TUTTO SUL VERO COMMODO: L’IMPERATORE AVVERSARIO DI MASSIMO DECIMO
Ciao Domini!
Oggi parliamo del famoso imperatore gladiatore, Commodo, diventato famoso grazie al bravissimo Joaquin Phoenix nel film Il Gladiatore, di Ridley Scott”.
Ma chi è stato veramente Commodo? Era davvero come il personaggio interpretato da Joaquin Phoenix nel “Gladiatore”?
No, era molto peggio.
Ma iniziamo.
LA NASCITA DI COMMODO
Lucio Elio Aurelio Commodo, nasce a Lanuvio (l’antica Lanuvium vicino a Roma) il 31 agosto 161, segno zodiacale vergine.
Il padre di Commodo è l’Imperatore Marco Aurelio e sua madre è Annia Galeria Faustina, figlia del precedente imperatore Antonino Pio.
IL SOGNO DI FAUSTINA
Si dice che quando Faustina era incinta di Commodo e di suo fratello gemello, sognò di aver partorito dei Serpenti, uno dei quali però era più feroce dell’altro.
Commodo infatti nacque con suo fratello gemello, Fulvio Antonino, che però morirà nel 165 all’età di soli 4 anni.
DICERIE SULLA NASCITA DI COMMODO
Voci maligne dissero che un giorno Faustina vide passare alcuni gladiatori, si innamorò di uno di loro e ci andò a letto, in seguito sofferente di una lunga malattia, confessò l’adulterio al marito Marco Aurelio.
Marco riferì questo agli astrologi, e sul loro consiglio comandò che il gladiatore fosse ucciso.
Ordinò poi a Faustina di bagnarsi con il sangue del gladiatore e poi coricarsi a letto con lui.
Ma, nonostante questo stratagemma, il figlio Commodo nacque comunque gladiatore, ed è per questo che in seguito combatterà quasi un migliaio di combattimenti come gladiatore davanti agli occhi del Popolo.
Ovviamente questa era una diceria, eppure molti scrittori affermano che Commodo fu veramente generato in adulterio, poichè era noto che Faustina, sceglieva tra i suoi amanti marinai e i gladiatori.
Quando si venne a sapere a Marco Aurelio non divorziò, né la fece uccidere la moglie, si dice che abbia detto “se mandiamo via nostra moglie dobbiamo anche restituire la sua dote”.
E la sua dote era l’impero, perché Faustina era figlia del vecchio imperatore Antonino Pio.
ASPETTO DI COMMODO
Commodo fu probabilmente un bell’uomo, con bei capelli ricci.
Si dice che i suoi capelli erano sempre tinti e resi lucenti dall’uso di polvere d’oro, inoltre si bruciava i capelli e la barba perché aveva timore dei barbieri.
INFANZIA DI COMMODO
Dopo la morte del fratello gemello Antonino, Marco Aurelio cerca di educare suo figlio con il proprio insegnamento e con quello dei più grandi e migliori degli uomini.
Lo fa istruire nella letteratura greca, Latina, e nella retorica.
Tuttavia questi insegnamenti non giovano minimamente a l’indole di Commodo.
Fin dai suoi primi anni risulta essere vile e disonorevole, crudele, lascivo e dissoluto.
Si dice che a 12 anni entrò nella sua vasca da bagno, ma trovando l’acqua troppo fredda si arrabbiò così tanto, che ordinò di buttare il povero schiavo, colpevole di aver preparato la vasca, nella fornace.
Fortunatamente l’uomo a cui era stato ordinato questo orribile gesto, bruciò solo una pelle di pecora nella fornace, per far credere al piccolo Commodo irato che l’ordine era stato eseguito.
Nonostante la saggezza di Marco Aurelio, sarà proprio lui a interrompere la tradizione di adottare come successore un personaggio meritevole del ruolo di imperatore, e nominerà come successore suo figlio Commodo.
Il 12 ottobre 166, Commodo viene nominato Cesare insieme al fratello minore (un altro fratello) Vero Cesare, ma quest’ultimo muore nel 169, perciò l‘unico figlio superstite rimane Commodo.
