L’ORRIBILE STORIA DIETRO AL QUADRO “LA ZATTERA DELLA MEDUSA”
Probabilmente conoscerete il famoso dipinto di Théodore Géricault intitolato “La zattera della Medusa”.
Si trova al Louvre ed è tra i quadri più famosi al mondo.
E forse saprete che è basato su una storia vera.
Quello che probabilmente non sapete, è che la realtà è stata ben peggiore di quel che si vede nel dipinto..
Oggi vi racconto l’orrenda, truculenta, vera storia della Zattera della Medusa.
LA VERA STORIA DELLA ZATTERA DELLA MEDUSA
COME TUTTO EBBE INIZIO
Ci troviamo in epoca post napoleonica, Napoleone è stato da poco esiliato per l’ultima volta.
In Francia è stata restaurata da pochissimo la monarchia.
E’ in questo contesto che avviene il tragico episodio della nave Medusa.
LA NAVE MEDUSA
La Medusa (in originale la Méduse) protagonista di questa tragica storia è una nave di tipo fregata.
La fregata era (il termine in realtà è vago e poteva indicare altre tipologie di nave) una nave più piccola e più veloce di un vascello di linea, dotata di un unico ponte completo di batteria e adibita a lavori di pattuglia e di scorta piuttosto che ad azioni militari.
La Medusa venne costruita agli inizi del 1800.
Contrariamente al Titanic, il transatlantico che affondò alla sua prima traversata nell’oceano, la Medusa era già stata usata per altre missioni, come quella di trasportare a Batavia (indonesia) il governatore delle Indie orientali olandesi, il suo staff e i suoi soldati.
La missione ebbe successo e la Medusa tornò a Brest (in Bretagna nord della Francia) nel dicembre 1811 e da quel momento in poi verrà impiegata per altre missioni.
Dopo l’abdicazione di Napoleone, la Medusa viene sottoposta a carenaggio (pulizia dello scafo) il 20 febbraio 1815 presso Rochefort, città che si trova a nella costa sud-ovest della Francia.
IL NUOVO INCARICO DELLA MEDUSA
Nel 1816, la Francia recupera le sue postazioni commerciali in Senegal , occupate dagli inglesi durante le Guerre Napoleoniche.
E il nuovo re di Francia Luigi XVIII decide allora di inviare coloni a prendere possesso di questo territorio restituito.
Viene così creata una flotta per mandare i nuovi funzionari francesi a prendere possesso del Senegal.
LA FLOTTA DELLA MEDUSA
La flotta era composta da quattro navi: la fregata Medusa, la corvetta Écho, il brigantino Argus e il flauto (un tipo di nave) Loire .
Il Comandante della flotta è Hugues Duroy de Chaumareys che è anche il Comandante della Medusa, la nave più grande della flotta.
I PASSEGGERI DELLA MEDUSA
ra i 400 passeggeri a bordo della Méduse ci sono:
HUGUES DUROY DE CHAUMAREYS (1763-1841)
Il già citato Comandante della flotta e della Medusa.
Proveniente da un’antica famiglia borghese nobilitata sotto Luigi XIV, fuggì dalla Rivoluzione francese nel 1790 per trovare rifugio in Inghilterra.
Si trasferì poi in Germania dove nel 1796 sposò una nobildonna tedesca.
Graziato durante la Restaurazione come “ritornante”, nel 1815 approfittò di un decreto che gli permetteva di rientrare in Marina e ottenne il grado e la pensione di Capitano di fregata, senza aver fatto assolutamente nulla per meritarselo, ma solo in quanto nobile.
Il Capitano venne messo al comando della fregata Medusa, nonostante non navigasse in mare da 25 anni.…
COLONNELLO SCHMALTZ
E’ il nuovo governatore della colonia del Senegal, accompagnato da sua moglie e sua figlia, due donne viziate ed egoiste.
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HENRI SAVIGNY (1793-1843)
Jean Baptiste Henri Savigny è il secondo chirurgo e medico della Marina a bordo della Medusa.
Studente presso la Scuola di Medicina di Rochefort, il 15 aprile 1811: è nominato medico di terza classe.
