TUTTO SUL PROCESSO A GILLES DE RAIS, SERIAL KILLER MEDIEVALE
Ciao Domini!
Benvenuti in questo nuovo post!
Oggi parliamo del processo a Gilles de Rais, il serial killer medievale più famoso al mondo.
Questo é il secondo e ultimo post sulla vita di questo terribile serial, se volete conoscere nei dettagli tutta la storia di Gilles fino al suo arresto, vi lascio il link della prima parte qua sotto ⬇️
Eravamo rimasti alla caduta di Gilles.
Gilles era ormai caduto in disgrazia:
Si era messo contro la Chiesa, perché aveva aggredito un chierico, era andato contro il re Carlo VII, che gli aveva proibito di continuare a sperperare il denaro, e infine era andato contro il Duca di Bretagna, di cui Gilles stesso era vassallo, perché il castello che si era ripreso con la forza dal chierico, era stato venduto proprio al Duca di Bretagna.
Insomma Gilles in una botta sola si era fatto tre potenti nemici decisi a farlo fuori.
INIZIO DELLE INDAGINI
Ormai il meccanismo della Giustizia si era messo in moto, e il Vescovo di Nantes, Jean de Malestroit, che era anche il cancelliere del Duca di Bretagna, iniziò a condurre segretamente le prime indagini su Gilles.
Jean de Malestroit è un personaggio molto importante in questa vicenda perchè sarà lui a presiedere il processo ecclesiastico di Gilles de Rais nell’Ottobre 1440 a Nantes.
LA CITTA’ DI NANTES
All’epoca era la sede dei Duchi di Bretagna, prima dell’annessione del ducato e della città alla Francia.
La città di Nantes oggi è un comune francese di 320 732 abitanti, capoluogo del dipartimento della Loira Atlantica e della regione dei Paesi della Loira.
Ma torniamo alla nostra storia.
Il vescovo Jean de Malestroit decise quindi di fare una visita pastorale a Nantes, seguita da un’indagine segreta.
Oggi la chiameremo indagine preliminare e raccolta di informazioni presso il vicinato.
Un tempo si chiamava inquisitio infamiae.
La procedura partiva generalmente da un moltiplicarsi di denunce o dal diffondersi di una cattiva reputazione, (fama in latino) che per essere presa nella dovuta considerazione doveva essere confermata attraverso testimonianze di gente per bene e di qualche peso.
Le informazioni vennero raccolte nei pressi di tutte le residenze di Gilles, ovvero presso la parrocchia di Notre Dame, Saint- Denis, Saint-Vincent, Sainte Croix de Nantes, Saint Similien e Saint Clement hors les murs.
Questa ricerca di testimoni era giustificata, perché da qualche tempo correva voce che nel castello di Gilles e nei suoi dintorni sparissero dei bambini.
Ovviamente la vita nei castelli medievali comprendeva la presenza di un gran numero di bambini e giovani adibiti alle mansioni di scudieri, paggi, aiutanti, garzoni di stalla, addetti ai cani da caccia del padrone, galoppini, sguatteri e servi di ogni sorta.
E Gilles possedeva numerosi Castelli e un bambino entrato nel castello di Machecoul poteva servire più tardi in un altro Castello, quindi era frequente lo spostarsi di questi giovani.
Tra di essi vi era certamente un contingente abituale di bambini fuggiti da casa, di orfani in cerca di un tetto, o di rifugiati dalle varie parti della guerra.
Tuttavia alcuni genitori in lacrime si rivolsero a Jean de Malestroit raccontando una storia diversa…
Nello specifico furono sette donne e un uomo a chiedere aiuto al vescovo di Nantes e tutti erano vittime di rapimenti di figli.
Questi genitori vennero ascoltati dal vescovo e permisero a quest’ultimo di acquisire una certezza.
Dalla lettera del Vescovo di Nantes datata 30 luglio 1440:
Il nobiluomo messere Gilles de Rais, cavaliere, signore del detto luogo e barone, nostro suddito e nostro giudicabile, con il concorso di certi suoi complici, aveva sgozzato, ucciso e massacrato in modo odioso numerosi fanciulli innocenti, che aveva praticato con detti fanciulli la lussuria contro natura e il vizio di sodomia, sovente fatto e fatto fare l’orribile evocazione dei demoni, aveva a questi sacrificato e fatto patti con essi, e perpetrato altri enormi crimini entro i confini della nostra giurisdizione.
Per Gilles stavano iniziano i guai:
L’infanticidio era punito con la pena di morte.
La “Lussuria contro natura” o sodomia erano entrambe punite con la morte, in particolare i sodomiti erano condannati a essere arsi.
Ma attenzione, a quanto pare in Francia, all’epoca, nei processi politici, si ricorreva spesso all’accusa di sodomia per riempire atti di accusa vuoti.
E molto spesso le accuse di magia nascondevano di fatto dei processi politici.
Non dimentichiamoci infatti che l’accusa iniziale era di ribellione contro il principe, poi si aggiunsero le accuse di rapimenti di bambini, cui sodomia, stregoneria ecc!
L’evocazione del diavolo o magia nera, chiamata anche idolatria e negromanzia, (parola che in origine significava “evocazione dei morti”), era ben nota agli inquisitori, ed era già stata ufficialmente condannata dai Dottori della facoltà di teologia dell’Università di Parigi il 19 settembre 1398.
Per la Chiesa quindi cercare familiarità e amicizia dal demonio attraverso le arti magiche, i malefici e gli incantesimi era un gravissimo peccato perché il demonio è un nemico mortale inconciliabile di Dio e degli uomini.
Ricordiamo che Gilles stesso aveva cercato con i suoi Alchimisti sia di creare la pietra filosofale, sia di effettuare evocazioni di demoni per pagare i suoi debiti.
Ma una domanda sorge spontanea: Perché il vescovo aveva aspettato così tanto, quattordici anni secondo l’atto d’accusa, per dare ascolto alle lagnanze del suo gregge degli abitanti di Nantes, città dove lui stesso era Pastore?
I loro parrochi dovevano essere al corrente di tutto quello che succedeva, così come i vicini di casa e, perché no, le autorità.
Però nessuno sembra averne parlato, e nemmeno essere stato avvertito.
L’abate Bossard, che si è posto le stesse domande, aveva concluso che nessuno si era mai esposto finora per paura di una ripercussione di Gilles nel loro confronti, visto che era uno dei più potenti signori di Francia, nonché Vassallo del Duca di Bretagna e Maresciallo di Francia, ovvero un uomo al di sopra delle leggi e che solo la Chiesa e il re potevano sconfiggere.
Ma allora perché nella lettera di questo vescovo non viene menzionato il doppio sacrilegio di aver violato una chiesa, e maltrattato un ecclesiastico, un’accusa gravissima?
