L’INVEROSIMILE VITA DI DOROTHY GIBSON SOPRAVVISSUTA AL TITANIC
Ciao Domini!🍓
Qualche tempo fa mi sono imbattuta nel libro “Il ritrovamento del Titanic” scritto personalmente da Robert D. Ballard, l’oceanografo che nel 1985 ritrovò il Titanic nelle profondità dell’oceano.
In quel libro si accenna brevemente a una passeggera sopravvissuta al terribile naufragio : L’attrice Dorothy Gibson.
Sono bastate pochissime frasi ed ecco che mi sono detta:
“No basta devo saperne di più!”
Perché la vita di Dorothy Winifred Gibson è senza dubbio una delle più particolari del ventesimo secolo.
Sopravvissuta all’affondamento del transatlantico più famoso del mondo, il Titanic, è stata anche la prima donna a recitare nel primo film su di esso, dopo una sola settimana dalla tragedia!
Ma non finisce qui!
La sua vita è costellata di eventi traumatici e disgrazie così particolari che dovrebbero essere raccontate in un film o in una serie TV e tuttavia, se mai questo dovesse succedere, si correrebbe comunque il serio rischio di essere considerata troppo “inverosimile”.
Ma invece quello che sto per raccontarvi è tutto vero…
I PRIMI ANNI DI VITA DI UNA GIOVANE TALENTUOSA
Dorothy Winifred Brown nasce il 17 maggio del 1889 a Hoboken, una città nello Stato del New Jersey, Stati Uniti, da Pauline Boesen e dal “costruttore”John A. Brown.
Suo padre John A. Brown, muore quando lei ha solo tre anni.
In seguito nel 1894 sua madre Pauline si risposa con lo scapolo irlandese John Leonard Gibson, da cui Dorothy prende il cognome Gibson.
La signora Pauline sarà un elemento chiave della vita di Dorothy, perchè le due avranno uno strettissimo legame per tutta la vita.
Pauline dà alla luce altri due figli prima della fine del secolo, ma entrambi muoiono durante l’infanzia.
Tutte le sue speranze e i suoi sogni si concentrano quindi sulla piccola Dorothy, che si stava rivelando una ragazza molto attraente. Presto la famiglia si trasferisce a Manhattan.
Tra il 1906 e il 1911, la giovane Dorothy inizia la sua carriera artistica apparendo sul palcoscenico come cantante e ballerina in spettacoli teatrali e di vaudeville.
Il Vaudeville è un genere teatrale nato in Francia a fine Settecento, che negli anni ’80 dell’Ottocento fino agli anni venti del Novecento, prende piede anche in Nord America, trasformandosi nel moderno spettacolo di varietà, quindi uno spettacolo di costituito da una sequenza di numeri e attrazioni di generi diversi.
Dorothy acquisisce sempre più esperienza fino a partecipare a un importante spettacolo di Broadway nel 1907, nel musical The Dairy Maids di Charles Frohman.
PICCOLA CURIOSITA’ SU FROHMAN
Frohman è stato un impresario teatrale statunitense che portò in scena drammi sconosciuti di James Matthew Barrie (autore di Peter Pan).
Come Dorothy, anche lui viaggerà su una nave tristemente famosa come il Titanic, si tratta della RMS Lusitania, affondata da un sommergibile tedesco il 7 maggio 1915.
Ma contrariamente a Dorothy lui non sopravviverà al tragico naufragio.
MODELLA UFFICIALE DI HARRISON FISHER
Già dal 1909 al 1912, Dorothy inizia a posare per Harrison Fisher un famoso illustratore statunitense, di cui diventa una delle modelle preferite.
Dorothy infatti incarna proprio il suo ideale femminile. Nei tre anni seguenti, la sua immagine appare regolarmente in poster, cartoline, pubblicità e libri illustrati, tanto da essere chiamata “The Original Harrison Fisher Girl”.
Fisher la usa anche per le copertine che disegna per varie riviste tra cui la famosa Cosmopolitan ( il primo numero della rivista Cosmopolitan esce negli USA nel 1886).
All’epoca Cosmopolitan è una rivista dedicata a un pubblico femminile di “alta classe”, con articoli dedicati alla moda, cucina, gestione della casa e della prole.
E le Fisher Girls diventano presto la rappresentazione di un’ ideale femminile esponente di queste classi:
pelle chiara quasi diafana, vivacizzata da un tocco rosato sulle guance.
Capelli splendenti, racchiusi da sontuosi cappelli all’ultima moda o raccolti da nastri vivaci.
Una vera donna cosmopolita viaggia, dipinge, fa shopping, ma va anche a cavallo, e perfino in auto, il tutto sempre con estrema raffinatezza ed eleganza.
La donna Cosmopolita è una donna sicura di sé, sensuale ma mai volgare.
E la bella Dorothy Gibson rappresenta tutto questo.
IL PRIMO INFELICE MATRIMONIO
Nell’inverno del 1909 Dorothy incontra un giovane farmacista di nome George Henry Battier, Jr. originario di Memphis, nel Tennessee e nel 1910 lo sposa, ma l’unione dura solo pochi mesi.
Entro l’estate si separano e Dorothy torna a vivere con la madre e il patrigno.