Nell’aprile del 175 Avidio Cassio, governatore della Siria, si dichiara imperatore in seguito alla falsa notizia della morte di Marco Aurelio.
Durante i preparativi per la campagna contro Cassio, il principe Commodo assume la sua toga virile sul fronte del Danubio il 7 luglio 175, entrando così ufficialmente nell’età adulta.
La toga virilis veniva indossata dai giovani romani (maschi) verso i 16 anni per fare il primo ingresso nel foro, era un rito di passaggio dalla adolescenza alla maturità.
Marco Aurelio porta suo figlio della campagna contro i Germani e sconfigge i Marcomanni, i Sarmati, i Vandali, i Quadi e libera dalla schiavitù i Pannoni.
Cassio, invece, viene ucciso da uno dei suoi centurioni prima di iniziare la campagna contro di lui.
Commodo poi accompagna il padre in un lungo viaggio nelle province orientali, durante il quale visita Antiochia.
L’imperatore e il figlio si recano quindi ad Atene, e infine tornano a Roma nell’autunno del 176.
Marco Aurelio è stato il secondo imperatore dopo Vespasiano ad avere un figlio proprio, e sembra fosse sua intenzione che Commodo divenisse il suo erede.
Il 27 novembre 176 Marco Aurelio conferisce a Commodo il titolo di Imperator, e nel 177, il titolo di Augusto, quindi co-imperatore insieme a lui.
Attribuisce cioè al figlio la sua stessa posizione, e formalmente condividerà il potere con lui.
Il 23 dicembre dello stesso anno, Commodo ottiene la tribunicia potestas.
Il 1º gennaio 177 Commodo diventa console per la prima volta, a 15 anni, è il più giovane console nella storia romana fino a quel momento.
Sempre in questo periodo Commodo sposa Bruzia Crispina.
Bruzia e Commodo non avranno mai figli, questo in futuro porterà alla fine della dinastia Antonina e all’ascesa dei Severi.
In seguito Commodo accompagna suo padre sul Danubio nel 178 contro i barbari.
Qui Marco Aurelio muore il 17 marzo 180, lasciando imperatore il diciannovenne Commodo.
LUCILLA (sorella maggiore di Commodo)
Anna Aurelia Galeria Lucilla (Roma, 7 marzo tra il 148 e il 150 – Capri, 182), segno dei pesci.
Era la seconda figlia femmina e terza tra i figli di Marco Aurelio e di sua moglie Faustina Minore, e sorella maggiore di Commodo.
Lucilla nel 161, viene promessa in sposa a Lucio Vero, che suo padre aveva associato al trono come co-imperatore, e lo sposò a Efeso nel 164 e ricevendo in occasione del matrimonio il titolo di Augusta.
Lucilla da a Lucio Vero tre figli: due femmine ed un maschio, Lucio Vero (il bambino che sta nel film il Gladiatore).
Sia la figlia maggiore che Lucio Vero moriranno giovani (mentre nel film “il Gladiatore II” è vivo ed è il protagonista)
Lucilla è una donna rispettabile ed influente, che tiene a dar lustro del suo status.
Trascorreva molto tempo a Roma mentre suo marito Lucio era nelle province per adempiere ai suoi doveri di co-regnante.
Ma alla fine Lucio morì nel 169, forse di peste Antonina.
Poco tempo dopo, Marco Aurelio la obbligherà a sposare Tiberio Claudio Pompeiano Quintiniano, un cittadino romano nato in Siria, che fu due volte console e politicamente alleato di suo padre.
Lucilla e sua madre erano contrarie a questo matrimonio, in quanto Quintiniano era un uomo anziano e Lucilla preferiva un uomo più giovane.
Ma non ci fu niente da fare, Lucilla sposò Pompeiano, e intorno al 170 gli diede un figlio chiamato Pompeiano.
Lucilla e suo marito Pompeiano erano con Marco Aurelio quando questi morì il 17 marzo del 180 .