E ancora, i genitori si erano lamentati con il vescovo di Nantes della sparizione dei loro figli, ma il vescovo ha aggiunto che Gilles evocava il diavolo, offriva sacrifici, ed eliminava bambini, ma come aveva avuto queste informazioni, che erano note solo alla cerchia ristretta degli “intimi” di Gilles?
Si trattava della cattiva reputazione di Gilles o di qualcos’altro?
Ma chi sono questi “intimi” di Gilles?
GLI INTIMI DI GILLES (Le immagini sono puramente a scopo illustrativo generate con A.I di Canva)
GILLES DE SILLE’ (cugino di Giles)
ROBERT DE BRIQUEVILLE (cugino di Giles)
HENRIET GRIART
ETIENNE CORRILLAUT detto POITOU
FRANCESCO PRELATI chierico italiano alchimista
EUSTACHE BLANCHETT un sacerdote
Francesco Prelati, un “italiano” alla corte di Gilles
Francesco Prelati (Montecatini Alto, 1414 circa – Angers, 1446), l’ alchimista più famoso di Gilles de Rais, nacque nel borgo di Montecatini Castello, nella repubblica di Firenze, si ritirò giovanissimo in un cenobio di Arezzo con l’approvazione del vescovo.
Presto, però, mise da parte il percorso religioso e fu iniziato, a Firenze, alla negromanzia e ricerca della pietra filosofale dal noto medico Giovanni Fontanel.
Quando Gilles de Rais iniziò cercare il modo di trasformare il piombo in oro, il suo cappellano personale Eustace Blanchet, consigliato da un certo Guglielmo da Montepulciano, contattò Francesco che subito raggiunse il castello di Tiffauges, nel ducato di Bretagna, residenza preferita di Gilles, nel maggio 1439
LA PROBABILE CONFESSIONE DI BLANCHETT
Dunque dopo aver “conosciuto” gli intimi di Gilles, quale di loro può aver confessato gli atti di negromanzia e sodomia?
Si può è ipotizzato che Blanchett possa aver negoziato la propria immunità in cambio di una confessione completa, questo perché era un sacerdote, bretone, più vecchio di tutti e a quanto pare, il più scaltro.
In quanto uomo di chiesa, Blanchett non poteva ignorare che l’evocazione dei demoni era considerata eresia.
Blanchett potrebbe aver fornito informazioni sulle vocazione del diavolo del quale era sicuramente a conoscenza poiché era stato lui a far venire al Castello di Tiffauges Francesco prelati, il chierico italiano che si dilettava in questa Arte del 1439-40.
Ora, l’implicazione di Blanchett era certa, ma era un sacerdote, quindi uomo di chiesa e una sua eventuale condanna avrebbe sicuramente fatto una cattiva impressione.
Ecco perché probabilmente era il più adatto a collaborare con la giustizia ecclesiastica e siccome apparentemente non aveva partecipato agli omicidi dei bambini, benché fosse al corrente di tutto quello che accadeva, Blanchett riuscì a trovare una via di scampo ed evitare il rogo.
L’INCHIESTA CONTINUA
Dopo la sua prima lettera segreta del 30 luglio le informazioni del vescovo di Nantes si erano arricchite: Gilles de Rais adesso era colpevole di eresia.
Il vescovo ricorse anche ad alcuni dottori dell’Università, specialisti in diritto canonico e civile.
L’INQUISIZIONE
L’Inquisizione (dal latino inquisitio, “indagine, ricerca”) era l‘istituzione ecclesiastica fondata dalla Chiesa cattolica per indagare, mediante un apposito tribunale, i sostenitori di teorie considerate contrarie all’ortodossia cattolica (le cosiddette eresie).
Storicamente, l’Inquisizione si può considerare stabilita già nel Concilio presieduto a Verona nel 1184 da papa Lucio III e dall’imperatore Federico Barbarossa, con la costituzione Ad abolendam diversarum haeresium pravitatem per poi essere in seguito “perfezionata”.
L’INCHIESTA SECOLARE
Anche la giustizia secolare, quindi la giustizia laica, si era attivata in concomitanza a quella clericale.
La giustizia secolare era rappresentata da Pierre de Hopital, che aveva patrocinato un’inchiesta condotta da un gruppo capitanato dal chierico John de Toucheronde.
FINE DELL’INCHIESTA PRELIMINARE
L’inchiesta preliminare e segreta si concluse il 13 settembre, quando il vescovo di Nantes mandò una lettera circolare al clero ai notabili e agli scrivani pubblici di Nantes, annunciando che avrebbe citato davanti alla sua Corte di Giustizia Gilles de Rais per i crimini seguenti:
“…aveva ucciso, sgozzato e massacrato numerosi fanciulli innocenti in modo inumano, e commesso con loro, contro natura, l’abominevole ed esecrabile peccato di sodomia, in diverse maniere e con inaudite perversità, che non possono attualmente essere spiegate in ragione del loro orrore, ma che verranno denunciate in latino a tempo e luogo opportuni; che aveva numerose e ripetute volte praticato l’orribile evocazione dei demoni e badato a che essa venisse praticata; che aveva sacrificato e fatto offerte a questi medesimi demoni, con loro concluso patti e malvagiamente perpetrato altri crimini e delitti, professando l’eresia dottrinale in spregio alla maestà divina, nella sovversione e nella deformazione della nostra fede, offrendo a molti un pernicioso esempio.
Tra il 18 settembre e l’8 ottobre vennero interrogate non meno di 82 persone di Nantes e della Vandea, le cui deposizioni vennero trascritte nel processo civile.
Le loro testimonianze, così come le confessioni di Henriet Griart e di Poitou, convergevano.
Tutti accusavano Gilles de Rais e i suoi servi.
Vennero accusate anche due donne che gli procacciavano i bambini.
Perrine Martin, detta Meffraye e Tiphaine Branchu
L’ARRESTO DI GILLES DE RAIS E DEI SUOI COMPLICI
Fu così che il 15 settembre 1440 Gilles de Rais e i suoi intimi vennero arrestati:
Sillé e Briqueville, riuscirono a fuggire, mentre gli altri quattro furono arrestati insieme a Gilles, comprese le due donne procacciatrici di bambini.
L’arresto venne eseguito dalla giustizia secolare e il castello di Machecoul, dove si trovava Gilles al momento dell’arresto venne perquisito.
Questo castello venne perquisito ma i soldati trovarono solo cenere (ricordatevi di questa cosa), mentre nella casa in cui dormivano Francesco Prelati e Eustache Blanchett venne rinvenuta una camiciola da bambino insanguinata.
Una prova esigua, ma comunque una prova.