UNA PRODUTTIVA CARRIERA CINEMATOGRAFICA
Nel 1911 Dorothy ha 22 anni e ha maturato una certa esperienza nel settore dello spettacolo, e grazie al suo agente teatrale viene introdotta nel mondo del cinema.
Dorothy inizia ad apparire nei film, prima come comparsa, ma presto assume ruoli da protagonista in una serie di film per la filiale americana della compagnia Éclair Studios, una casa di produzione cinematografica francese (in seguito assorbita dalla Universal Pictures).
La Eclair è stata una delle principali produttrici di drammi e commedie con bobine di alta qualità, realizzate da alcuni dei migliori registi e direttori della fotografia emergenti del Continente, allora all’avanguardia artistica del cinema.
Lodata per il suo stile di recitazione naturale e il suo talento comico, diventa presto una star a pieno titolo.
Lavorando per l’ Eclair conosce il suo proprietario Pierre Ernest Jules Brulatour, produttore cinematografico statunitense.
Uno dei ruoli più importanti della sua carriera, è quello in Hands Across the Sea in ’76, un film sulla Rivoluzione Americana.
Ma il suo film più famoso in realtà, quello per cui ancora oggi è conosciuta, come vedremo più avanti, resta Saved from the Titanic.
MA CHE PERSONALITA’ AVEVA DOROTHY?
Da quel che possiamo ricostruire su di lei, sembra che la sua personalità sia piena contraddizioni. Audace e sicura di sé con un cuore caldo e uno spirito libero, è anche volitiva, egoista, fredda e poco assertiva.
Intelligente e motivata, sembra essere stata anche impressionabile, spericolata e senza scrupoli.
Il sistema di valori non ortodosso di Dorothy e l’immagine di sé incoerente derivano in parte dall’influenza di sua madre permissiva e istigatrice, Pauline Boeson Gibson, alla quale rimane devota.
UNA MERITATA VACANZA IN ITALIA
A marzo del 1912 Dorothy dopo aver completato il suo ultimo film “The Easter Bonnet” va con sua madre in vacanza a Genova, in Italia.
Ma quello che dovrebbe essere un periodo piacevole in Europa viene interrotto quando Dorothy riceve notizia da Brulatour, proprietario della compagnia cinematografica, di interrompere il suo viaggio e tornare in America per girare una nuova serie di film.
La vacanza è ormai finita ma Dorothy e sua madre, che in quel momento si trovano a Parigi, decidono di approfittare del rientro per godersi una bella crociera su un nuovissimo transatlantico: l’ RMS Titanic.
Prenotano i biglietti per il viaggio inaugurale (ovviamente in prima classe) e si imbarcano sul Titanic da Cherbourg (cittadina del nord della Francia) il 10 aprile 1912.
Il viaggio inaugurale del transatlantico doveva durare otto giorni.
Il prezzo dei biglietti di prima classe variava: Se prendevi la suite erano 870 sterline (che oggi equivalgono a circa 87000 euro!)
Se prendevi una prima classe normale erano 30 sterline ( circa 3000 euro di oggi)
Non sappiamo quale dei due Dorothy e sua madre hanno preso.
Il giorno dopo, la nave fa la sua terza e ultima sosta: a Queenstown, in Irlanda, l’ultimo posto in cui viene avvistata.
In quel momento a bordo ci sono 2.224 passeggeri, equipaggio compreso.
IL TITANIC
L’ RMS Titanic assieme ai suoi due gemelli RMS Olympic e HMHS Britannic, era nuovissimo transatlantico progettato dalla compagnia navale britannica White Star Line, per offrire un collegamento settimanale di linea con l’America (la sigla RMS sta per Royal mail Ship “reale nave postale” perché il transatlantico faceva anche servizio di trasporto della posta), da Southampton in Inghilterra a New York.
Si trattava della nave più lussuosa e tecnologica dell’epoca; nella prima classe si trovavano le raffinate cabine decorate secondo stili diversi, da Luigi XV al Quinn Anne.
C’erano perfino degli ascensori (nella prima e seconda classe), una palestra con gli ultimi ritrovati nel campo delle attrezzature sportive, un campo per il gioco dello squash (sorta di tennis) un bagno turco e una piscina, un ristorante à la carte, oltre alle sale da pranzo tradizionali, un caffè Parisienne con tavolini all’aperto dove si riuniscono i più giovani e la più lussuosa scalinata che una nave abbia mai avuto.
Perfino gli scompartimenti di terza classe erano notevoli rispetto agli standard del tempo.
Insomma il Titanic era perfetto per ospitare la nostra diva nel suo rientro in America.
IL VIAGGIO SUL TITANIC
I giorni sulla nave scorrono tranquilli per le nostre passeggere di prima classe.
Dorothy ha confezionato una vasta gamma di abiti da sfoggiare durante il viaggio (all’epoca c’erano gli abiti da giorno e da sera) ed è un volto popolare tra i passeggeri di alta classe a bordo della nave.
IL FATIDICO 14 APRILE 1912
Il 14 aprile è una splendida domenica di sole.
La mattina si svolgono le funzioni religiose officiate addirittura dal comandante in persona Edward J. Smith, sessantaduenne, che dopo anni di onorata carriera ha in programma di andare in pensione dopo aver condotto il Titanic nel suo primo viaggio.
Guidate da lui, molte voci intonano i salmi. Incredibilmente nel salone, per il servizio religioso, sono ammessi anche passeggeri di seconda e di terza classe.