Adesso ogni speranza di Lucilla di diventare nuovamente imperatrice era ormai persa…
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LA MORTE DI MARCO AURELIO
Come abbiamo visto, Marco Aurelio aveva già associato Commodo al trono, ma come è morto?
E’ stato davvero ucciso da Commodo, il suo stesso figlio, come si vede nel “Gladiatore”?
Secondo La Historia Augusta, quando Marco Aurelio iniziò ad ammalarsi (forse di peste) in piena campagna militare, chiamò suo figlio Commodo che aveva all’epoca diciannove anni, gli pregò innanzitutto di non pensare con leggerezza a ciò che restava della guerra, per non sembrare un traditore dello Stato.
Poi desideroso di morire, si trattenne dal mangiare e dal bere, aggravando così la sua malattia. Il sesto giorno Marco Aurelio chiamò i suoi amici e disse loro “perché piange per me, invece di pensare alla pestilenza e alla morte che è la sorte comune a tutti noi?”.
E quando stavano per ritirarsi, Marco disse “se ora mi concedete di andare, vi saluto e vado.”
Quando gli fu richiesto a chi raccomandava suo figlio rispose: “a voi, se si dimostra degno, e agli dei immortali”.
Il settimo giorno Marco Aurelio ammise solo suo figlio Commodo nel suo letto, mandandolo via subito temendo che si prendesse il morbo.
“E quando suo figlio se ne fu andato, si coprì il capo come se volesse dormire e durante la notte ispirò. “
Secondo Cassio Dione nella sua Storia Romana, Marco Aurelio benché fosse effettivamente malato non morì a causa della malattia, bensì a causa dei medici che, come lui stesso dice di aver sentito, volevano favorire l’ascesa di Commodo.
Quando Marco Aurelio si trovò in punto di morte, “raccomandò Commodo ai soldati, non voleva infatti che si credesse che egli fosse morto a causa di lui.”
E al tribuno militare che gli chiedeva la parola d’ordine, disse: “rivolgiti al sole nascente, poiché Io sto già tramontando”.
Quindi In entrambe le versioni sembrerebbe che non sia stato Commodo a eliminare fisicamente il padre.
Qualunque sia la verità, l’imperatore Marco Aurelio morì il 17 marzo del 180 dopo diciannove anni di regno.
IL REGNO DI COMMODO
Cassio Dione, senatore contemporaneo di Commodo, dice che “il nuovo imperatore non era malvagio per natura, tuttavia la sua grande debolezza di carattere la sua codardia lo rendevano succube delle persone che frequentava e a causa di questo mutò la sua indole che divenne violenta e sanguinaria.“
Commodo ha diciannove anni quando muore suo padre.
La prima cosa che è Commodo fa, come da tradizione, è avviare le pratiche per divinizzare la figura del padre.
Marco Aurelio quindi diventa uno degli dei romani protettori della città e dell’Impero Romano.
Commodo da anche il via alla costruzione della colonna di Marco Aurelio dedicata alle imprese del padre e che ancora oggi possiamo ammirare a Roma a piazza Colonna.
Dopodiché, sempre seguendo quelle azioni che normalmente si fanno per assicurarsi il potere, Commodo da una serie di elargizioni straordinarie ai pretoriani, ai legionari, ai senatori, e da una serie di grandi concessioni ai politici più eminenti per consolidare il suo potere.
Adesso però deve decidere cosa fare delle campagne militari che il padre stava conducendo contro le tribù germaniche.
Ebbene Commodo abbandona subito la guerra, si sottomette alle condizioni del nemico e poi torna a Roma.
Giunto a Roma guidò il corteo Trionfale con Saoterus, suo compagno di “depravazione”, e alto ufficiale da Nicomedia, seduto sul suo carro e di tanto in tanto si voltava e lo “baciava apertamente”.
Quando giunse a Roma tiene un discorso al Senato, nel quale rilascia diverse “dichiarazioni puerili”, raccontando anche, in elogio a se stesso, che una volta, durante un’uscita a cavallo, aveva salvato suo padre il quale era caduto dentro una profonda pozza di fango.