TESTIMONIANZA DELLA SCOMPARSA DI UN BAMBINO DI DIECI ANNI (18 settembre 1440)
INCHIESTA DEI COMMISSARI DEL DUCA DI BRETAGNA
La testimonianza è stata resa da Peronne Loessart, madre di un bambino di dieci anni scomparso, e da tre vicini della madre del bambino scomparso.
18 settembre 1440. Inchiesta per provare, se possibile, che il suddetto Lord de Rais e i suoi seguaci, i suoi complici, hanno portato via un certo numero di bambini piccoli, o altre persone, e li hanno fatti rapire, li hanno abbattuti e uccisi, per avere il loro sangue, cuore, fegato o altre parti simili, per farne un sacrificio al Diavolo, o per fare altre stregonerie, su questo argomento ci sono numerose lamentele. Questa indagine è stata condotta da Jean de Touscheronde, nominato dal Duca, nostro Sovrano Signore.
PERONNE LOESSART (madre del bambino scomparso), residente a La Roche-Bernard, depone sotto giuramento che due anni fa questo settembre il suddetto Lord de Rais, di ritorno da Vannes, venne ad alloggiare nel suddetto luogo di La Roche-Bernard presso la casa del suddetto Jean Colin, e vi trascorse la notte. La testimone viveva allora proprio di fronte alla locanda del suddetto Jean Colin. Aveva un bambino di dieci anni che frequentava la scuola, il che attirò uno dei servi del suddetto Lord de Rais, di nome Poitou.
Questo Poitou venne a parlare con la suddetta Peronne, chiedendole di lasciare che il bambino vivesse con lui; lo avrebbe vestito molto bene e gli avrebbe fornito molti vantaggi, mentre il bambino, da parte sua, sarebbe stato fonte di numerosi benefici anche per Poitou. Al che la suddetta Peronne gli disse che aveva tempo da aspettare per beneficiare di suo figlio, e che non lo avrebbe tolto dalla scuola. Il detto Poitou la assicurò su questo punto e promise solennemente che avrebbe preso suo figlio e lo avrebbe mandato a scuola, e che avrebbe dato cento soldi a questa Peronne per un vestito. Sicura della sua promessa, lei gli permise di portare via il bambino.
Non molto tempo dopo, Poitou le portò quattro sterline per il vestito. Lei gli disse che mancavano venti soldi; lui negò, dicendo che le aveva promesso solo quattro sterline. Lei gli disse allora che da questo sapeva che avrebbe avuto difficoltà a mantenere le altre promesse perché gli mancavano già venti soldi. Le disse di smetterla di preoccuparsi così tanto, che avrebbe dato a lei e al suo bambino molti altri regali. Poi condusse via il detto bambino, conducendolo da Jean Colin, l’oste del detto Signore. E così, il giorno seguente, mentre Gilles de Rais stava lasciando la detta locanda, questa Peronne gli chiese del suo detto bambino, che era con lui; ma il Signore de Rais non rispose affatto. Ma si rivolse al detto Poitou, che era lì, e disse che il bambino era stato scelto bene, e che era bello come un angelo. Il detto Poitou rispose allora che non c’era stato nessuno tranne lui a fare la scelta, e il detto Signore gli disse che non aveva mancato di scegliere bene. Non molto tempo dopo, il bambino partì con il detto Poitou in compagnia del detto Signore, cavalcando un pony che il detto Poitou aveva comprato da Jean Colin. Da allora, questa donna non ha più avuto notizie di lui; non ha sentito nessuna parola su dove potesse essere il suo detto bambino, e non lo ha visto in compagnia del detto Signore che era passato nel frattempo dal detto luogo di La Roche-Bernard.
E da allora non ha più visto il detto Poitou al seguito del detto Signore. Quelli degli uomini del detto Signore a cui ha chiesto dove fosse suo figlio le hanno detto che si trovava a Tiffauges o Pouzauges.
Seguono testimonianza dei vicini della signora..
Fonte: Georges Bataille. Il processo di Gilles de Rais (Amok Books, 2004) (pp. 253-255) (traduzione di Richard Robinson)
INIZIO DEL PROCESSO
PRIMA SEDUTA (19 settembre)
Lunedì 19 settembre avvenne la prima comparizione di Gilles davanti ai giudici del tribunale installato nella sala grande del Castello della Tour Neuve a Nantes.
Accusato di eresia dal Procuratore, Gilles chiese di essere giudicato dal vescovo e dall’inquisitore della Bretagna “per scagionarsi da simili accuse”.
SECONDA SEDUTA (28 settembre)
La seconda seduta ebbe luogo nel palazzo vescovile di Nantes.
Il tribunale era preceduto dal vescovo di Nantes, con quattro segretari notai pubblici che trascrivevano i dibattiti.
Questa volta Gilles non era presente e il Tribunale procedette all’audizione dei testimoni a carico.
I testimoni ascoltati erano 10, gli otto già menzionati e altre due la cui testimonianza era vaga.
Di questi dieci solo il secondo testimone sospettava “ Il detto signore de Rais e i suoi complici di essere stati e di essere scientemente responsabili della scomparsa dei detti Fanciulli e del loro assassinio”.
TERZA SEDUTA (8 ottobre)
Stavolta era presente anche Gilles e qui i testimoni ripeterono le loro accuse davanti a lui “con grande clamore, dolorosamente e in lacrime”, Gilles però dichiarò che le accuse erano false e accusò i giudici.
Gilles assicurò di “essere stato battezzato e di essere stato ed essere un vero Cristiano”.
Il promotore allora gli chiese di prestare giuramento sul fatto di aver detto la verità, come aveva appena fatto, ma Gilles anche se minacciato di scomunica rifiutò di prestare giuramento.
Perchè lo fece?
IL PROBLEMA DEL GIURAMENTO
Sappiamo che anche Giovanna D’Arco si era rifiutata di prestare giuramento ai giudici durante il processo, i quali ovviamente sospettavano che questo rifiuto fosse dettato dall’eresia.
Il problema del giuramento in realtà era molto complesso perché l’Antico Testamento lo accettava davanti a Dio e puniva severamente di spergiuri, mentre il Nuovo Testamento lo vietava, come anche la regola di San Benedetto.
Durante il medioevo, però, il giuramento era diventato una procedura corrente sia in ambito pubblico che privato.
Bisogna forse credere che Giovanna D’Arco e Gilles de Rais abbiano fatto proprio il consiglio di Gesù “non giurate, né per il cielo, né per la terra, né per qualsiasi altra cosa”; ma il vostro sì sia sì e il vostro No no.” (Matteo)
Oppure semplicemente Gilles era in cattiva fede?
Sta di fatto che di fronte a questo rifiuto i giudici decisero di aggiornare la seduta.
QUARTA SEDUTA (13 ottobre)
In questa data venne letto l’atto di accusa che conteneva 49 punti, e una conclusione che non lasciava via di scampo all’imputato.
