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MOSTRA WASHOKU: LA COLORATA VITA ALIMENTARE DEI GIAPPONESI

Buon pomeriggio! Qualche settimana fa sono andata a visitare una mostra interamente dedicata al cibo giapponese: “Washoku: la colorata vita alimentare dei giapponesi”!

Se non si fosse notato sono appassionata di gastronomia e della cultura giapponese, potevo non visitare questa mostra? XD

La mostra si terrà dal 20 Gennaio a 19 Aprile 2017 ed è organizzata dall’Istituto Giapponese di Cultura a Roma. L’ ingresso libero.

Quello che farò è solo un breve resoconto della mostra, vederla dal vivo è ovviamente un’altra cosa.

La bandiera giapponese che sventola accanto all’istituto.


Ma cos’è il washoku? Ebbene il washoku non è altro che la cucina giapponese. Il termine fu coniato in Giappone per identificare la cucina prima del periodo Meiji (1868-1912), cioè la cucina giapponese tradizionale in opposizione a quella occidentale yōshoku, che si andò diffondendo nella vita dei giapponesi dal periodo Meiji in poi.

Nel 2013 il washoku è stato dichiarato  patrimonio culturale e  immateriale dell’umanità dall’UNESCO (la nostra Dieta Mediterranea vi è entrata nel 2010).

Ho sempre pensato che la nostra cucina e quella giapponese siano profondamente legate nei valori. Entrambe sono frutto di uno stretto legame tra uomo e terra, entrambe sono colme di tradizioni, di legami con la famiglia, di nostalgia di casa, di bei ricordi d’infanzia.

Ma in un elemento la cucina tradizionale giapponese spicca tra le altre: l’estremo gusto nell’estetica del cibo.

Ma torniamo alla mostra che ho visitato!

Si divide in 5 sezioni, ciascuna dedicata ad un importante alimento della cucina giapponese: Riso, legumi, pesce  e verdure, brodi e zuppe  e dolci. Ogni sezione oltre ai pannelli descrittivi è affiancata da fedeli riproduzioni di cibi in plastica, molto utilizzati nei ristoranti in Giappone chiamati repurika.

La mostra si apre con una splendida piattaforma dedicata all ‘Hinamatsuri, la festa delle bambole che si tiene ogni 3 marzo. La piattaforma a gradini è coperta da un tappeto rosso con sopra delle bambole che rappresentano l’imperatore, l’imperatrice e la loro corte imperiale con vestiti nel periodo Heian (794-1185). E’ una festa specifica per le bambine, In questo giorno le famiglie pregano affinché vengano loro date bellezza e salute. C’è la credenza infatti che le bambine “passino” la sfortuna alle bambole, allontanandola da loro stesse. 

Ma la vera e propria mostra inizia più avanti, con il primo e principale alimento della cucina giapponese:

IL RISO

Alimento base della cucina giapponese, arrivato dalla Cina attraverso la Corea, si diffuse in tutto il Giappone fin dal 200 a.c. Divenne così importante per la vita dei giapponesi da essere utilizzato per secoli come moneta di scambio, come pagamento e per decretare il valore e la rendita annua di un terreno. Proteggere un così grande patrimonio era essenziale per la sopravvivenza del popolo, tanto da generare riti e festività di vario genere, per impedire alle catastrofi naturali di abbattersi sul raccolto.Tuttora rimane un alimento base della vita giapponese e con esso si preparano numerosi piatti: dall’onnipresente riso al vapore, agli onigiri (palle di riso avvolte in alga nori) sushi, sakè, dolci e molto altro.

Onigiri, polpette di riso.
Alcuni dolci preparati con il riso.
Guarnizioni per riso bianco a vapore.
Alcuni tipi di sushi.

LEGUMI

Altro re indiscusso della cucina giapponese sono i fagioli di soia (daizu). Preparati e lavorati in mille modi diversi, i fagioli di soia danno vita a prodotti straordinari: i più conosciuti in occidente sono la salsa di soia (shoyu),  il tofu e il miso. Di questi tre alimenti ne esistono infinite varietà regionali. Ma anche l’abominevole natto, l’okara e moltissimi altri prodotti o sottoprodotti si aggiungono alla lista.