Per molti di loro quella sarà l’ultima messa della loro vita.
Le ore del giorno trascorrono tranquille, vari passeggeri giocano a carte nella sala fumatori di prima classe e la giornata, come al solito, è scandita dagli annunci, dati con la tromba, delle ore della colazione del pranzo serale.
I menù di prima classe sono raffinati ed abbondanti, e Dorothy e la madre Pauline dovettero sentirsi senz’altro piene.
Sono passati 5 giorni dalla partenza e il Titanic ha già percorso più di 1.500 miglia.
Quella sera Dorothy in un’intervista al New York Dramatic Mirror racconta di “aver passato una piacevole domenica sera giocando a bridge con un paio di amichevoli banchieri di New York”.
I banchieri in questione sono William T. Sloper del Connecticut e Frederic Seward.
IL DISASTRO
Alle 23:40 (ora della nave) di domenica 14 aprile 1912 il Titanic entra in collisione con un iceberg.
E Dorothy inconsapevolmente ne è testimone uditiva, come continua a raccontare nell’intervista:
“Quattro di noi avevano infranto le regole della nave giocando a bridge domenica sera. Dopo che lo steward ci ebbe detto che doveva spegnere le luci, pregammo di poter almeno finire la gomma e di bere un po’ di acqua polacca.
Finite queste cerimonie, sono scesa in camera mia, alle 23.40.
Non appena sono entrata nel mio appartamento, all’improvviso è arrivato questo scricchiolio lungo e nauseabondo. Per scoprire cosa potesse significare, sono tornata al ponte A….uno degli ufficiali ha spiegato che ci eravamo scontrati con un iceberg, e che probabilmente avrebbe causato un leggero ritardo….sono tornata a prendere mia madre, e allo stesso tempo ho preso il maglione e il cappotto…
Due uomini – il signor Ismay era uno di loro (Ismay era l’amministratore delegato della compagnia marittima White Star Line) ci aiutarono ad allacciare le protezioni e, prese le nostre coperte, ci affrettammo verso il ponte della barca. Il signore e la signora Astor erano in piedi vicino a noi, ma furono richiamati da un messaggio. Poco dopo ci fu ordinato di salire sulle scialuppe di salvataggio. Non volevamo obbedire, ma poiché alcuni uomini hanno fatto salire mia madre, ovviamente l’ho seguita. La barca oscillava così tanto sulle gruette, che dovetti saltarci dentro mentre veniva verso di me, e ricordo che caddi distesa mentre scivolavo giù, fino al fondo della barca”
La disciplina dell’equipaggio era pessima, perché nessuno sapeva cosa fare. Molte persone si sono rifiutate di affidarsi alle scialuppe di salvataggio e alla fine siamo stati calati in mare con solo ventisei (o 28) persone a bordo.
Quella era la parte più pericolosa dell’intera avventura perché prima un’estremità (della scialuppa) sarebbe caduta, poi l’altra. Rimanemmo assolutamente silenziosi finché non raggiungemmo le onde. Poi abbiamo iniziato a renderci conto della nostra situazione.
Non c’era tappo nella barca, nessuna luce, nessun cibo e nemmeno un vogatore. Mettendo due uomini di vedetta, gli altri si piegarono ai remi. Non appena fummo a distanza di sicurezza dal Titanic, ci voltammo a guardare il grande transatlantico che si adagiava gradualmente nell’acqua.
Sembrava un incubo. Le luci si spensero, ponte dopo ponte, finché la prua non fu completamente sommersa. Poi, con un sobbalzo, il Titanic scivolò in avanti sotto le onde. Immediatamente ci fu un rombo simile a quello del Niagara, con due esplosioni sorde.
Una pausa di silenzio ha incantato tutto e tutti, finché la poppa non è tornata in vista ed è subito affondata di nuovo. Quindi, scoppiarono le grida, le urla e i gemiti più orribili che un mortale potesse mai immaginare.
Nessuno può descrivere i suoni spaventosi, che gradualmente si smorzarono nel nulla…..”
Gli eventi hanno preso una brutta piega quando è stato trovato un buco sul fondo della scialuppa di salvataggio, che ha fatto precipitare l’acqua gelida e quasi allagare la barca.
Fortunatamente, però, ha spiegato Dorothy, “questo è stato risolto con contributi volontari dalla biancheria intima delle donne e dagli indumenti degli uomini”.
La scialuppa su cui salirono Dorothy e sua madre era la numero 7 e fu la prima a salvarsi.
I due banchieri con cui Dorothy aveva giocato a carte si salvarono grazie alle sue suppliche che li convinsero a salire sulla stessa barca; entrambi accrediteranno a lei il merito di averli salvati.
Nella stessa scialuppa di salvataggio c’era l’aviatore francese Pierre Marechal che tremava sotto un mucchio di coperte.
Nel numero del 27 aprile 1912 di The Moving Picture News: Dorothy dichiarò: “Non dimenticherò mai il terribile grido che risuonò dalle persone che furono gettate in mare e da altri che avevano paura per i loro cari”.
Alla fine Dorothy e i 28 superstiti della scialuppa (che poteva contenere 65) vengono salvati dalla nave Carpathia, che riesce a prendere a bordo in totale 706 (o 702) superstiti.
Alle 02:20 il Titanic non c’era più.