Dopo aver navigato come medico di bordo, il 16 marzo 1816, viene nominato secondo chirurgo, insieme al dottor François Victor CALVE, sulla fregata Medusa.
ALEXANDRE CORREARD (1788-1857)
E’ un ingegnere giornalista e geografo, estremamente leale anche se un po’ ingenuo.
LA FLOTTA PARTE PER IL SENEGAL
E così il 17 giugno 1816, la flotta di quattro velieri militari incaricati di trasportare funzionari e soldati assegnati al Senegal, nonché scienziati e coloni (400 persone circa), lascia l’ isola di Aix in Francia per raggiungere Saint-Louis in Senegal.
Il 21 o 22 la Medusa doppia il capo Finisterre (Spagna)
Ma ad un certo punto la Loira e l’Argo si separano dalla Medusa .
Queste due navi procedevano a gran fatica e diventò impossibile per loro restare dietro alla Medusa, che per non distanziarle troppo avrebbe dovuto ammainare velacci e coltellacci.
Soltanto l’Eco è ancora in vista ma a grande distanza e facendo grande sforzo per non perdere la Medusa.
Questo perché la Medusa procede a una velocità estremamente elevata.
LA PRIMA TRAGEDIA
A un certo punto avviene uno sciagurato incidente: un mozzo di 15 anni cade in mare dalla nave.
La gente si mette ad urlare, per qualche momento lo sventurato mozzo riesce a tenersi all’estremità di una fune, che era riuscito ad afferrare nella caduta, ma la velocità della Medusa lo costringe ad abbandonare presto quel sostegno.
L’incidente viene segnalato all’Eco che però è lontanissima.
Si vuole provare a sparare una cannonata di avvertimento, ma nemmeno un pezzo era carico.
Fu tuttavia gettato il capitello di salvataggio, (una boa) ma la Medusa non calò le vele in tempo.
E troppo tardi fanno scendere un battello a remi con tre uomini per cercare il povero mozzo disperso in mare.
Ma non fu più trovato.
La Corvetta Eco più tardi riesce a raggiungere la Medusa ma non trovò il mozzo disperso in mare.
Quel povero mozzo probabilmente morì in mare dopo aver sofferto i più crudeli tormenti.
IL VIAGGIO CONTINUA
Dopo un po’ l’Eco rimane di nuovo indietro scomparendo alla vista.
I 27 passeggeri della Medusa si aspettano di vedere l’isola di Madera (ad ovest del Marocco) comparire da un momento all’altro, ma non avvistano nulla.
Finalmente dopo aver corretto la rotta la Medusa raggiunge l’isola di Madera dove fa spesa di provviste fresche, ma il Capitano non scende.
Il Comandante de Chaumareys è sempre indeciso su qualsiasi cosa, e per “una stranezza ingiustificabile” ha iniziato a dare fiducia a un passeggero che diceva di aver già frequentato quelle acque.
Da quel momento la Medusa inizia a navigare seguendo le istruzioni di questo misteriosi passeggero...
La Medusa continua a navigare continuando a sbagliare direzione e fa fatica a ritrovare la rotta.
La Eco raggiunge di nuovo la Medusa a Santa Cruz città dell’isola di Tenerife (isole Canarie).
La Medusa manda una scialuppa per fare rifornimenti:
Prendono frutta, ”filtri” tipici di Santa Cruz (mortai fatti con una pietra vulcanica che si trova nel paese).
Vengono anche acquistati orci di terra, vini prelibati, arance, cedri, fichi, banane e legumi vari.
La Medusa riprende poi il viaggio.
Il 29 giugno di notte scoppia un incendio sulla Medusa causato dalla negligenza del mastro fornaio, l’incendio viene domato, ma il giorno dopo durante la notte accade di nuovo, così si decide di smantellare il forno e ricostruirlo.
Il 1 luglio la Medusa oltrepassa il Tropico del Cancro e l’equipaggio decide di festeggiare con “il battesimo dell’equatore”.