Queste erano le storie di cui va glorificandosi.
Commodo beveva fino all’alba e dilapidava le risorse dell’Impero Romano, mentre la sera si aggirava per taverne e bordelli.
Mandò a governare le province e i suoi compagni di delitto o uomini che erano raccomandati a lui da criminali.
Inutile dire che Commodo diventa subito detestato dal Senato.
IL “REGNO” DI SAOTEROS
A Commodo non gli andava di governare, quindi delegò la gestione dell’impero a Saoteros.
Ma i Prefetti della guardia vedendo che a istigare il comportamenti inadeguati di Commodo era Saoterus, il cui potere il popolo romano non poteva sopportare, ordirono un piano per eliminarlo e scortarono Saoteros lontano dal palazzo con il pretesto di un sacrificio e poi lo assassinarono.
Ma quest’ atto fece infuriare incredibilmente Commodo che fece giustiziare tutti.
LA CONGIURA DI LUCILLA CONTRO COMMODO
Visti i comportamenti depravati e insensati di Commodo, iniziano da subito i primi complotti per eliminarlo.
Un complotto viene guidato da Quadrato e Lucilla, sorella di Commodo, moglie di Claudio Pompeiano, che convince suo marito ad assassinare l’odiato fratello.
Lucilla in realtà detestava suo marito Pompeiano per questo lo persuase a tendere insidie a Commodo, ma così non solo mandò in rovina il marito, ma anche se stessa.
Infatti il piano risultò un completo fallimento.
Pompeiano si avvicina a Commodo con la spada sguainata, ma si fa subito scoprire urlando queste parole: “questo pugnale te lo manda il Senato”, così facendo tradì il complotto, e non riuscì a eliminare Commodo.
Ovviamente Commodo fa giustiziare tutti quelli implicati nella congiura compreso Pompeiano, Quadrato e altri mentre Lucilla viene cacciata in esilio nell’isola di Capri.
Un anno dopo Commodo spedirà un centurione a Capri per fare uccidere Lucilla.
IL “REGNO” DI PERENNIS (Tigidio Perenne)
Dato che a Commodo gli va ancora di governare l’impero Romano, delega tutti gli oneri di governo a Perennis o Perenne, un prefetto del Pretorio.
Commodo smise di apparire liberamente in pubblico e non riceverà più messaggi se non erano per mano di Perennis.
Commodo si rinchiude nel suo palazzo tra banchetti e bagni insieme a 300 concubine, raccolte per la loro bellezza e scelte tra matrone e meretrici, e con altri 300 concubini, che aveva raccolto con la forza o comprato esclusivamente sulla base della bellezza fisica.
Commodo dedica tutto il suo tempo ai piaceri, senza minimamente curarsi dell’enorme responsabilità che il potere Imperiale richiede.
Si dice che abusò anche delle sue sorelle e cugine.
Scaccia da casa sua moglie Crispina, che aveva sorpreso In adulterio, e poi dopo averla forse esiliata a Capri, la fa uccidere.
Per suo ordine le sue concubine furono abusate davanti ai suoi occhi, e non fu esente dall’abusare anche giovani ragazzini di entrambi i sessi.
Nel frattempo Perennis si era assicurato tutto il potere: uccideva chiunque volesse, saccheggiava e violava ogni legge e si metteva in tasca tutto il bottino.
E le vittorie che i Generali ottenevano all’estero le faceva attribuire a suo figlio.
Ma anche il suo regno durò poco.
Dato che di fatto governava Perennis, ogni volta che accadeva qualcosa che deludeva le aspettative dei soldati, la colpa ricadeva su d lui.
I soldati quindi di stanza in Britannia decisero di uccidere Perennis e mandarono una parte di loro a Roma.
Presto Perennis viene dichiarato nemico dello Stato da Commodo e fatto a pezzi, vengono uccisi anche sua moglie, la sorella e i figli.
