CIBOCUCINA STORICAMesopotamia

GLI ALCOLICI NELL’ANTICA MESOPOTAMIA

Oggi continuiamo il nostro viaggio nella gastronomia dell’Antica Mesopotamia..

Abbiamo parlato della sua cucina in generale, dei suoi chef e  banchetti e del più antico ricettario del mondo.

MA GLI ALCOLICI?

Come già accennato nei precedenti post, nell’ Antica Mesopotamia gli alcolici non potevano mancare nella vita di tutti i giorni.

Quali erano i più diffusi?

Cortigiani sollevano boccali di birra nel palazzo di Dur-Sharrukin
– Immagine e didascalia di “Rawlinson, Le sette grandi monarchie del mondo antico, 1884” Fonte.

LA BIRRA

Era proprio lei la bevanda nazionale delle popolazioni mesopotamiche.

La sua produzione risale al quarto millennio a.c.

In un insediamento sumerico del 3500-3100 a.c a Godin Tepe (odierna Iran) sono state trovate le prove della produzione di birra in Mesopotamia.

Qui nel 1992, gli archeologi scoprirono tracce chimiche di birra in un vaso frammentato risalente alla metà del IV secolo aC.

Si è ipotizzato che il processo di fermentazione dei cereali lasciati fuori incustoditi possa aver ispirato la creazione di vino e birra.

La fermentazione inoltre, era un metodo efficace per scongiurare alcune le malattie trasmesse dall’acqua inquinata dai rifiuti animali.

Ma la birra per gli gli antichi abitanti della Mesopotamia era ben più che una semplice bevanda; era un alimento base nella loro dieta quotidiana.

I lavoratori erano forniti di birra nelle loro razioni giornaliere (una pratica osservata anche in Egitto) inoltre era offerta agli dei e ai morti in rituali di libagione.

Tavoletta di argilla con le razioni giornaliere di birra d’orzo date agli operai del tempio. Mesopotamia, Iraq. Periodo tardo Uruk, 3100-3000 aC. (British Museum, Londra) Fonte.

Prodotta con cereali, soprattutto orzo, era preparata in più di trenta modo diversi, almeno secondo i testi che ci sono prevenuti che parano di birra “chiara“, “scura” o “bianca”, addolcita con il miele e profumata con spezie e aromi.

Ma non veniva bevuta dai bicchieri bensì aspirata da una giara con delle specie di cannucce con all’interno dei filtri, in questo modo si evitava di berne le impurità (la birra non veniva filtrata).

Sigillo cilindrico babilonese di Ur (verso il 2600 a.C.) che mostra due persone che bevono birra da una giara usando delle cannucce. Fonte,

La dea della birra

Gli antichi sumeri veneravano la dea Ninkasi (“signora che prepara la birra”) patrona della birra e degli alcolici nata da una sorgente di acqua frizzante creata dal dio delle acque Enki per “soddisfare il desiderio” e “appagare il cuore “.

 

Ninkasi dea della birra sumera. Fonte.

Le sacerdotesse di Ninkasi furono i primi birrai del mondo e questo non sorprende poiché erano le donne, in generale a produrre la birra in casa, almeno fino a quando si iniziò la sua commercializzazione e la produzione passò in mano agli uomini.

A lei è dedicato “l’inno a Ninkasi iscritto su una tavoletta di argilla risalente al 1800 a.c. in cui viene illustrata la più antica ricetta della birra del mondo.
L’inno era molto probabilmente cantato mentre gli antichi Sumeri producevano la birra e veniva tramandato dai mastri birrai ai loro apprendisti.

Sempre alla birra è consacrato l’unico “canto conviviale” del periodo giunto fino a noi, a quanto pare utilizzato per l’inaugurazione di una taverna:

“Farò venire birrai e coppieri
Per servirci a turno fiumi di birra! Che piacere! Che delizia!
Aspirarla beatamente
Versare in allegria questo nobile liquore,
Col cuore in festa e l’animo radioso!”