IL BATTESIMO DELL’EQUATORE
Il Battesimo dell’Equatore è un’usanza marinaresca, una vera e propria cerimonia, in uso ancora oggi.
In questa occasione alcuni marinai si travestono da divinità marine e chiedono ai passeggeri a bordo denaro e dolciumi, con la minaccia di buttarli in mare o di affogarli (per finta) e “battezzano” l’equipaggio.
C’è da precisare che la Medusa in realtà non aveva superato l’Equatore, ma solo il tropico del Cancro, ma si decide di procedere lo stesso a questa “cerimonia”.
“Fu precisamente nelle tre ore in cui tali giochi ebbero a svolgersi (e purtroppo dobbiamo chiamarle ore mortali) che noi corremmo verso la nostra rovina” Henry Savigny
Il comandante presiede a questa festicciola con rara bonomia, mentre il suo nuovo braccio destro, il misterioso passeggero, che si è accattivato la sua fiducia, passeggia a prora.
IL MISTERIOSO PASSEGGERO RICHEFORD
Come accennato nel capitolo della Partenza, il Comandante aveva iniziato a porre un’ estrema fiducia a un passeggero della nave totalmente estraneo allo Stato Maggiore.
Questo passeggiero si chiama Richeford.
Ma chi è questo Richeford?
Costui era un ex Ufficiale ausiliario di Marina, uscito dalle prigioni inglesi dove era rimasto rinchiuso per 10 anni (almeno così affermava).
Se questo era vero, allora non poteva aver acquisito nozioni marinaresche superiori a quelle degli Ufficiali di bordo della Medusa.
Eppure, questo passeggiero riesce a fare amicizia con il Comandante e a consigliarlo nella navigazione.
Questa strana e irragionevole preferenza che il Comandante dava a questo passeggero, fa ingelosire e arrabbiare gli Ufficiali di bordo della Medusa.
VERSO IL BANCO D’ARGUIN
Ma torniamo alla navigazione.
La parte di oceano dove si sta dirigendo la Medusa è molto pericolosa, perchè in quel punto, nei pressi del Banco di Arguin il fondo è disseminato di scogli che con la bassa marea non permettono il passaggio a nessuna nave.
Fu solo per pura fortuna che la Medusa non si sfracellò subito tra gli scogli!
Intanto l’equipaggio continua a festeggiare.
Ma un passeggero conosce il pericolo di quella zona, è Correard, il geografo che nel vedere tutta quella indifferenza e mancanza di precauzioni più elementari si trova in uno stato di enorme frustrazione.
Inutilmente lui e il medico Estruc cercano di avvertire l’equipaggio in festa che la Medusa rischia di sfracellarsi sugli scogli del Banco d’Arguin!
Ma vengono solamente derisi.
Ad un certo punto anche l’Ufficiale di Bordo Lepererè comincia ad allarmarsi e ad avvertire del pericolo, ferma la festa e cerca di far cambiare subito la rotta, senza consultare il Comandante.
Il chè comportò una vivace discussione con quest’ultimo, ma non servì a nulla.
Quella sera la corvetta Eco vedendo in che direzione pericolosa stava andando la Medusa, prova ad avvertirla con dei segnali, ma non ricevendo risposta, decide di abbandonare la Medusa.
L’ufficiale della Medusa non si degnò neanche di rispondere all’Eco nè avvertire il Comandante.
Avrebbero potuto chiedere all’Eco se la direzione da prendere era quella giusta, ma non lo fecero.
Il giorno dopo, il 2 luglio, alcuni uomini svegliano il Comandante alle cinque del mattino e lo avvertono di aver avvistato Capo Bianco.
Testimone di questa scena fu il signor Correard il quale capisce subito che quello che gli uomini hanno avvistato non era un monte o una terra ma una semplice nuvola!
Non gli credono.
Insomma è chiaro che c’è incertezza nella rotta da seguire!
Richerford nel frattempo è diventato un finto Ufficiale e si prende la responsabilità di andare avanti.
Ma i passeggeri che conoscono il banco d’Arguin protestano per questa decisione, tra questi c’è il signor Picard, il futuro cancelliere del Senegal, il quale otto anni prima aveva già naufragato su quel banco, e disperato cerca di avvisare il Comandante del tremendo pericolo.