La festa più famosa legata a questo legume è il Setsubun, che si svolge il 3 febbraio. In questa occasione si scacciano i demoni dalle proprie case lanciandogli contro dei fagioli di soia per allontanare la sfortuna.

Altro celebre legume giapponese sono i fagioli azuki, il cui colore rosso simbolo di buon augurio è molto utilizzato nelle feste e per preparare dolci tradizionali (wagashi).

PESCE E VERDURE

Un arcipelago di isole circondato da acque marine, con una varietà di creature acquatiche pressochè infinita, non poteva non avere pesci e molluschi come principale fonte di proteine. Ogni specie ittica ha un sapore e proprietà nutritive particolari che possono variare a seconda della stagione e dello stadio di crescita del singolo pesce. La necessità di conservare il pesce ha dato vita a piatti fermentati come il narezushi, pesce fatto fermentare tra strati di riso e sale, che possiamo considerare il lontano antenato del sushi di oggi.

Piatto di fugu, pesce palla.
kai, granchio.

Dal mare vengono anche le alghe, utilizzatissime in cucina, come la wakame, la kombo e la nori.

Ma anche le verdure non sono da meno: il daikon l’enorme rapa bianca, il bambù, il porro, il komatsura, melanzane, cetrioli, erbe selvatiche varie, i famosi funghi shiitake e matsutake e molte altre ancora, non mancano mai in un tipico pasto giapponese. Altro importante alimento altamente nutritivo sono gli tsukemono, verdure in salamoia.

La mostra è piena di queste ricostruzioni realizzate in carta. Davvero ben fatte.

BRODI E ZUPPE

Un tipico pranzo giapponese prevede del riso, una zuppa, un contorno e un tsukemono. Le zuppe giapponesi sono molto saporite e salutari preparate solitamente con ingredienti di stagione, alghe, pesci, funghi, miso e molto altro. La base principale però è il dashi, il tradizionale brodo di pesce realizzato con l’alga kombu e le scaglie di tonno secco katsuobushi e altri ingredienti che possono variare. Da questa base nascono infinite zuppe dai sapori e colori incredibili la più conosciuta in Occidente probabilmente è il ramen. Ma si tratta solo di una minuscola goccia in un oceano di zuppe.

Quella specie di banana a sinistra è un tonno essiccato ovvero il katsuobushi. Si tratta di uno dei cibi più duri al mondo; l’unico modo per renderlo commestibile è ridurlo in scaglie con l’apposito raschietto. Nei supermercati lo si vende già in scaglie.

DOLCI

I dolci tradizionali giapponesi sono i wagashi, tradizionalmente nati come accompagnamento al tè, sono preparati con riso o grano, fagioli azuki o di soia e zucchero. Ma la loro caratteristica principale è la stagionalità. Ogni dolce è preparato con un’estetica e un nome che devono ricordare la stagione corrente. Oltre ai wagashi da tè, ve ne sono molti altri consumati durante feste specifiche e  non, come i manju, i dorayaki, i dango, botamochi e moltissimi altri.

Termino qui la mia breve descrizione della mostra.

In generale l’ho trovata davvero molto ben fatta, i modellini in plastica certamente aiutano meglio a capire i piatti giapponesi. Non è grande da visitare, vi porterà via un’oretta. E se vi piace il genere ne varrà sicuramente la pena.

L’unica pecca della mostra forse la mancanza di libri o gadget in vendita sull’argomento, peccato avrei sicuramente comperato qualcosa.

La sede dell’Istituto è uno splendido edificio in stile giapponese costruito seguendo i canoni architettonici del periodo Heian (IX-X secolo) e si trova in via Antonio Gramsci 74.

E questo è tutto, spero che questa breve descrizione vi abbia invogliato a visitare la mostra o a conoscere un po’ meglio questa fantastica  cucina.

Baci Izumi 🙂

 

 

Domina Historia

Storia, Cultura e Biografie con un tocco NERD!

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