Nell’articolo 15 si formulavano i risultati di diverse inchieste Segrete e pubbliche, riportate dalle voci che correvano, secondo cui i bambini scomparsi della città e della diocesi di Nantes:
Erano stati rapiti dal suddetto Gilles de Rais, accusato, da Gilles de Sillé, da Roger de Briqueville, da Henriet Griart, da Étienne Cor- rillaut, altrimenti detto Poitou, da André Buchet, da Jean Rossignol, da Robin Romulart, da tale Spadine, e da Hicquet de Brémont, amici e abituali commensali del detto Gilles de Rais, accusato, e che da loro quei fanciulli erano stati inumanamente sgozzati, uccisi e in seguito squartati e bruciati, nonché turpemente torturati; che il detto Gilles de Rais, accusato, aveva i corpi di cotesti fanciulli immolato ai demoni in modo condannabile; che secondo numerosi altri, il detto Gilles de Rais aveva evocato i demoni e gli spiriti maligni e a questi aveva sacrificato, e che con i detti fanciulli, sia maschi che femmine, talvolta quando erano in vita, talaltra quando erano già morti, talaltra ancora mentre stavano morendo, Gilles aveva orribilmente e ignobilmente commesso il peccato di sodomia e praticato la lussuria con gli uni e le altre, disdegnando con le bambine il naturale orifizio: il detto promotore dichiara e intende provare se ve ne sarà bisogno che, senza dubbio alcuno, durante più o meno i quattordici anni trascorsi, per tutti gli anni, tutti i mesi, tutti i giorni, tutte le notti, e tutte le ore di questi quattordici anni […]. il detto Gilles de Rais, imbevuto di maligno spirito e perdendo memoria della pro pria salvezza, ha rapito, ucciso, sgozzato numerosi bambini, maschi e femmine; che questi sono stati rapiti, uccisi, sgozzati sia da lui che dai suddetti Gilles de Sillé, Henriet Griart e Étienne Cortil- laut, altrimenti detto Poitou, e che egli ha bruciato, o ha ordinato di bruciare, ridurre o convertire in cenere i corpi di quei fanciulli e gettare le loro ceneri in luoghi appartati e segreti.
In un altro articolo ulteriore Il 27° l’accusa si avanzava la cifra di 140 bambini e più vittime di Gilles, ma in realtà sono stati indicati con precisione solo due bambini uccisi.
Quattordici altri articoli trattavano dell’evocazione dei demoni Barron, Oriens, Belzebù e Belial con i quali Gilles aveva stretto un patto al fine di ottenere «scienza, ricchezza e potere».
Avrebbe anche, secondo l’articolo XXXI, messo «in un boccale di vetro la mano, gli occhi e il cuore di uno dei detti fanciulli, con il sangue di quello per Barron, e che fece fare questa oblazione a nome suo dal de to Francesco Prelati”.
I DEMONI DI GILLES DE RAIS
Piccolo appunto sui chi sono i demoni che cercava di invocare Gilles per ottenere ricchezza.
Barron: citato solo in questo contesto, non ho trovato altre fonti su di lui
Oriens: demone dell’ est, secondo La classificazione dei demoni di Agrippa.
Belzebù: Nel Secondo libro dei Re, Ba’ al Zebub appare come divinità invocata dal re d’Israele Acazia, malato, per sapere se sarebbe guarito, suscitando l’ira e la maledizione del profeta Elia. Di questo demone non è noto nulla, all’infuori di quanto ne scrive la Bibbia.
Belial: detto il “malvagio”, potente figura mitologica demoniaca dell’Antico Testamento e, in genere, di tutta la antica tradizione giudaica.
Altri dettagli mostrano l’accusato in cerca della compagnia e del potere degli indovini, dei maghi, degli evocatori dei demoni e degli eretici, chiedendo il loro parere e il loro aiuto per fargli avere denaro, rivelargli e scoprire tesori nascosti, iniziarlo ad altre arti magiche, procurargli grandi onori e permettergli di prendere e tenere castelli e città, leggere i loro libri «riguardanti le arti proibite dalla legge divina, canonica e civile – la geomanzia (a geomanzia è una tecnica divinatoria e significa “divinazione per mezzo della terra”) e la negromanzia.
Lungi dal nascondere le sue pratiche, Gilles le divulgò e rese pubbliche in numerosi e diversi luoghi e davanti a numerose persone degne di fede.
GLI ECCESSI A TAVOLA DI GILLES
Per i giudici, il punto di partenza delle uccisioni dei bambini erano gli eccessi a tavola:
Dice l’articolo XXX che il detto Gilles de Rais, accusato, mangiava piatti prelibati e beveva vini raffinati come l’ hypocras e bevande d’altra specie per stimolarsi a commettere il detto peccato di sodomia ed esercitarlo contro natura con i detti bambini e bambine, più abbondantemente, più facilmente e con maggior godimento, spesso e spessissimo, in maniera eccessiva e inusitata: e che ogni giorno eccedeva a tavola,
L’IPPOCRASSO
L’ippocrasso o hypocras era una bevanda diffusa, la cui ricetta si trova nel Mesnagier de Paris, scritto verso il 1393.
Si trattava di un vino zuccherato (con miele) e aromatizzato con cannella, zenzero e noce moscata.
Nel Medioevo il legame tra il bere e l’atto sessuale illecito era ben noto e il caso di Gilles de Rais non fa eccezione: Il consumo di alcol, molto alto in Francia durante il XIV e il XV secolo, e soprattutto l’ubriachezza erano considerati circostanze attenuanti nei casi di delitti commessi sotto la loro influenza.
Un altro articolo afferma che due anni prima Gilles de Rais, pieno di rimorsi, avrebbe fatto voto giuramento e promessa a Dio ai suoi santi di cessare i crimini e andare in pellegrinaggio a Gerusalemme. Ma questo non lo fece anzi continuò la sua perversione.
Alla domanda del vescovo e dell’inquisitore se desiderasse rispondere o commentare le accuse, Gilles rispose con orgoglio e con alterigia che non avrebbe detto niente, che accusava i suoi giudici e che avrebbe fatto appello. Poi, scaldandosi «in maniera irriverente e disonesta», trattò i giudici e gli altri ecclesiastici da «simoniaci» e da «ribaldi» e disse che «avrebbe preferito essere appeso con la corda al collo piuttosto che rispondere a tali ecclesiastici e a tali giudici, e che considerava intollerabile comparire davanti a essi.
Poi si proclamò buon cristiano e cattolico. Di conseguenza, non poteva aver commesso azioni che deviassero dalla fede.
Era troppo per il tribunale.