In poche ore, 1.513 persone sono morirono per annegamento e ipotermia a causa temperature estremamente rigide dell’oceano (che si aggiravano sui 0 gradi), in quella che è stata una delle più grandi tragedie marittime in tempo di pace del XX secolo. .
UN RICORDO TRAUMATICO
Sulla terraferma la notizia del disastro del Titanic colpisce le edicole come un fulmine a ciel sereno.
Le persone di tutto il mondo sono scioccate e addolorate. Nei giorni successivi all’affondamento i giornali pubblicano rapporti sui passeggeri che si pensa siano sopravvissuti e di quelli confermati morti.
Rientrata a New York con la madre, Gibson traumatizzata a morte, non fa neanche in tempo a digerire la tragedia che solo cinque giorni dopo, all’atterraggio a New York, Brulatour le propone un’idea tanto controversa quanto potenzialmente vincente.
Chi meglio di una star del cinema sopravvissuta al Titanic può recitare nel primo film della storia sulla disgrazia della nave?
Dorothy, che ha visto la morte in faccia meno di una settimana prima, inizialmente è terrorizzata dall’idea, ma in seguito accetta, a condizione che possa partecipare alla stesura della sceneggiatura.
Certo aiuta anche la cifra astronomica che Éclair rilascia alla giovane per la sua partecipazione al film.
“SALVATA DAL TITANIC” (IL FILM)
Circa una settimana dopo il tragico disastro Dorothy si trova in piedi su un set artificioso, circondata da due cameramen guidati dal regista francese Étienne Arnaud che avanzano lentamente verso di lei su una pedana mobile.
Ma il terrore registrato dal suo viso è genuino perché Dorothy sta rivivendo il trauma del suo naufragio del set.
E indossare gli stessi vestiti che indossava quando la nave affondò: un abito di seta bianca sotto un cardigan e una polo non può certamente aiutarla a sentirsi meglio.
La troupe cinematografica che lavorava con lei quel giorno ha ammesso di essersi commossa dalla sottigliezza e dalla profondità della sua interpretazione.
Possibile che nessuno abbia pensato che interpretare un ruolo così traumatico potesse recare gravi danni psicologici?
Forse sì, ma cosa non si fa per il dio denaro…
Il film viene girato a Fort Lee, New York, e in parte su una nave vuota nel porto di New York.
Nelle riprese del nastro, Éclair utilizza immagini della RMS Olympus, la nave gemella del Titanic, e fotogrammi in cui appariva il capitano Edward Smith.
Gibson, ancora traumatizzata, scoppia in lacrime più volte durante le riprese, ma riesce a terminare il film.
E così solo un mese dopo dalla tragedia del Titanic viene rilasciato “Salvata dal Titanic” (Saved from the Titanic) il primo film (muto) mai realizzato su di esso.
Ecco la trama:
Dorothy interpreta una giovane donna che si imbarca con i suoi genitori e il suo fidanzato, l’umile marinaio Jack (interpretato dal celebre John G. Adolfi, considerato una delle più grandi star del cinema muto) sul Titanic.
Il personaggio di Dorothy vuole sposare Jack una volta tornata a casa a New York dopo aver studiato all’estero.
Entrambi i genitori di Jack e Dorothy, che si trovano in America, non vedono l’ora che arrivi, quando vengono a sapere dell’affondamento della nave. Dopo un’attesa angosciosa, si scopre che Dorothy è tra i sopravvissuti.
Dorothy racconta loro la sua straziante testimonianza tramite flashback e “sviene mentre finisce la storia”.
Sua madre dice a Jack che deve lasciare la Marina, poiché qualsiasi ricordo sul mare è traumatico per Dorothy, e suo padre gli dice di scegliere sua figlia o il mare.
Jack parla di questo “conflitto tra amore e dovere” con il suo capitano, che gli consiglia che un ufficiale dovrebbe restare con i suoi doveri. Jack decide di restare con la Marina, cosa che impressiona il padre di Gibson. Il padre quindi dà la mano di Dorothy a un Jack sorpreso, dichiarando: “Figlia, ecco tuo marito”.
Si dà il caso che il marinaio protagonista condivida il nome con il personaggio interpretato da Leonardo DiCaprio nel “Titanic”di James Cameron, il film che ha mitizzato la tragedia.
Il film, viene completato in una settimana, dura circa dieci minuti (che era uno standard per i film dei primi anni ’10).
LE CRITICHE AL FILM
Saved from the Titanic è un successo al botteghino, ma altri non hanno esitato a sottolineare il cattivo gusto intrinseco del film, debuttando “prima che l’erba avesse il tempo di crescere sulle tombe delle vittime”.
Nella colonna “Western Correspondent” del numero del 15 giugno di The Moving Picture la critica è decisamente aspra.
“La semplice idea di impegnarsi a riprodurre in uno studio, per quanto ben attrezzato, o rievocando scene di mare un evento del carattere spaventoso del disastro del Titanic, con le sue 1.600 vittime, è rivoltante, soprattutto in questo momento in cui gli orrori dell’evento sono così freschi nella mente. E che una giovane donna che è venuta così di recente, con la sua buona madre, sana e salva attraverso le scene angoscianti possa ora decidersi a commercializzare la sua fortuna per grazia di Dio, è incomprensibile…”
Oggi il film “Saved from the Titanic” è perduto.