“Ma nonostante le giuste osservazioni di quest’uomo, fu impossibile ottenere dai nostri ufficiali che si cambiasse direzione.” Henry Savigny
Verso mezzogiorno i passeggeri notano che il colore dell’acqua è cambiato, sembra meno profonda, c’è persino chi crede di veder muoversi della sabbia in mezzo ai piccoli flutti che si innalzano, molte alghe si vedono apparire e s’intravedono persino dei pesci.
Allora viene usato lo scandaglio il quale rivela che lo scafo della Medusa dista soltanto 18 braccia d’acqua dal fondo (circa 33 metri).
CHE COSA E’ LO LO SCANDAGLIO?
Lo scandaglio è uno strumento indispensabile per la navigazione in mari sconosciuti e con fondali pericolosi.
E’ formato da un piombo di 3-4 chili di forma conica, fissato ad un cavo graduato dello spessore di 15-20 millimetri, e dalla lunghezza variabile dai 15-20, ai 30-40 metri. Sul cavo le misure sono segnate con nastri di vari colori.
Il piombo viene fatto calare dalla nave, e appena raggiunge il fondale si può leggere la profondità del mare.
Gli ufficiali a questo punto vogliono invertire subito la rotta perché la profondità dell’acqua sta diminuendo drasticamente, ma il signor Richerford continua ad affermare che non c’è nessun motivo di allarmarsi.
Lo scandaglio viene gettato di nuovo e stavolta segna 6 braccia (11 metri).
Troppo tardi.
Ad un certo punto, con un forte tonfo, la Medusa avverte l’intero equipaggio di aver toccato il fondo…
IL NAUFRAGIO DELLA MEDUSA
E’ il 2 luglio alle 15:15 del pomeriggio a 19° e 36’ di latitudine nord e di 10° e 45’ di longitudine ovest.
La Medusa si è incagliata nel Banco d’Arguin.
Si diffonde il panico tra l’equipaggio: alcuni passeggeri assumono un colore giallo e persino verdastro, altri sono come folgorati, annientati, altri immobili come se fossero di pietra.
Gli ufficiali lì per lì sbalorditi iniziano subito ad impartire ordini con voce rotta dalla disperazione, lo stesso Comandante non riesce nemmeno a spiccicare parola: si vede il terrore sui volti di tutte le persone che avevano capito l’entità del pericolo.
Riavutosi dallo sbalordimento di quei primi attimi, una gran quantità di persone si abbandona a grida di disperazione, alcuni maledicono gli Ufficiali, Richerford e il Comandante.
Il signor Lapererè sale sul ponte si mette a inveire contro Richerford.
Soltanto due donne si dimostrarono superiori a tanto terrore, sono la moglie e la figlia del Governatore, che sembrano insensibili, quasi estranee al terribile avvenimento.
Purtroppo in quella zona le maree si sollevano molto poco, solo di 50 cm e nelle grandi maree solo di 120 cm sopra il banco, che ovviamente non sarebbero mai bastati a far sollevare la nave.
La Medusa era in trappola.
Vengono precipitosamente ammainate le vele e disposti tutti i mezzi necessari per tirar fuori la Medusa dal banco.
Ma la mancanza di fiducia nei capi origina l’indisciplina e tutta la giornata del 2 luglio trascorre inutilmente .
Il giorno dopo cercano di spostare la nave usando il peso dell’ ancora.
Sollevano l’ancora legata alla gomena (corda molto spessa destinata all’ormeggio delle imbarcazioni) e la issano su una scialuppa sotto la quale avevano messo dei barili vuoti, non essendo tale imbarcazione sufficiente a portare da sola un così grande peso.
Spostano la scialuppa sul luogo dove bisogna gettare l’ancora, ma una volta fatta calare i suoi uncini non riescono a fare presa sulla sabbia.
Quindi tutto quel lavoro non servì a niente.
Nel frattempo si inizia a pensare a come assicurare un mezzo di salvezza all’equipaggio.