Gilles de Rais si rendeva colpevole di «orgoglio» (superbia) ed entrava di fatto nel gruppo dei ribelli e disobbedienti alla Chiesa.
Dopo che gli venne intimato per quattro volte di rispondere all’atto di accusa, Gilles rifiutò ancora di rispondere, affermando di conoscere la fede cattolica e che gli era un buon cristiano e cattolico negando tutto ciò di cui lo si accusava.
Il vescovo e l’inquisitore pronunciarono allora la scomunica, la più grave sentenza che la chiesa potesse imporre a un cristiano, poiché lo escludeva dalla comunità dei credenti, mentre a quest’ultima era espressamente vietato avere contatti con lui.
Infine la seduta venne tolta.
QUINTA SEDUTA (sabato 15 ottobre)
Il processo riprese, Gilles de Rais in preda a tormenti della coscienza, ma non ancora sconfitto, riconosce la legittimità dei suoi giudici e chiede il perdono per le ingiurie che aveva preferito contro di essi. In altre parole, abbandonava la sua ostinazione e il suo orgoglio, ma ancora non riconosceva i suoi errori. Riconobbe soltanto di aver praticato l’alchimia.
GILLES DE RAIS E L’ALCHIMIA
Il gusto per questa scienza, tollerata all’epoca, quindi assolutamente legale, gli era venuto, disse dalla lettura di un certo libro sull’arte dell’alchimia e sull’ evocazione dei demoni che aveva ricevuto da un cavaliere imprigionato da Angers per eresia. Aveva conversato con il cavaliere, di cui tacque il nome, a proposito dell’alchimia e dell’evocazione dei demoni e ne aveva discusso ad Angers, anche con molte altre persone “in una certa sala” .
Gilles aveva praticato l’alchimia con il lombardo Antonio di Palermo (o Palerne) e Francesco Prelati e Jean Petit un orafo parigino.
Erano riusciti a congelare il mercurio, o argento vivo, e Gilles era giunto a credere che avrebbe ottenuto dei risultati, ovvero la pietra filosofale capace di trasformare il piombo o altro metallo in oro.
Ma l’arrivo improvviso a Tiffauges del delfino, il futuro Luigi XI nel dicembre del 1439, l’aveva costretto a distruggere i forni e gli alambicchi, l’alambicco è un apparecchio di distillazione consistente in una caldaia collegata, mediante un tubo, ad una serpentina di raffreddamento, al fondo del quale si raccoglie il distillato).
Dopodiché non aveva più sperimentato tale scienza, che all’epoca ricordiamo era lecita e praticata da molti.
Gilles respinse tutte le altre accuse, soprattutto l’evocazione del diavolo. Chiese di essere messo a confronto con i testimoni e propose spontaneamente di essere sottoposto alla prova del fuoco.
Questa prova, chiamata ordàlia risaliva ai tempi antichi e consisteva (in questo caso) nel tenere in mano un pezzo di ferro rovente per provare la propria innocenza. Se l’accusato lasciava cadere il ferro, era considerato colpevole e perdeva il processo.
Poche persone riuscivano a superare la prova e, nel migliore dei casi, rimanevano segnati a vita e invalide della mano destra, quella che aveva impugnato il ferro.
L’ordalia però era caduta in disuso dal 1200.
I giudici rifiutarono l’ordalia e chiesero a Gilles di giurare sul vangelo che avrebbe detto la verità se confrontato con i testimoni.
Perché tutti i testimoni erano concordi, solo l’accusato negava.
Dopo che Gilles ebbe accettato di prestare giuramento, il promotore chiamò Henriet Griart, Étienne Corrillaut detto Poitou, Francesco Prelati, Eustache Blanchet, suoi servitori, e due donne, Tiphaine Branchu e Perrine Martin, la Meffraye.
Tutti avevano confessato, probabilmente in segreto e sotto tortura, e le loro deposizioni sarebbero state ascoltate dalla corte il 16 e il 17 ottobre.
Curiosamente, Gilles de Rais «mettendosi in ginocchio ed esprimendo la sua contrizione con grandi sospiri, dolorosamente e in lacrime» chiese che gli venisse tolta la scomunica, e la richiesta venne accettata.
Ci si chiede peraltro che valore potesse avere il giuramento sul Vangelo da parte di uno scomunicato da un lato, e dall’altro se non sarebbe stato più logico togliere prima la scomunica e poi far giurare l’accusato.
Le deposizioni delle due donne non si sono conservate, mentre quelle di Enriette Griartt e di Poitou erano identiche e accusavano Gilles di crimini che superavano ogni immaginazione..
SESTA SEDUTA (17 ottobre)
Altri cinque testimoni furono inviati a deporre riguardo all’attacco alla chiesa di Aaint-Etienne de Mar Mort e alle violenze contro Jean le Ferron, quisquilie rispetto ai crimini precedenti.
SETTIMA SEDUTA (19 ottobre)
Furono chiamati altri 15 testimoni. La loro la loro testimonianza non si è conservata.
Interrogato per sapere se volesse rispondere alle deposizioni dei testimoni, Gilles device rispose di no e che si atteneva quanto aveva già messo.
LA MINACCIA DI TORTURA
Il processo era arrivato a un punto morto, poiché il tribunale aspettava la confessione del principale imputato il quale si rifiutava di interrogare o di confutare i testimoni e si intestardiva a rimanere nella sua posizione, riconoscendo soltanto di aver praticato l’alchimia.
In questa situazione il promotore, cosciente che il procedimento era dai caratteri dai “caritatevoli ammonimenti” era fallito, chiese l’applicazione della tortura o questione canonica, usata dall’inquisizione a partire dal 1246 al fine delucidare e scoprire più ampiamente la verità.
Il tribunale accettò per il 22 ottobre.
La tortura era la prova ultima per strappare la confessione.
Gli inquisitori disponevano di un arsenale impressionante: supplizio della corda, allungamento delle braccia e delle gambe, ferri roventi applicati sul corpo e sulla pianta dei piedi, supplizio dell’imbuto, attraverso il quale si obbligava l’accusato a ingoiare i litri d’acqua che gli venivano versati in gola, ecc.
LA CONFESSIONE DI GILLES
Il 21 ottobre dopo aver ascoltato la confessione dei suoi quattro servitori e delle due donne procracciatrici di bambini, dopo aver letto le testimonianze dei genitori e dei bambini scomparsi, e sotto la minaccia di tortura, Gilles de Rais decide di confessare.
La salvezza dell’anima è stata più forte di tutto il resto?
O forse si è trattato di paura della tortura, di smarrimento e di disperazione?
Gilles de Rais aveva capito che non avrebbe mai potuto averla vinta contro la chiesa, ma soltanto insieme ad essa.
Fece dunque la confessione.