IL VINO

E come poteva mancare?
Lo troviamo già menzionato nel III millennio e il suo successo non è mai tramontato.
Gli archivi del Palazzo di Mari (odierna Siria) risalenti al XVIII secolo (1700 a.c. ) hanno rivelato informazioni riguardanti le abitudini alimentari della tavola dei regnanti.
Attraverso di essi sappiamo che il vino faceva parte delle provviste di viaggio concesse ai messaggeri stranieri e che molto più tardi verrà venduto anche dai venditori ambulanti.
A quei tempi le vigne venivano coltivate a Nord e Ovest fuori dal regno, dove il clima era più favorevole.

Ancora oggi la vite viene coltivata in alcuni territori come nel sud dell’Anatolia e nella Siria occidentale.

Altre testimonianze della presenza di vino in Mesopotamia ce le da la Bibbia, che elogia i vigneti di Canaan (territorio che oggi comprende parte del Libano, Israele, Siria e Giordania).
Secondo Erodoto presso i Babilonesi non si coltivavano vigne, ma il vino veniva importato tramite battelli dai Fenici.
Nonostante le varietà di vino fossero molto numerose, solo nel I millennio se ne indicherà a volte il territorio di provenienza.
Viene citato spesso il vino karanau, che però non aveva nessuna qualifica particolare,.
C’era il vino rosso, e poco vino bianco, quello di prima qualità, l’ ordinario, di seconda scelta, chiaro e il vino puro, un vino adatto all’uso liturgico oppure non allungato con acqua.

 

Dopo una caccia al leone di successo, il re assiro Assurbanipal versa una libagione di vino sui cadaveri di quattro delle sue vittime. Di fronte al re sono stati allestiti un bruciatore di incenso e un altare con ricche offerte. Fonte.

Abbiamo anche un vino nuovo e uno invecchiato.
C’era il vino amaro, reso tale probabilmente con l’aggiunta di succhi di certi cereali e vini dolci addolciti naturalmente con miele o con estratti di frutta.

Nel palazzo di Mari le riserve di vino erano depositate in varie cantine.

Le giare contenenti il vino erano sistemate in una rastrelliera di legno chiamata kannunm con lo scopo di isolarle e mantenerle.

Queste cantine venivano chiamate “stanze del Kannum“.
Tutti i magazzini del palazzo erano sigillati e solo gli alti funzionari potevano accedervi.
Ai banchetti principeschi si usava bere vino rinfrescato con ghiaccio raccolto in inverno tra le montagne del nord, oppure da neve solidificata o dalla grandine portata dai temporali.

La raccolta del ghiaccio era affidata a degli specialisti che, una volta raccolto, lo conservavano in apposite “case del ghiaccio” (bit shuripim).

Sempre nei banchetti i convitati bevevano a volte direttamente dell’otre aiutandosi con una cannuccia, anche se generalmente si utilizzavano dei bicchieri.

Anche gli dei “bevevano vino” offerto dai fedeli.

Ma in Mesopotamia esistevano anche altri alcolici prodotti con diversi frutti di difficile identificazione.

C’era il vino amurdinnum forse a base di gelsi neri selvatici e il più conosciuto vino di datteri, lo shikar suluppi, che alcuni assiriologi ritengono essere una varietà di birra.
In Iraq ancora oggi viene prodotto un alcolico dai datteri chiamato “arak”.

Insomma allora come oggi bere insieme era segno di allegria e suggellava conclusioni di accordi o contratti.

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Bibliografia:

Presentazione di Jean Bottero, “L’Oriente antico, dai Sumeri alla Bibbia”, Edizioni Dedalo.
Oppenheim, A.l., “L’antica Mesopotamia, ritratto di una civiltà scomparsa”, Newton Compton.Contenau Georges. ”

Siti consultati:

https://www.ancient.eu/image/4849/

https://www.ancient.eu/article/222/the-hymn-to-ninkasi-goddess-of-beer/

Inno a Ninkasi: http://www.piney.com/BabNinkasi.html

Per vedere la mappa dell’antica Mesopotamia e popoli vicini: https://ru.m.wikipedia.org/wiki/Файл:Third_Mari.png

 

 

 

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