Viene convocato un consiglio nel quale lo stesso Governatore del Senegal, insieme poi al Comandante e gli Ufficiali, suggerisce di costruire una zattera capace di portare 200 uomini più i viveri.
Questo perché le sei scialuppe a bordo sono giudicate inadeguate a trasportare tutti i 400 uomini della nave.
Tutti i viveri sarebbero stati sistemati sulla zattera e in ore determinate gli equipaggi delle scialuppe sarebbero andati a prendervi le loro razioni.
Venne anche detto che sarebbero stati affidati alla zattera di 120.000 Franchi che erano a bordo della Medusa.
Tutti insieme, scialuppe e la zattera, avrebbero dovuto raggiungere le coste sabbiose del deserto e poi provvisti di armi e munizioni, avrebbero formato una carovana per recarsi all’Isola San Luigi.
LA ZATTERA
Il mattino seguente Il tempo era brutto ma si inizia a costruire la zattera.
L’equipaggio costruisce una zattera composta da pezzi di legno recuperati dall’albero maestro, destinata a ricevere attrezzature per alleggerire la nave.
Mentre dall’altra parte si cerca di spostare la nave, tutti si danno da fare per aiutare.
Regna un disordine indescrivibile, qualche marinaio già tenta di saccheggiare i viveri.
“Se fosse stata impiegata maggior cura tutte le difficoltà sarebbero state eliminate. Non furono adottate se non mezze misure, così che in tutte le manovre vi furono incertezze e tentennamenti che seriamente compromettevano la nostra salvezza.” Henry Savigny
Se non appena urtato il fondo roccioso la fregata fosse stata subito alleggerita, si sarebbe forse riusciti a salvarla, anche se il tempo fu quasi sempre avverso all’ operazione.
A peggiorare ulteriormente la situazione, il 4 luglio alle 2:00 del mattino, scoppia una terribile tempesta.
Alle 3:00 il mastro Calafato avverte il Comandante che si è aperta una falla e che la Medusa stava per essere invasa dall’acqua, il danno non è riparabile.
La Medusa sarebbe affondata.
Tutta la parte posteriore della cabina del Comandante viene fracassata, la nave si sta spaccando e rischia di capovolgersi.
Presto arrivano le prime minacce suscitate dalla disperazione e dall’istinto di conservazione: verso le 11 scoppia una specie di ribellione suscitata da alcuni soldati che fortunatamente viene domata.
SI ABBANDONA LA NAVE
Subito vengono tolte riserve di biscotti dai ripostigli, e sono predisposti per essere sbarcati anche vino e acqua dolce.
Queste provviste dovevano essere ripartite tra le scialuppe e la zattera.
Ma a causa del trambusto, queste provvigioni così ben preparate non vengono poste né sulla zattera né nelle scialuppe!
La confusione e la storditezza giungono al punto che alcune scialuppe non avevano più di 10 libre di biscotto (4 kili), una botticella d’acqua e pochissimo vino.
Il rimanente viene abbandonato sul ponte della fregata o gettato in mare nel tumulto dell’ evacuazione.
Il giorno dopo viene steso un elenco di imbarco assegnando a ciascuno il posto che doveva occupare.
Ma non si tenne nessun conto di questo lista; ognuno cercò il mezzo più opportuno per giungere a terra.
Savigny avrebbe potuto insinuarsi in una scialuppa, ma un invincibile attaccamento al suo dovere di medico gli fa dimenticare il pericolo e prende posto volontariamente sulla zattera.
Anche Correard avrebbe dovuto prendere posto su una scialuppa, ma 12 fra i suoi operai che lui comandava erano stati designati alla zattera e lui ritenne doveroso, nella sua qualità di ingegnere e comandante, di non separarsi della maggior parte dei suoi uomini, e quindi chiese personalmente di poter stare sulla zattera con loro.
Alla fine arriva il momento di abbandonare la Medusa.
Sulla zattera vengono messi i soldati senza né fucili né cartucce che vengono lasciati sulla Medusa, ma prendono le sciabole.
Gli Ufficiali riescono invece a portarsi i fucili da caccia e pistole.