Questa confessione rappresenta un documento straordinario, il più lungo è importante testo rimasto apparentemente a Gilles de Rais.
Gilles confessò “volontariamente, liberamente e dolorosamente” (una formula standard per le confessioni) di aver commesso tutti i crimini dei quali era accusato.
Aggiungendo dettagli non richiesti che fanno sospettare che forse ci sia delle verità.
DOCUMENTO: CONFESSIONE DI GILLES DE RAIS (del 22 ottobre 1440)
In conformità con il termine stabilito, il pubblico ministero chiedendo che i suddetti signori vescovo di Nantes e frate Jean Blouyn, vicario dell’inquisitore, interrogassero il suddetto accusato per sapere se intendesse dire altro contro o opporsi a quanto era stato detto nel caso, l’accusato disse e rispose che non intendeva dire nulla, ma volontariamente e liberamente, con grande contrizione di cuore e grande dolore, secondo quanto apparve a prima vista, e con una grande effusione di lacrime, confessò ciò che aveva confessato fuori dal tribunale nella sua stanza alla presenza del reverendo padre, signore vescovo di Saint-Brieuc, maestro Pierre de L’Höpital, presidente della Bretagna, Jean de Touscheronde e Jean Petit. E riconobbe che tutte e ciascuna delle cose contenute e pubblicate nei suddetti articoli erano e sono vere. E l’imputato stesso, aggiungendo senza deviare all’altra sua confessione extragiudiziale, volle ripeterla e recitarla qui, e rimediarne ai difetti nel caso in cui avesse omesso qualcosa, e fare dichiarazioni più esaurienti dei punti sviluppati sommariamente nei suddetti articoli; confessò e dichiarò spontaneamente di aver commesso e perpetrato iniquamente altri gravi ed enormi crimini, fin dall’inizio della sua giovinezza, contro Dio e i suoi comandamenti, e di aver offeso il nostro Salvatore a causa della cattiva amministrazione che aveva ricevuto nella sua infanzia quando, sfrenato, si applicava a tutto ciò che gli piaceva, e si compiaceva di ogni azione illecita, ed esortò i presenti che avevano figli a istruirli nelle buone dottrine e ad instillare in loro l’abitudine della virtù durante la loro giovinezza e infanzia.
Dopo questa confessione fatta in sede di accusa dal detto Gilles de Rais, l’imputato, come è stato registrato, a proposito del contenuto dei suddetti articoli, e una volta che la confessione extragiudiziale era stata ripetuta e recitata — poiché affermava che, tra i crimini e le offese, figuravano crimini enormi, ad esempio, il peccato contro natura non così pienamente affermato negli articoli, già volontariamente riconosciuto come vero da lui e la cui confessione segreta aveva fatto davanti al Reverendo Padre in Dio, Lord Jean Prégent, Vescovo di Saint-Brieuc, e ai nobili Pierre de L’Höpital, Presidente della Bretagna, e Jean Labbé, scudiero, e a me, Jean Petit, notaio pubblico, esaminatore generale dei testimoni per la corte ecclesiastica di Nantes, e Jean de Touscheronde, scrivano anche per la corte secolare dello stesso luogo — affinché la detta confessione segreta fosse affidata il miglior modo possibile alla memoria degli uomini, piacque allo stesso Gilles, l’imputato, non di diminuire ma piuttosto per fortificarla e rafforzarla; e chiese che la suddetta confessione fosse pubblicata nella lingua volgare per tutti i presenti, la maggior parte dei quali non conosceva il latino, e che la pubblicazione e la confessione delle offese perpetrate fossero esposte per sua vergogna, affinché potesse ottenere più facilmente il perdono dei suoi peccati e la grazia di Dio nell’assolverli; disse che nella sua giovinezza era sempre stato di natura delicata e per suo piacere e secondo la sua volontà aveva fatto tutto il male che poteva, e che aveva riposto la sua speranza e intenzione negli atti e nelle cose illecite e disoneste che aveva fatto; pregò ed esortò con grande tenerezza i padri, le madri, gli amici e i vicini di ogni giovane ragazzo e di ogni bambino a crescerli con buone maniere, con buoni esempi e dottrine; e a istruirli in queste cose e a castigarli affinché non cadessero nella trappola in cui era caduto lui stesso.
Con la quale confessione segreta, che alla presenza del detto Gilles fu letta in giudizio e pubblicata, e da lui approvata, il detto Gilles de Rais, accusato, volontariamente e pubblicamente, davanti a tutti, confessò che, a causa della sua passione e del suo piacere sensuale, aveva preso e fatto prendere così tanti bambini che non poteva determinare con certezza il numero di quelli che aveva ucciso e fatto uccidere, con i quali aveva commesso il vizio e il peccato di sodomia; e disse e confessò di aver eiaculato seme spermatico nel modo più colpevole sul ventre dei detti bambini, tanto dopo la loro morte quanto durante la stessa; ai quali bambini talvolta egli e talvolta alcuni dei suoi complici, in particolare il suddetto Gilles de Sillé, Milord Roger de Briqueville, cavaliere, Henriet e Poitou, Rossignol e Petit Robin, infliggevano vari tipi e modi di tormento; a volte staccavano la testa dal corpo con pugnali, daghe e coltelli, a volte li colpivano violentemente sulla testa con un randello o altri oggetti contundenti,a volte li sospendevano con corde a un piolo o a un piccolo uncino nella sua stanza e li strangolavano; e quando languivano, commetteva su di loro il vizio sodomitico nel modo suddetto.
Morti i bambini, li abbracciava e si abbandonava alla contemplazione di quelli che avevano le teste e le membra più belle, e faceva aprire crudelmente i loro corpi e si deliziava alla vista dei loro organi interni; e molto spesso, quando i suddetti bambini stavano morendo, sedeva sui loro ventri e si deliziava nel vederli morire in quel modo, e con i suddetti Corrillaut e Henriet rideva di loro, dopo di che faceva bruciare i bambini e trasformare i loro cadaveri in cenere dai suddetti Corrillaut e Henriet.
Interrogato sul luogo in cui aveva commesso i suddetti crimini, e quando aveva iniziato, e sul numero delle morti, dichiarò e rispose: in primo luogo, al castello di Champtocé, nell’anno in cui morì Lord de La Suze, suo nonno, nel quale luogo uccise dei bambini e ne fece uccidere un gran numero, non si sa quanti; e commise con loro il suddetto peccato sodomitico e contro natura; e in quel periodo lo sapeva solo Gilles de Sillé, ma poi Roger de Briqueville, poi Henriet, Etienne Corrillaut, detto anche Poitou, Rossignol e Robin divennero successivamente suoi complici; e disse che fece togliere le ossa dei bambini uccisi a Champtocé, sia le teste che i corpi, che erano stati gettati nella base della torre; e le fece mettere in una cassa e trasportare al castello di Machecoul, dove furono bruciate e ridotte in cenere; e che nel detto luogo di Machecoul aveva preso e ucciso altri bambini, e fatto prendere e uccidere un gran numero di loro, quanti non sapeva — e nella casa chiamata La Suze, a Nantes, che possedeva a quel tempo, uccise, fece uccidere, bruciò e ridusse in cenere molti bambini, il cui numero non riusciva a ricordare, che abusò e contaminò, commettendo con loro il vizio innaturale della sodomia, come sopra. I quali crimini e offese commise unicamente per il suo malvagio piacere e per il suo malvagio piacere, senza altro scopo o con nessun’altra intenzione, senza il consiglio di nessuno e solo in accordo con la sua immaginazione.
