villa romana. 

Esempio di cisterne romane

Il nome “Grotte Celoni” ebbe forse origine non dalla parola “grotte”, ma da “botti” o “buche”, sottolineando così la caratteristica di riserva d’acqua della struttura. Più difficile capire è l’appellativo.

DUE LEONI

Il nome prende il nome dalle statue di due leoni.

Le statue dei due leoni

Seppure deteriorati e ormai coperti dalla vegetazione, le statue dei due leoni, collocate sul portale di accesso alla zona compresa tra via Siculiana e via Casilina, conservano ancora quell’aurea di fierezza e forza. 

Il periodo di probabile realizzazione, ipotizzato negli anni Trenta del ‘900, e avvenuta per volontà della famiglia dei conti Vaselli, ricchi possidenti.

BORGHESIANA

La prima denominazione di questa borgata, fu ai tempi della Repubblica romana, “Tor Forame” (lat. Foramen), (I secolo a.C.), nome legato al prosciugamento del lago Regillo.

Agli inizi del Novecento fu chiamata Borghesiana in segno di gratitudine verso la famiglia Borghese, che donò le terre necessarie per la costruzione della stazione ferroviaria della linea Roma-Fiuggi (ex Ferrovie Vicinali).

Armoriale Famiglia Borghese

BOLOGNETTA

Vista la vicinanza con altre vie, con nomi di città della Sicilia, come via Salaparuta  o via Bompietro, Bolognetta, è anch’essa una città della Sicilia.

Panorama di Bolognetta in Sicilia

Il 12 settembre 1600, Vincenzo Beccadelli di Bologna (Beccadelli di Bologna è una famiglia della nobiltà siciliana originaria di Bologna che si trasferì a Palermo all’inizio del XIV secolo assumendo il cognome “di Bologna”), vendette il feudo di Casaca a Marco Mancini, barone di Tumminii.

Quest’ultimo si impegnava qualora si fosse formato un comune, a darle il nome di Bolognetta, ma così non accadde e il paese che si formò prese il nome di Santa Maria d’Ogliastro. 

Il cambiamento di nome

Dal 1º febbraio 1883 il paese Santa Maria d’Ogliastro cambiò nome in Bolognetta.

La decisione fu presa dal consiglio comunale riunito l’8 ottobre 1882, presieduto dal notaio Vincenzo Benanti, facente funzioni di sindaco. I motivi da lui illustrati furono due:

  • la scelta di rispettare la volontà di Vincenzo Beccadelli-Bologni nell’atto di compravendita del feudo stipulato con Marco Mancino nel 1600;
  • la necessità di evitare che, essendo presenti in Italia diversi luoghi con la denominazione Ogliastro, si verificassero equivoci e malintesi burocratici nelle comunicazioni pubbliche e private.

FINOCCHIO

La zona di Finocchio in epoca romana era sede di Stazioni di Posta e Avvistamento costruite in vari periodi storici, atte al controllo della strada consolare Casilina, da Casilinum l’odierna Capua.

Stazione di posta dell’Antica Roma

Di notevole importanza era la cosiddetta Osteria del Finocchio, tra i luoghi più importanti di sosta e ristoro che, a partire dal Rinascimento, popolarono l’Agro romano (la campagna romana). 

Questo edificio risalente al secolo XVII (1600), l’unico di valenza storica nel quartiere, posto all’incrocio tra la via Casilina, la via Prataporci e la stessa via Osteria del Finocchio, fu demolito (con la dinamite) nei primi anni ’60 per far posto a nuove costruzioni private.

A ricordo di questo edificio rimane solo il nome della via: via Osteria del Finocchio appunto.

GRANITI

Prende il nome da Via Graniti.

In questa zona il nome delle vie prendono spunto da località siciliane e calabresi.

Infatti Graniti è un comune italiano di 1 434 abitanti della città metropolitana di Messina in Sicilia.

Citta di Graniti in Sicilia.

Il paese si trova ad un’altitudine di 300 metri sul livello del mare. 

MONTE COMPATRI-PANTANO 

Monte Compatri è un comune italiano di 12 078 abitanti della città metropolitana di Roma Capitale nel Lazio.

Monte Compatri

I suoi abitanti sono chiamati monticiani, ma la forma corretta è “compatresii”.

Come quasi tutti i paesi che si trovano all’interno del parco regionale dei Castelli Romani, sorge su una collina di origine vulcanica formata prevalentemente da tufo.

Il nome del paese deriva da un’antica storia: Mons Confratuum – Mons Cum Patruum – Castrum Montis Compatris – Montecompatro – Montecompatri – quindi Monte Compatri

Altra ipotesi che viene sostenuta è quella di ricondurre l’attuale nome al latino “computator”, da cui deriva anche il francese e inglese “computer”, termine oggi universale.

Quindi il nome può essere tradotto come Monte Calcolatore, ovvero in senso moderno, il Monte Intelligente.

Che sia un riferimento alla sede dell’antica Intelligence Romana o addirittura Latina?

PANTANO

Il nome intero é Pantano Borghese e si tratta di una frazione di Roma Capitale.

Sorge al ventesimo km della via Casilina, al confine con il comune di Monte Compatri a sud-est e Finocchio a nord-ovest.

Già noto nel medioevo sin dall’VIII secolo (700) come Pantano de’ Grifi, dovuto alla presenza del lacus Burranus poi noto come Cratere di Castiglione un Tratto di terreno coperto di fango e di acqua stagnante.

Un pantano

La tenuta propriamente detta di Pantano veniva venduta nel 1541 agli Strozzi, poi ai Colonna, il territorio assunse il nome attuale dopo che questi ultimi lo cedettero al cardinale Scipione Caffarelli-Borghese nel 1613 la cui famiglia effettuò nel XIX secolo la bonifica dell’area facendo defluire le acque del lago nell’adiacente fosso dell’Osa.

La tenuta si estende tra la via Casilina a sud e la via Prenestina a nord, nel comune di Monte Compatri.

LA TENUTA PANTANO BORGHESE OGGI

La Tenuta di Pantano Borghese è tra le più antiche dell’Agro Romano e fu acquisita dalla famiglia Borghese nel 1613, la quale effettuò nel XIX secolo la bonifica dell’area facendo defluire le acque del lago nell’adiacente fosso dell’Osa.

L’opera rese possibile l’attività agricola che ancora oggi, dopo oltre 400 anni, viene condotta.

Si estende per 300 ettari tra la via Casilina a sud e la via Prenestina a nord, nell’agro del comune di Monte Compatri.

Guarda il video su Youtube:

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