LE SCIALUPPE
Le scialuppe in totale sono 6, ecco come sono state riempite:
1 La scialuppa grande con a bordo il governatore e la sua famiglia con totale 35 persone (ne poteva contenere fino a 50)
2 La Scialuppa Maggiore a con a bordo 42 di individui (ne poteva contenere 50)
3 La Scialuppa del Comandante che accolse 28 marinai (ne poteva accogliere 46)
4 un’altra scialuppa in pessimo stato e sprovvista di reni e accolse 88 uomini dell’equipaggio
5 una piccola scialuppa accolse 25 passeggeri
6 la più piccola delle scialuppe aveva 15 persone a bordo tra questi membri della famiglia del signor Picard.
E LA ZATTERA?
Sulla zattera salgono a bordo circa 150 persone.
Di cui 122 tra soldati e ufficiali, 29 tra marinai e passeggeri e una donna.
Molti uomini della zattera provengono dalle classi sociali più povere e malfamate.
A bordo della Medusa rimarranno invece, come si seppe più tardi, 17 persone.
Finalmente viene annunciata la partenza, ma il signor Correard con giusti timori (che purtroppo risulteranno fondati), non vuole partire senza essersi personalmente assicurato che la zattera sia provvista di tutti gli strumenti e dato che non è possibile muoversi dalla zattera perché sono tutti ammassati, fa venire a bordo il signor Renaud, un Ufficiale a cui gli chiede se c’è tutto quanto ciò che serve per sopravvivere sulla zattera.
L’ufficiale Reanaud risponde di sì, gli viene chiesto quale sarebbe stato l’Ufficiale di Marina a comando della zattera, egli risponde che sarebbe stato lui stesso.
Dette queste parole, l’Ufficiale Renaud, scompare e si imbarca su una scialuppa non tornando più…
UN GOVERNATORE PRIVO DI UMANITA’
Sulle scialuppe intanto le signore Schmalz si sono sistemate insieme agli Ufficiali d’ogni grado tra i quali siede anche l’impostore Richerfort.
In quel momento cinque o sei marinai e soldati disperati si buttano dalla Medusa e nuotano verso la scialuppa del Governatore Schmaltz; chiedono di essere accolti, ma il governatore Schmalz dimostra un’ atroce insensibilità, i poveri uomini in mare vengono minacciati con la sciabola di andarsene anche se sulla scialuppa del Governatore c’era spazio sufficiente per tutti loro!
Invece quei poveri uomini vennero sacrificati per la comodità delle signore Schmalz!
I i disgraziati sono quindi costretti a tornare sulla Medusa.
LA ZATTERA VIENE LEGATA A TRE SCIALUPPE
Ultimato così l’imbarco la grande scialuppa fa legare una spesa corda alla zattera per poterla trasportare.
Altre due scialuppe vengono legate alla zattera per trasportarla meglio.
Nel frattempo il Comandante De Chaumareys è salito anche lui sulla sua scialuppa NON PER ULTIMO (come dovrebbe fare qualsiasi Comandante) ma ABBANDONANDO 17 persone a bordo della Medusa!
Vedendosi abbandonati a bordo della Medusa, le grida degli uomini rimasti raddoppiano.
“La viltà con cui (Il Comandante) fu visto tradire in quel difficile momento tutti i suoi doveri, e mancare non solo agli obblighi della sua carica, ma anche più sacri principi di umanità, suscitò unanime un moto di indignazione.” Henry Savigny
Alla fine rimangono a bordo della Medusa 17 uomini (alcuni troppo ubriachi per capire la gravità della situazione) a cui viene promesso che sarebbero tornati a riprenderli non appena raggiunto il Senegal e aver quindi richiesto dei rinforzi.
Fatta questa bella promessa, tutte le imbarcazioni (scialuppe e zattera) prendono il loro posto e al grido di “viva il re” abbandonano la Medusa.
LA ZATTERA DELLA MEDUSA
Sono le 7 del mattino del 4 luglio 1816.
I capi delle Scialuppe avevano giurato alle persone della zattera che non le avrebbero abbandonate.