Al suo posto Commodo mise il liberto Cleandro, uno dei suoi cubicolari.
ll cubicolario (dal latino: cubicularius), è, letteralmente, “l’addetto alla camera da letto“. In origine, era così chiamato lo schiavo o il liberto addetto alla custodia della stanza da letto (il cubicolo, latino: cubiculum) del padrone romano.
Ma in epoca imperiale il cubicolario dell’imperatore divenne col tempo, il titolo di un particolare liberto dotato di ampi poteri, in virtù del proprio rapporto privilegiato con la persona dell’imperatore.
CLEANDRO
Con Cleandro Commodo commette delitti ancora più feroci, rispetto a quando aveva lasciato il potere a Perennis.
La corruzione dell’impero è a livelli altissimi, Cleandro comincia a vendere le cariche pubbliche: per la prima volta si contavano 25 Consoli in un solo anno, cosa mai avvenuta in precedenza, tra coloro che assunsero il consolato ci fu anche Severo (Settimo Severo che fu console nel 190 d.c) che in seguito diventerà imperatore.
Cleandro rastrella denaro da ogni parte ed accumula ricchezze di gran lunga superiore a quelle di ogni cubicolario che sia mai stato menzionato; molte di queste ricchezze le da a Commodo e alle sue concubine, molte altre le spende nella costruzione di case e di bagni, o in opere utili a privati cittadini.
Tuttavia anche Cleandro viene eliminato, questo perché il popolo non lo sopportava più.
Si era infatti diffusa una carestia piuttosto grave, che Dionisio, il Prefetto dell’annona (funzionario preposto alla supervisione dei rifornimenti di grano) lasciò propagare per indurre i Romani a uccidere Cleandro, considerato il responsabile.
Commodo viene avvertito di questo da Marcia, moglie di Quadrato, e ne fu così spaventato, che ordina l’uccisione immediata di Cleandro e di suo figlio.
Il fanciullo viene scagliato contro il pavimento e muore, mentre i romani, dopo aver preso il corpo di Cleandro, lo trascinano e lo straziano, portando in giro per tutta la città la sua testa infilzata su un palo.
Cleandro inoltre aveva abusato alcune concubine di Commodo e da esse aveva generato dei figli, lo spietato Commodo fece eliminare sia i figli, sia le madri.
La lista delle persone che Commodo fa eliminare è infinita.
Tra le varie uccisioni, ci fu quella del prefetto Giuliano, che Commodo era solito abbracciare e baciare in pubblico chiamandolo “padre” e quella di Giulio Alessandro quest’ultimo perché da cavallo aveva ucciso un leone col giavellotto.
Infine, fu ucciso anche Dionisio il prefetto dell’annona.
Si dice che Commodo fingeva i complotti contro la propria vita per avere una scusa per uccidere.
Amava inoltre uccidere bestie feroci all’interno della sua stessa tenuta.
IL NUOVO NOME DI ROMA
Commodo voleva ribattezzare Roma con il nome di “Colonia commodiana” o commodiana.
Perché desiderava che Roma apparisse come una sua colonia.
Quest’idea si dice fu ispirata in lui mentre ascoltava le lusinghe di Marcia, la sua concubina preferita.
Anche le legioni dovevano essere chiamate “commodiane” e “commodiano” il giorno in cui erano stati votati questi decreti.
Ribattezzò anche i mesi dell’anno in suo onore che divennero: Amazonio, invitto, fortunato, Pio, Lucio, Elio, Aurelio, Commodo, Augusto, Erculeo, romano, esuperatorio.
Si credeva un dio e si paragonava ad Ercole o Mercurio.
MARCIA
Marcia era amante di Marco Numidio Quadrato e, dopo l’uccisione di costui da parte di Commodo, diventa amante dello stesso Commodo.
Forse era di fede cristiana, e convinse Commodo a vietare le persecuzioni ai danni dei correligionari.
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Una volta Commodo fece finta di andare in Africa, in modo da poter ottenere i fondi per il viaggio, ma una volta presi li spese in banchetti e giochi.