L’unica pellicola conosciuta del film viene distrutta in un incendio agli Éclair Studios nel 1914 assieme a quasi tutte le pellicole girate con Dorothy.
Tutto ciò che resta del film sono quattro fotogrammi di scena, due poster, alcune pubblicità e una serie di articoli di stampa e recensioni che attestano un film straordinario per l’epoca, lodato per la recitazione, la cinematografia avanzata e gli effetti speciali
Le immagini stampate su Moving Picture News e Motion Picture World sono tutto ciò che abbiamo.
L’unico film sopravvissuto ai giorni nostri con Dorothy protagonista è “Lucky Holdup” (1912) Il film è ora conservato dalla Library of Congress.
DOROTHY ABBANDONA IL CINEMA PER SEMPRE
Il successo, le critiche ma soprattutto il profondo trauma, portano Dorothy, dopo aver girato un altro film, a ritirarsi definitivamente dal mondo del cinema per curare il suo esaurimento nervoso.
In tutto, Gibson ha recitato in quasi 25 film.
Siamo a maggio 1912 e Dorothy a soli 23 anni è insieme a Mary Pickford, l’attrice più pagata al mondo.
LO SCANDALO
Dorothy quindi si ritira dalla Éclair, e incoraggiata da Brulatour decide di studiare come cantante lirica.
Ma nel 1913 una nuova disgrazia si abbatte sulla sua vita, quando Dorothy rimane coinvolta in un incidente automobilistico nel quale resta ucciso un uomo.
Le indagini sul caso rivelano che l’automobile condotta da Dorothy appartiene a Brulatour e.. che lei ne è l’amante!
E così la relazione amorosa segreta tra Brulatour, un uomo di 19 anni più di lei, già sposato con un’altra, e Dorothy viene alla luce.
Sebbene in realtà Brulatour e sua moglie sono già separati non ufficialmente (con tre figli) l’umiliazione dell’intera faccenda fa sì che l’ex signora Brulatour lo citi in giudizio per il divorzio nel 1915, chiedendo una cospicua somma di denaro.
A questo punto per salvare le apparenze Brulatour e Dorothy si sposano nel 1917.
La loro unione è travagliata fin dall’inizio e nel 1919 la coppia si separa.
In totale sono stati insieme 6 anni.
IL DIVORZIO
Segue quindi il divorzio dove Dorothy presenta una petizione alla corte per 48.000 dollari all’anno in alimenti, ma ne riceve solo 10.000 dal giudice che afferma che “la corte non dovrebbe sanzionare spese che vanno ben oltre la ragionevole capacità di godimento”.
Brulatour afferma però che il matrimonio è nullo perché aveva ottenuto il divorzio da Clara nel Kentucky e lui non era stato residente legale in quello stato.
In una pungente accusa personale, il giudice della Corte Suprema innervosito sgrida entrambi:
“Le carte contengono la storia dell’infedeltà di entrambe le parti, un totale disprezzo degli obblighi coniugali e il ricorso di entrambe le parti al tribunale per essere sollevate dai voti matrimoniali come se non fossero altro che un mero contratto”.
Dopo anni di lotte giudiziarie il divorzio viene ufficializzato solo nel 1923, giusto in tempo perché Jules sposi la sua terza moglie, l’attrice Mae Elizabeth “Hope” Hampton.
Dorothy invece non si sposerà mai più.
Decide di lasciare New York per Parigi, nella speranza di un nuovo inizio e di una vita tranquilla con sua madre, ne parla anche con il suo avvocato e amico Max W. Steue, e anche lui è convinto che cambiare aria le farà bene.
A Parigi Dorothy si trasferisce stabilmente con la madre Pauline, a parte i quattro anni che passa in Italia durante la seconda guerra mondiale.
Curiosamente, Leonard Gibson, il patrigno sembra non averle mai accompagnate.
GLI ANNI IN EUROPA PRIMA DELLA GUERRA
Da adesso i dettagli sulla vita di Dorothy diventano un po’ più confusi.
Sappiamo che gli anni trascorsi nel Vecchio continente passano inizialmente tranquilli per le due donne.
A volte Pauline rimane nella sua città preferita, Firenze, mentre Dorothy fa lunghi viaggi a Parigi dove è sentimentalmente coinvolta in una sfilata di personalità tra cui diplomatici di paesi europei (a volte non del tutto amichevoli con gli Stati Uniti).
Ma nonostante la distanza geografica con la madre, il loro rimane un legame molto stretto.
Forse troppo.
Ma nel 1929 le finanze di Dorothy subiscono un tracollo a causa del crollo della borsa di Wall Street di New York.
Anche gli alimenti percepiti dall’ex marito Jules, cominciano a scarseggiare.
Forse è a questo punto della loro vita che il sentimento di Dorothy e Pauline verso il loro paese natale comincia a cambiare. Sebbene entrambe continuino a conservare la cittadinanza degli Stati Uniti.
La vita in Europa per loro è molto più economica e piacevole.
Tornano comunque a New York ogni anno per almeno due o quattro mesi.
Ma dopo il 1932 Dorothy si ritrova con ancora meno soldi a causa dei problemi economici in America, e tornare negli Stati Uniti con la madre diventa troppo oneroso.
Anche perchè la salute di sua madre non è buona, ha bisogno di medici e cure, una cosa molto costosa in America.