Lo zattera da un’estremità all’altra misurava 20 metri di lunghezza su sette di larghezza.
Tale lunghezza poteva far credere, di primo acchito che 200 persone potessero trovarvi rifugio, ma era tutta un’illusione.
La zattera ha delle vele e una gran quantità di barili di farina, ma non per sopravvivenza, solo perché il Governatore non voleva fossero gettate in mare.
Inoltre ci sono 6 barili di vino e due botticelle d’acqua, ma non appena salgono cinquanta uomini sulla zattera il peso la fa andare sott’acqua almeno per 70 cm, sicché per agevolare l’imbarco degli altri militari, è necessario gettare in acqua tutti i barili di farina.
In questo modo la zattera può accogliere altri uomini, il numero finale degli uomini a bordo della zattera è di 150, ma con tutto quel peso la zattera sprofonda di un metro e l’acqua arriva a tutti fino alla vita, inoltre sono tutti pigiati così stretti che non possono muovere un solo passo, .
Nel momento in cui la zattera si stacca dalla Medusa le viene lanciato un misero sacchetto con solo 25 libre di biscotto (11 kili), che però cade in mare, tuttavia lo conservano lo stesso.
Alla fine a comandare la zattera mandano un aspirante Ufficiale chiamato Coudin, ferito alla gamba destra che gli impedisce di muoversi, la gamba è gravemente ferita cosicché appena arriva sulla zattera, l’acqua del mare gli brucia di dolore la gamba.
LA ZATTERA DELLA MEDUSA VIENE ABBANDONATA
Ad un certo punto, inaspettatamente tutte e tre le scialuppe a cui era legata la Zattera, staccano le corde che la tenevano legata a loro!
I poveri uomini a bordo della zattera non credono ai loro occhi!
L’abbandono più doloroso è quello della scialuppa Maggiore, in seguito gli Ufficiali dissero che la corda si era spezzata, ma non fu quello che videro le 150 persone a bordo della zattera, loro video esattamente chi mollò il cavo.
A rendere la situazione ancora più orribile, è il grido che sentono le persone a bordo della zattera proveniente da alcune scialuppe: ovvero “abbandoniamoli”!
Questo perché la zattera con 150 persone a bordo, era molto grossa e pesante, e nonostante fosse trasportata da tre scialuppe, a causa delle correnti non si ad avanzare.
Savigny affermò che sarebbe bastato aspettare che le correnti finissero o che cambiassero direzione e si sarebbe tutto risolto, ma nè il Governatore, nè il Comandante e perfino alcuni Ufficiali a bordo delle scialuppe, non vollero aspettare e preferirono abbandonare una zattera con 150 uomini al bordo senza remi in pieno mare.
Inoltre la Medusa non si era incagliata così tanto lontano dalla costa, ma solo di 12 leghe (57 km circa) tant’ è vero che una delle scialuppe vide la costa verso le 6 e mezza di sera di quello stesso giorno!
Ma alla fine la Zattera viene comunque abbandonata con 150 uomini a bordo.
In un primo momento gli uomini della zattera non possono credere che di essere stati abbandonati in modo così crudele, credevano che le scialuppe avessero mollati i cavi dopo aver scorto una nave e che stessero correndo per chiederle aiuto.
Ma non appena smettono di scorgere tutte le imbarcazioni, compresa la Medusa, capiscono di essere stati abbandonati e sacrificati, a quel punto tutti gridano che fosse stato un atto premeditato.
Tutti quanti allora giurano di vendicarsi ..se fossero riusciti a sopravvivere a quella orribile situazione…
Per scoprire tutta l’orribile vicenda, e cosa accadde ai 150 uomini a bordo della zattera, vi consiglio di vedere il video completo su youtube ⬇️
Bibliografia:
A.Correard e H. Savigny, La zattera della Medusa (1818), Bompiani, 1939, 302 pp.
Franzobel, La zattera della Medusa, Il saggiatore, 2019, 544 pp.
Sitografia:
https://fr.wikipedia.org/wiki/M%C3%A9duse_(navire)