Inoltre, il detto Gilles disse e confessò che un anno e mezzo fa il detto Milord Eustache Blanchet condusse al detto Gilles, l’imputato, da Firenze, in Lombardia, il detto Maestro Francois Prelati, con l’intenzione di praticare l’Invocazione dei demoni; e che il detto Francois gli disse che nel paese da cui proveniva aveva trovato il mezzo per evocare uno spirito che promise a questo stesso Francois che lui stesso avrebbe potuto evocare un certo demone che si faceva chiamare Barron tutte le volte che lo stesso Francois avesse voluto.
Il detto Gilles ha detto e confessato che il detto Francois ha eseguito numerose invocazioni su suo ordine, sia in sua assenza che in sua presenza, e che lui, l’imputato, ha assistito Francois in tre invocazioni eseguite da quest’ultimo: una volta al castello di Tiffauges; un’altra volta a Bourgneuf-en-Rais; non ricorda dove abbia avuto luogo la terza; aggiunge che il detto Eustache Blanchet sapeva bene che il detto François stava eseguendo le suddette invocazioni, ma che non era presente alle stesse, perché né lui, l’imputato, né Francois lo avrebbero tollerato, essendo il detto Eustache un pettegolo vizioso e fertile in chiacchiere oziose.
Il suddetto Gilles, l’imputato, ha dichiarato e confessato che per eseguire le suddette invocazioni hanno tracciato segni a forma di cerchio o di croce e di caratteri sulla terra; e che il suddetto Francois possedeva un libro che aveva portato dall’Italia, così ha detto, in cui c’erano i nomi di molti demoni e parole per evocarli e invocarli, nomi e parole che non ricorda; il suddetto Francois ha tenuto e letto il libro per quasi due ore durante le suddette invocazioni e scongiuri; e che lui, l’imputato, durante nessuna di queste invocazioni ha visto o percepito alcun diavolo con cui parlare, il che lo ha irritato e deluso molto.
Il detto accusato ha dichiarato e confessato che gli è stato detto al suo ritorno che a un’invocazione del detto Francois in sua assenza, Francois aveva visto il demone chiamato Barron e aveva parlato con lui, il quale aveva detto che non si sarebbe avvicinato all’accusato perché non aveva mantenuto la sua promessa e perché non l’aveva mantenuta; e lui, l’accusato, dopo aver saputo ciò, ha incaricato il detto Francois di chiedere a quello stesso diavolo cosa volesse da lui e di assicurargli che qualunque cosa il diavolo volesse glielo avrebbe dato, ad eccezione della sua vita e della sua anima, a condizione che in questo modo il diavolo gli concedesse e gli desse ciò che chiedeva; il detto accusato ha aggiunto che intendeva chiedere conoscenza, potere e ricchezze, al fine di recuperare lo stato originale della sua signoria e del suo potere; e che non molto tempo dopo questo, il detto •Francois ha detto di aver parlato con questo stesso diavolo il quale, tra le altre cose, ha chiesto a Gilles de Rais di dargli alcune membra di un bambino; dopo di che il suddetto Gilles diede al suddetto Francois la mano, il cuore e gli occhi di un ragazzino da offrire al diavolo in nome di Gilles, l’imputato.
Il suddetto Gilles, l’imputato, ha detto e confessato che prima di andare a una delle tre Invocazioni a cui ha assistito, ha scritto un biglietto di suo pugno, che ha firmato con il suo nome in francese: “Gilles”; ma non ricorda il contenuto del suddetto biglietto, che ha scritto con l’intenzione di darlo al diavolo se si fosse presentato all’Invocazione eseguita dal suddetto Francois; cosa che aveva fatto su consiglio del suddetto Francois, che gli aveva detto che era importante consegnare il suddetto biglietto al diavolo non appena fosse apparso; e durante l’invocazione ha tenuto il biglietto costantemente in mano, aspettando i patti o le promesse che il suddetto Francois e il diavolo avrebbero formulato e il loro accordo su ciò che il suddetto Gilles, l’imputato, avrebbe promesso di realizzare per il diavolo; ma il diavolo non si è presentato e non ha parlato con loro.
In particolare, l’imputato ha dichiarato e confessato che una notte ha inviato il suddetto Etienne Corrillaut, detto anche Poitou, con il suddetto Francois a compiere un’invocazione; entrambi sono tornati completamente fradici e inzuppati, dicendogli che dalla suddetta invocazione non era successo nulla.
Il detto accusato affermò e confessò che voleva essere presente a un’invocazione che lo stesso Francois avrebbe dovuto compiere, ma che quest’ultimo non voleva la sua presenza; e che al suo ritorno dalla detta invocazione, assicurò il detto Gilles che se fosse stato presente a tale invocazione, si sarebbe trovato in grande pericolo, perché apparve un serpente di cui Francois aveva molta paura; nell’udire ciò, il detto Gilles afferrò una scheggia della Santa Croce, che possedeva, e pensò di recarsi nel detto luogo dell’invocazione dove il detto Francois disse di aver visto il serpente; cosa che non fece, perché lo stesso Francois lo dissuase.
Lo stesso Gilles de Rais, l’imputato, ha dichiarato e confessato che in una delle tre invocazioni a cui ha assistito, il detto Francois ha raccontato al detto accusato come lui stesso avesse visto il demone di nome Barron, il quale gli aveva mostrato una grande quantità d’oro e, tra le altre cose, un lingotto d’oro; ma il detto accusato ha dichiarato di non aver visto né il diavolo né il lingotto, ma solo una specie di lamina a forma di foglio o fogli d’oro, che non ha toccato.
l’imputato ha dichiarato e confessato che l’ultima volta che si è trovato a Josselin, nella diocesi di Saint-Malo, vicino all’illustre principe e signore duca di Bretagna, lo stesso imputato ha fatto uccidere diversi bambini che gli erano stati procurati dal suddetto Henriet; e che ha commesso ed esercitato su di loro il vizio e il peccato di sodomia nel modo suddetto.