Fa erigere statue di se stesso con gli ornamenti di Ercole e gli fa offrire sacrifici come a un Dio.
COMMODO L’IMPERATORE GLADIATORE
Commodo viene ricordato anche come l‘imperatore gladiatore perché adorava i giochi gladiatori.
Si dice che abbia partecipato a circa 735 combattimenti di gladiatori.
Uccise con le sue stesse mani migliaia di bestie feroci di ogni tipo, anche elefanti, e spesso davanti agli occhi del Popolo Romano.
Con le sue mani ammazzò una volta sola 5 ippopotami e in due giorni consecutivi, due elefanti, inoltre uccise del rinoceronti e una giraffa.
Ma sebbene sembrasse abbastanza vigoroso per tali imprese, in realtà era abbastanza debole e malato, si dice che aveva una crescita molto vistosa all’inguine e che il popolo di Roma poteva vedere il gonfiore attraverso le sue vesti di seta.
Commodo era anche paranoico: sebbene il popolo lo applaudisse regolarmente nei suoi frequenti combattimenti come se fosse un Dio, una volta si convinse che invece lo stavano deridendo, quindi un giorno ordinò che il popolo romano fosse sterminato nell’anfiteatro dai marinai che stendevano le tende dell’anfiteatro.
Quando combatteva come gladiatore in privato poteva uccidere qualcuno oppure limitarsi a tagliargli il naso, un orecchio o qualcos’altro, ma in pubblico combatteva senza armi e senza spargere sangue.
Prima di entrare nell’anfiteatro indossava una veste di seta con le maniche, bianca e trinata d’oro, mentre al momento dell’ingresso metteva un chitone purpureo ricamato d’oro, una clamide dello stesso colore alla maniera greca (Mantello corto di lana) una corona fatta di gemme indiane e d’oro, portando anche un caduceo araldico simile a quello di Mercurio.
Egli stesso entrava in anfiteatro con l’abito di Mercurio e dopo aver deposto gli altri paramenti dava inizio alla sua esibizione, indossando solo una tunica.
Durante la prima giornata di giochi uccise da solo 100 orsi colpendoli dall’alto, con le frecce, girando intorno alla banchina: l’anfiteatro, infatti, era stato interamente diviso da due strutture murarie con un tetto attorno alla quale si poteva girare e che si intersecavano a vicenda. I questo modo le bestie, distribuite in quattro sezioni, potevano essere colpite più facilmente a breve raggio da qualsiasi punto.
UNA GIORNATA TIPO DI COMMODO IN ANFITEATRO
Il resoconto di queste giornate all’anfiteatro ci viene dato proprio da Cassio Dione che si trovava lì.
Questo è quello che lui ci narra:
“Nel corso di una giornata Commodo scendeva nell’arena dei luoghi più elevati e abbatteva tutti gli animali da bestiame che li si avvicinavano ed anche quelli che gli venivano condotti o portati nelle reti, uccise inoltre una tigre, un ippopotamo e un elefante. Compiute queste uccisioni, si ritirava e in seguito, dopo pranzo, combatteva come gladiatore.
Si esibiva servendosi dell’armamento del cosiddetto Secutor, con uno scudo della destra e una spada di legno nella sinistra, e per questo motivo principalmente andava gloriandosi di essere mancino.
Con lui combatteva anche qualche atleta o un gladiatore armato di ferula (bastone).
Si attendeva infatti a tutte le regole cui erano sottoposti gli altri gladiatori, con la sola differenza che mentre questi scendevano nell’arena per una piccola somma di denaro, Commodo riceveva ogni giorno un milione di sesterzi dal fondo dei gladiatori.
Mentre lottava lo assistevano il prefetto Emilio Leto e il cubiculario Ecleto, dopo aver combattuto quel finto combattimento e, dopo aver vinto, li baciava bardato così com’era attraverso l’elmo.
Dopo di ciò prendevano a combattere gli altri gladiatori.