Dorothy è felice e contenta della sua vita a Parigi dove trascorre una vita all’insegna del lusso.
In estate è solita andare in Francia a St. Jean de Luz .
Verso il 1934 o 1935 invece inizia a preferire l’Italia e la Spagna per l’estate, perché il clima è più caldo; soprattutto l’Italia è ottima per curarsi nelle Terme Montecatini (in Toscana).
Infatti oltre a quella della madre, neanche la salute di Dorothy è molto buona, perché soffre di alta pressione.
I contatti con l’America si fanno sempre meno frequenti, perfino quando suo marito Leonard Gibson muore nel 1938, Pauline non torna per il suo funerale, e permette a sua sorella del New Jersey di occuparsi della liquidazione del suo patrimonio.
Poco dopo Pauline perde i contatti anche con lei, e non sa nemmeno se il suo unico fratello sia ancora vivo.
Nello stesso anno, nel 1938, Hitler sta consolidando la sua dittatura in Germania e la sua furia si diffonde in tutto il continente europeo, sollevando la minaccia di una nuova guerra in Europa.
A questo punto innumerevoli americani iniziano a fuggire dall’Europa.
Ma curiosamente, le nostre due donne rimangono lì mentre i nazisti invadono l’Olanda e Francia e formano un’alleanza con Mussolini.
Passano più di 3 anni e la seconda guerra mondiale è nelle sue fasi finali, ma che fine hanno fatto Dorothy e Pauline durante tutto questo tempo?
Facciamo un salto temporale..
SALVATA DA…. UNA PRIGIONE FASCISTA
Nella tarda estate del 1944, il viceconsole del consolato generale americano a Zurigo, in Svizzera, viene informato che una donna è apparsa in quel paese in strane circostanze ed è detenuta in una struttura a Lugano con l’accusa di spionaggio. I suoi documenti sono stati sequestrati dalla polizia di Berna (sempre Svizzera).
La donna ovviamente è Dorothy Gibson e afferma di essere evasa da una prigione politica a Milano, ma le autorità svizzere locali sono scettiche e ordinano un’indagine.
Dorothy viene alla fine rilasciata dalla reclusione ma solo dopo aver presentato una dichiarazione giurata che descrive in dettaglio la sua vita dal 1939 e le ragioni per cui ha scelto di rimanere nei territori occupati dai nazisti.
Grazie a questa dichiarazione sappiamo cosa fecero Dorothy e sua madre durante gli anni della guerra.
IL RESOCONTO DI DOROTHY SUGLI ANNI DELLA GUERRA (1939-1944)
Dorothy racconta:
“[…] Nell’estate del 1939 ero in Italia con mia madre.
Ho lasciato mia madre ad Alassio (Liguria) con degli amici verso il 27 agosto per visitare degli amici in Spagna (la Spagna era sotto la dittatura di Francisco Franco già dal 1936)
L’idea era di tornare in Italia l’8 settembre per fare la nostra cura a Montecatini e tornare a Parigi il 1 ottobre.
Mi è stato impedito di oltrepassare il confine in Spagna ([ndr.] per andare in Italia?) perché ero con degli spagnoli che si trovavano nell’ambasciata spagnola e gli è stato chiesto di tornare subito a Parigi.
Sono andata a Parigi e tre giorni dopo è stata dichiarata la guerra (1 settembre 1939), tutte le frontiere sono state chiuse.
Ho chiesto il permesso per andare in Italia, non mi è stato dato, quindi ho aspettato, ma le comunicazioni sono state aperte poco dopo. Sapevo che mia madre stava bene, era andata a Firenze, era in cura dal medico e aveva chiesto il visto francese […].
Finalmente ottenni il permesso di andare a Firenze dal governo americano e francese ma di rientrare entro un certo tempo.
L’inverno del 1939 fu terribile – freddo – pioggia – grandine – e avevamo poco carbone. Mia madre non stava molto bene, ma era a suo agio lì a Firenze dove era curata da un buon medico, quindi ho pensato che fosse meglio lasciarla lì e tornare a Parigi prima che il mio permesso scadesse sul mio passaporto […].
Non appena il tempo è migliorato un po’, ho ottenuto di nuovo il permesso dal governo americano e francese [..] il permesso di andare in macchina in Italia a prendere mia madre e tornare.
Ero in Italia da dieci giorni quando i tedeschi entrarono in Olanda e in Belgio e non potei tornare in Francia (10 maggio 1940).
Devo dire che non avrei mai voluto fare il viaggio sull’oceano in America in questo momento, dato che mia madre ed io eravamo molto impaurite dall’oceano- eravamo stati in un naufragio – ma non avrei mai voluto restare in Italia, ma abbiamo solo aspettato in Italia sperando sempre che le cose si sistemassero meglio per viaggiare.
In particolare volevo andare in Portogallo (all’epoca ancora neutrale) o in Spagna, ma mia madre non stava abbastanza bene per fare il viaggio, il che è stato molto brutto. Nel frattempo i nostri passaporti erano sempre in regola.
Con mio orrore Mussolini e Hitler dichiararono guerra all’America (11 dicembre del 1941), una cosa che non avrei mai creduto possibile.
Due giorni dopo ho telegrafato a Roma chiedendo di essere portata in America, mi è stato detto che sarei stata portata. Il mio passaporto era valido fino al 20 dicembre 1941.