Una volta addirittura, poiché alcuni esitavano a dare la morte e i loro avversari, li fece legare insieme a questi e ordinò che combattessero tutti insieme.
Perciò combatterono l’uno contro l’altro così legati, ed alcuni uccisero perfino quelli che non stavano combattendo contro di loro, accalcati come erano a causa dell’affollamento del luogo.
Questo spettacolo così come Cassio Dione l’ha descritto durò 14 giorni, mentre Commodo combatteva i senatori presenziavano assiduamente insieme ai Cavalieri che gridavano tutto ciò che gli veniva ordinato cioè queste parole. “ signore sei tu il primo il più fortunato. Sei il vincitore e il vincitore sarai. Per sempre o Amazzonio tu sei il vincitore!”.
Si divertiva anche a terrorizzare i senatori minacciandoli sottilmente di morte, Cassio racconta che una volta Commodo dopo aver ucciso uno struzzo e avergli tagliato la testa si avvicinò al luogo in cui sedevano i senatori e tenendo la testa dello struzzo con la sinistra e la spada insanguinata con la destra non disse nulla ma soltanto scosse la testa sogghignando a indicare che avrebbe fatto la stessa cosa anche a loro.
Ma in seguito a questo episodio Commodo tranquillizzò i senatori in questo modo: quando fu sul punto di esibirsi di nuovo in combattimento gladiatorio ordinò ai senatori di entrare nell’anfiteatro indossando l’abito equestre e la lucerna, cosa che si fa solo quando è morto l’imperatore.
COMMODO E LA RELIGIONE
Praticò il culto di Iside e arrivò perfino a radersi la testa e a tenere una statua di Anubi.
Quanto ai devoti di Iside li costringeva a battersi il petto con delle pigne fino alla morte.
Mentre portava in giro la statua di Anubi, era solito percuotere le teste dei devoti di Iside con il volto della statua”.
Nella sua passione per la crudeltà, ordinò che ai devoti di Bellona fosse tagliato un braccio.
I “DIVERTIMENTI” DI COMMODO
Si divertiva a vestirsi da donna o con una pelle di leone a prendere a mazzate leoni e molti uomini.
Vestiva da giganti alcuni uomini zoppi mentre ad altri uomini che non potevano camminare gli fece avvolgere le loro gambe dal ginocchio in giù con bende per farli sembrare serpenti, dava loro delle spugne da lanciare al posto delle pietre e li uccideva percuotendoli con una clava come se fossero dei giganti.
Era distruttivo anche nei suoi momenti umoristici, ad esempio una volta vide un uomo che aveva, tra i capelli neri, dei capelli bianchi simili a vermi, quindi fece mettere questi degli uccelli sulla testa al pover uomo. Gli uccelli gli beccarono la testa fino a ucciderlo.
Alcuni uomini per burla li soprannominava “con un occhio solo” o “con un piede solo”, quando lui stesso gli aveva cavato l’occhio o tagliato il piede…
Si divertiva anche a fare il dottore, soprattutto il chirurgo, arrivando a dissanguare a morte gli uomini con i bisturi.
Teneva tra i suoi servi alcuni uomini che prendevano il nome dalle parti intime di entrambi i sessi, e su questi gli piaceva dare baci.
Aveva anche in sua compagnia un uomo con un membro maschile più grande di quello della maggior parte degli animali, che chiamò Onos. Trattò quest’ultimo con grande affetto, lo fece persino ricco e lo nominò al sacerdozio delle Ercole rurale.
Dissacava i riti di Mitra con un vero e proprio omicidio, sebbene fosse consuetudine fingere di fare un sacrificio o fare qualcosa che producesse un impressione di terrore.
Chiunque lo scherniva veniva gettato in pasto alle bestie.
Ordinò di gettare alle belve un uomo che aveva semplicemente letto un libro contenente la vita di Caligola, ma poiché Caligola e lui avevano lo stesso compleanno, Commodo adirato lo fece uccidere.
Entrava nei templi degli Dei contaminato con adulteri e sangue umano.
Commodo sostituì inoltre la testa del colosso di Nerone con la sua scrivendo sul piedistallo un’iscrizione.
COMMODO E LE CORSE DI CAVALLI
Commodo in un pomeriggio fece svolgere 30 corse di cavalli nell’arco di 2 ore.
Questa fu una delle cause principali per cui era corto di denaro.
Comodo non guidava mai i cocchi in pubblico tranne qualche volta di notte, si vergognava di farsi vedere in azione, mentre nelle sue proprietà lo faceva assiduamente indossando la divisa verde.
Spendeva la maggior parte del denaro per gli spettacoli.
LA NEGLIGENZA DI COMMODO
Durante il suo regno furono vinti i Mori e i Daci, e la pace fu stabilita nella Pannonia, ma tutto grazie ai suoi legati poiché tutti gli affari ufficiali erano svolti da altri.
A causa della sua negligenza sorse una grande carestia in Roma, ma non perché vi fosse una scarsità di raccolti, ma semplicemente perché coloro che allora governavano lo Stato, al posto di Commodo, saccheggiano le provviste di cibo.
Questa pestilenza, la più grande di cui Cassio Dione fu a conoscenza, uccise a Roma in un solo giorno circa 2000 persone. Molti altri invece morirono per mano di uomini malvagi non solo in città, ma praticamente in tutto l’impero: costoro, Infatti intrisi piccoli aghi in micidiali veleni, se ne servivano, su compenso, per avvelenare altre persone. Questo stesso maleficio era stato praticato anche ai tempi di Domiziano.
Commodo si rivelava per i romani più funesto di qualsiasi pestilenza e di ogni sciagura.
La corruzione era sempre dilagante: in cambio di denaro Commodo, concedeva un cambiamento di pena, l’attenuazione dei torti e la sostituzione di un condannato a morte con un altro.
Per ingraziarsi il popolo Commodo gli faceva frequenti e la ricezione di denaro circa 725 denari ciascuno.
Fece giustiziare i suoi cubicolari senza alcun rimorso anche se tutto ciò che avevano fatto era stato per suo volere.
Infine ordinò che i senatori (di cui faceva parte Cassio Dione che ne fu testimone), le loro mogli e i loro figli pagassero nel giorno del suo compleanno, due monete d’oro ciascuno a titolo di una sorta di primizia, (come se Commodo fosse un Dio) e che i senatori di tutte le altre città versassero cinque denari a testa.
Tutti i fondi che lui sperperò in caccia e in combattimenti gladiatori.
Insomma ormai Commodo è detestato da tutti e il momento della sua fine si avvicina.
L’ULTIMA CONGIURA
Alla fine Quinto Emilio Leto prefetto della guardia, Ecletto segretario personale di Commodo, Marcia la sua concubina e altri congiurati si alleano per eliminare Commodo.
Durante un grande banchetto gli danno del veleno dentro della carne di bue (in altre versioni nel vino), ma Commodo vomita una parte del cibo e sospetta subito di un attentato alla sua vita e prese a lanciare minacce.
A quel punto i congiurati lo fanno strangolare in bagno dal suo atleta (o un gladiatore) Narcisso, con cui era abituato a fare esercizio.
Il popolo e il Senato chiedono che il suo corpo sia trascinato con l’uncino e gettato nel Tevere, in seguito tuttavia per ordine di Pertinace, il corpo straziato di Commodo viene portato al Mausoleo di Adriano.
Il suo nome viene cancellato da tutti i registri pubblici e privati e i mesi tornano a chiamarsi coi loro nomi, e le sue statue vengono abbattute.
Questa è la fine di Commodo il quale regnò 12 anni nove mesi e 14 giorni.
Se vi interessa ho realizzato anche un video sulla vita di Commodo che potete trovare qui
Bibliografia:
Cassio Dione, Storia Romana, volume ottavo (Libri LXVIII-LXXII), Milano, Bur Rizzoli, 2018
Historia Augusta, Terrazza Piemonte, LemboEditore.