Mi fu detto di non fare nulla per il mio passaporto. Alla fine, quando la barca non sembrava pronta a partire, ho chiesto il passaporto del protettorato svizzero.
I miei passaporti e i miei soldi mi sono stati restituiti dicendo che non era necessario perché stavo per essere rimpatriata.
Non conosco la data, ma ho la lettera dell’ambasciata svizzera a Roma.
Al momento è nelle mani della polizia svizzera di Berna. Ci tengo a dire che non ho mai voluto restare in Italia e che non mi sono procurata altro che infelicità e forse ho completamente rovinato la mia vita cercando di fare il meglio per mia madre.
Non l’avrei mai abbandonata e ho cercato di scappare solo quando ho sentito dei campi di concentramento in Germania [..].
Sarebbe stato molto meglio per me andare in Svizzera prima, quando era più facile ma mia madre non poteva fare il viaggio, e anche se ero terribilmente spaventata dopo l’arrivo dei tedeschi non l’ho lasciata.
Ho provato a vedere se era possibile farla portare a spalla da qualcuno in Svizzera. Ma non ci sono riuscita. Ho spiegato cosa è successo quando ho cercato di scappare.
Sono stata in cinque carceri in Italia e in tre campi di concentramento in Svizzera, e ora sono nella clinica San Rocco di Lugano”.
In una dichiarazione giurata separata depositata nello stesso periodo, Dorothy afferma:
“Nell’aprile del 1944 mi fu comunicato dalla Questura che stavo per essere rinchiusa nel campo di concentramento di Fossoli (n.dr.]in provincia di Modena era usato dalle SS come principale campo di concentramento e transito per la deportazione in Germania di ebrei e oppositori politici, principalmente verso Auschwitz) controllato dai tedeschi e quindi tentai di raggiungere la Svizzera, ma fui arrestata a Cannobio (cittadina del Piemonte) il 16 aprile e imprigionata a Como e successivamente a S. Vittore, a Milano”.
Durante il secondo periodo bellico tra settembre 1943 all’aprile 1945 il carcere di San Vittore fu soggetto in buona parte alla giurisdizione delle SS.
A questo punto Dorothy rivela che un misterioso “dottor Ugo” l’ha aiutata a liberarsi con la connivenza della Gestapo tedesca con la promessa che avrebbe agito come spia per loro:
“[…] Vorrei aggiungere qualcosa sull’uomo, il dottor Ugo, che mi aiutò a scappare. Naturalmente si è guadagnato la mia eterna gratitudine.
Ho sentito parlare di quest’uomo solo nella prima parte di giugno, dopo che sono stata in carcere a Milano per circa tre settimane. Non conosco il suo vero nome – nessuno lo sa – ma da quello che ho visto e sentito posso solo elogiarlo molto. La sua gentilezza e intelligenza sono state meravigliose.
È difficile parlare con quest’uomo.
il Carcere di San Vittore, a Milano, è una morte vivente – non puoi parlare con nessuno – e se ci provi e ti beccano la punizione è tremenda.
Il dottor Ugo aveva però il diritto di chiamare le persone per interrogarle.
Dopo aver sentito parlare di lui ci ho messo quasi un mese riuscire a parlargli.
A San Vittore era un uomo estremamente noto, arrestato sotto falso nome.
I tedeschi erano come al solito molto stupidi e non conoscevano il suo vero nome – altrimenti lo avrebbero ucciso – conoscevano solo lui il dottor Ugo e un mio amico, anche lui in carcere, Indro Montanelli, che era stato condannato a morte due volte.
Il dottor Ugo ha salvato quest’uomo e lo ha liberato, poi Indro Montanelli ha parlato di me al dottor Ugo, lo ha convinto a chiamarmi.
Meno di un mese dopo il dottor Ugo mi liberò, raccontando tutte le bugie ai tedeschi.
Io fino ad oggi non so quali fossero esattamente queste bugie, ma qualcosa secondo cui un generale Zambone, che era scappato con noi, e Montanelli dovevano essere spie e che io dovevo aiutarli con il denaro.
Il dottor Ugo ha detto a Zambone, Montanelli e a me di parlare immediatamente con i nostri governi in Svizzera e dire loro tutta la verità.
Ha chiesto a tutti noi di non raccontare niente ai giornali (Montanelli è un giornalista) finché gli americani e gli inglesi non fossero arrivati a Milano […]
Dorothy continua:
“Molte volte ho offerto del denaro al Dott. Ugo – quando riuscivo a procurarmene – ma lui ha sempre rifiutato.
Ho chiesto al dottor Ugo perché mi avesse aiutato, e lui mi ha risposto che gli dispiaceva per me perché non aveva mai visto nessuno così malato e spaventato in vita sua, e poi gli americani gli piacevano.”
MA CHI E’ IL MISTERIOSO “DOTTOR UGO”?
L’uomo che aiuta Dorothy, Montanelli (e perfino Ferruccio Parri) a uscire dal carcere di San Vittore con la scusa che fossero simpatizzanti nazisti e spie, si chiama in realtà Ugo Luca Osteria (detto “Dr. Ugo”)
Lavorava per l’OVRA («Opera Volontaria di Repressione Antifascista») la polizia politica dell’Italia fascista come infiltrato presso ambienti antifascisti sia in Italia che all’estero con lo scopo di raccogliere utili informazioni per il regime.
Insomma era una spia al soldo del regime fascista che riuscì ad infiltrarsi nel partito comunista per anni.
Ma a partire dal 1944, la spia “Dottor Ugo” dà vita a un pericoloso doppio gioco.
Formalmente è alle dipendenze del comando tedesco di Milano e delle SS, che di lui si fidano ciecamente, ma in realtà avvia una collaborazione con la resistenza.
E’ così che il “Dottor Ugo” riesce a mettere in salvo Dorothy e Montanelli.
LA FUGA IN SVIZZERA
Il piano funziona e Dorothy fugge in Svizzera il 14 agosto, dove viene interrogata da James G. Bell, vice console del consolato generale americano.
All’inizio la polizia svizzera pensa che Dorothy sia una spia nazista, ma alla fine Bell dopo averla interrogata conclude che Dorothy non può essere colpevole di spionaggio perchè la donna “non sembra abbastanza intelligente per essere utile in tale veste ed e si è molto allarmata quando l’abbiamo informata di questi sospetti”.
Intelligente o no, Dorothy ora è finalmente libera e torna in Francia dopo che i nazisti vengono sconfitti.
Alla fine della guerra Dorothy va a vivere a Parigi mentre sua madre rimane a Firenze, in Italia.
L’ULTIMA PACE DI DOROTHY
A Parigi Dorothy si era innamorata di Antonio Ramos, un diplomatico addetto stampa dell’ambasciata spagnola a Parigi con cui rimase, sia prima della guerra che dopo il suo ritorno in Francia.
La vita di Dorothy, dopo tanti traumi e peripezie torna alla normalità, ma solo per pochi anni:
La mattina del 17 febbraio 1946 Dorothy viene trovata morta in una camera all’Hotel Ritz di Parigi, la causa della morte è un attacco di cuore.
Nel suo testamento Dorothy lascia tutto il suo patrimonio alla madre Pauline.
Ma sua madre non si degna neanche di venire a Parigi per il suo funerale.
Dorothy viene sepolta nel cimitero civile di Saint Germain-en-Laye, in Francia.
Termina così la straordinaria vita della prima attrice, nonché sopravvissuta del Titanic.
Ma c’è una cosa che molti studiosi della vita di Dorothy si chiedono ancora:
Dorothy è stata davvero una spia nazista, o era davvero solo un trucco per uscire dalla prigione di San Vittore?
E se anche non fosse stata una spia, aveva comunque simpatie naziste?
Il motivo di questo dubbio è presto detto, se non abbiamo la certezza che Dorothy fosse simpatizzante o no per il regime fascista, su sua madre Pauline, questo dubbio non sussiste…
LE PRESUNTE SIMPATIE FASCISTE DI PAULINE
Anche prima della morte di Dorothy, le cose con Pauline stavano prendendo una piega bizzarra in Italia.
Era ormai ovvio che fascisti e nazisti stavano per essere sconfitti. Eppure Pauline iniziò una costante filippica di commenti elogiativi sulle idee naziste che risuonavano in tutta la colonia inglese e americana di Firenze.
Proclamava il suo odio per gli ebrei e simpatia per l’obiettivo di Hitler di una “soluzione permanente”.
Alla fine della guerra, i residenti della comunità americana a Firenze chiesero l’esilio
di Pauline.
In una dichiarazione giurata di Frank C. Niccoll, Vice Console a Firenze, si affermava che Pauline Gibson era stata indagata per “violazioni della sicurezza” e non aveva più diritto alla protezione degli Stati Uniti e che tale protezione sarebbe stata negata a lei a meno che non avesse scelto di tornare immediatamente nel suo paese natale.
Ma Pauline Gibson non tornerà mai più a New York. Minacciata di espulsione dall’Italia, torna a Parigi (non è venuta a Parigi neanche quando è morta sua figlia, però ci viene per scappare) e trascorre la sua vita all’Hotel Belmont.
La vecchia madre “fragile e malaticcia” rappresentata da Dorothy nelle dichiarazioni giurate in tempo di guerra godette stranamente di ottima salute per tutto il decennio degli anni ’50 e continuò a proclamare le sue idee filo-naziste.
L’ex compagno di Dorothy, Antonio Ramos, si occupò di lei, fino alla fine.
Pauline Gibson fu trovata morta nella sua camera d’albergo il 20 marzo 1961 aveva 95 anni…
🍓AVVERTENZE 🍓
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BIBLIOGRAFIA
Balard D. R, Il ritrovamento del Titanic, Editoriale Giorgio Mondatori, 1998, 288p.
SITOGRAFIA
https://it.wikipedia.org/wiki/Dorothy_Gibson#Vita_privata
https://www.thehistorypress.co.uk/articles/dorothy-gibson
https://www.madameframboise.it/2020/07/05/american-beauties/
https://archive.org/details/image?query=Harrison+Fisher&sort=titleSorter
https://www.encyclopedia-titanica.org/dorothy-gibson.html
https://www.encyclopedia-titanica.org/dorothy-gibson-account-of-the-titanic-disaster.html
https://www.abc.es/play/cine/noticias/abci-dorothy-gibson-titanic-nazi
https://www.titanic-titanic.com/titanic-articles-the-saga-of-the-gibson-women/
https://www.filmsfatale.com/blog/2021/7/6/lost-films-saved-from-the-titanic