In particolare, lo stesso imputato ha dichiarato e confessato che il suddetto Francois, su suo ordine e in sua assenza, ha eseguito numerose invocazioni del diavolo a Josselin, senza che nulla ne sia derivato o sia apparso.
Disse che prima di partire per Bourges mandò il suddetto Francois da Tiffauges, supplicandolo di fare un incantesimo in sua assenza e di informarlo di ciò che faceva e sapeva, e di scrivergli in termini cauti che il suo lavoro stava andando bene; Francois gli scrisse e gli mandò una specie di unguento in un tubo d’argento, messo in una borsa e in una scatola anch’esse d’argento, scrivendogli che questa era una cosa preziosa e che avrebbe dovuto custodirla con cura; e lui, fidandosi dell’affermazione del suddetto Francois, gli appese la borsa al collo per diversi giorni; ma poco dopo la gettò via, scoprendo che non gli stava facendo alcun bene.
In particolare, lo stesso imputato ha dichiarato e confessato che il suddetto Francois gli aveva detto una volta che il suddetto Barone gli aveva ordinato di offrire una cena a tre poveri in suo nome in occasione di tre feste importanti dell’anno; cosa che lui, l’imputato, ha fatto solo una volta, il giorno di Ognissanti.
Interrogato sul motivo che lo spingeva a tenere il suddetto Francois vicino a sé e in mezzo alla sua famiglia, rispose che il suddetto Francois era eccezionalmente dotato e piacevole da conversare, parlava latino in modo eloquente e colto, e che si applicava con zelo agli affari del suddetto Gilles, l’imputato.
Lo stesso imputato ha dichiarato e confessato che dopo l’ultimo giorno di San Giovanni Battista, un bel giovane che viveva con un certo Rodigo, a Bourgneuf-en-Rais, dove allora soggiornava l’imputato stesso, gli fu portato una sera dai suddetti Henriet e Corrillaut, e durante la notte egli praticò con lui il suddetto vizio innaturale e sodomitico nel modo suddetto, poi lo uccise e lo fece trasportare a Machecoul per essere bruciato.
Egli affermò e confessò che, essendo stato avvisato che gli uomini del castello di Palluau stavano progettando di mettere le mani sul capitano del castello di Saint-Etienne-de-Mermorte, e per questo motivo indignato con loro, una mattina, non ricorda quale giorno, partì a cavallo con i suoi uomini d’arme con l’intenzione di sorprendere gli uomini del castello di Palluau, farli prigionieri e punirli; e all’inizio della spedizione, il suddetto Francois, che era nella sua compagnia, gli disse che non li avrebbe trovati; e infatti, il suddetto accusato non li trovò e il suo progetto fu frustrato.
Il suddetto Gilles de Rais, l’imputato, ha dichiarato e confessato di aver ucciso due giovani paggi, uno di Guillaume Daussy e un altro di Pierre Jacquet, chiamato Princé, sui quali ha commesso ed esercitato la suddetta lussuria innaturale.
Lo stesso accusato ha dichiarato e confessato che quando si è recato l’ultima volta a Vannes, lo scorso luglio, André Buchet gli ha consegnato un ragazzo, nel suo alloggio nella casa di un uomo di nome Lemoine, con il quale ha commesso il vizio innaturale, come sopra indicato. E dopo averlo ucciso, Gilles lo ha fatto gettare dal suddetto Poitou nelle latrine di una locanda di proprietà di un uomo di nome Boetden, vicino alla casa del suddetto Lemoine; i suddetti amici dell’accusato alloggiavano nella locanda o casa di Boetden, vicino al mercato di Vannes; il quale Poitou è sceso nelle latrine, per affondare il cadavere e coprirlo, in modo che nessuno potesse scoprirlo.
Il suddetto Gilles de Rais, l’imputato, ha dichiarato e confessato parimenti che prima dell’arrivo del suddetto Francois, aveva impiegato altri prestigiatori, vale a dire un trombettiere di nome Dumesnil, il maestro Jean de La Reviere, un uomo di nome Louis, il maestro Antoine de Palerne e un altro di cui non ricorda il nome. I quali prestigiatori, su suo comando, eseguirono molte invocazioni, ad alcune delle quali partecipò, tanto a Machecoul quanto in altri luoghi; e, in particolare, di vedere disegnato nel terreno un cerchio o una figura a forma di cerchio, il che è necessario in quel genere di invocazione in cui l’intenzione è di vedere il diavolo e di parlare e fare un patto con lui. Ma il suddetto accusato disse che non era mai stato in grado di vedere il diavolo o di parlare con lui, sebbene facesse tutto il possibile, al punto che non era colpa sua se non riusciva a vedere il diavolo o a parlare con lui.
Lo stesso Gilles de Rais, spesso nominato, ha dichiarato e confessato che il suddetto Dumesnil, prestigiatore, gli ha detto una volta che il diavolo, per fare e realizzare ciò che il detto accusato intendeva sollecitare e ottenere da questo stesso diavolo, si aspettava di vedere fatto e di ricevere da lui una: nota firmata nella mano dell’accusato stesso con il sangue del suo dito, con la quale quest’ultimo prometteva di dare al detto diavolo, quando si fosse presentato alla sua Invocazione, certe cose che non ricordava; e per quella ragione e a quel fine firmò il suo nome, Gilles, sulla detta nota con il sangue del suo mignolo. Quanto a ciò che era scritto nella detta nota, non si ricordava, tranne che aveva promesso al diavolo ciò che era menzionato lì, a condizione che il diavolo gli desse e gli procurasse conoscenza, potere e ricchezze. Ma egli è assolutamente certo che, come ha affermato, qualunque cosa avesse promesso al diavolo, egli ne avrebbe sempre trattenuto l’anima e la vita, e ha detto che la suddetta nota non gli è stata consegnata, non essendogli apparso il diavolo e non avendo risposto a quella stessa invocazione.
Il detto accusato confessò che a un’invocazione del suddetto Maestro de La Rivière, in un bosco non lontano dalla guarnigione o dalla città di Pouzauges, il detto La si armò in anticipo con armi e equipaggiamento, e poi entrò nel suddetto bosco per eseguire la suddetta invocazione; e che lui, l’accusato, con i suoi servi e in particolare Eustache Blanchet, Henri ed Etienne Corrillaut, noto anche come Poitou, entrando nel bosco, scoprirono il detto La che tornava, il quale gli disse di aver visto il Diavolo sotto le spoglie di un leopardo venire verso di lui, che gli passò accanto senza dire una parola; e lui, l’accusato, fu spaventato e terrorizzato da ciò che disse. E l’accusato aggiunse alla sua narrazione che il detto La Riviöre, al quale aveva pagato la somma di venti reali d’oro, promise di tornare, cosa che non fece.
Lo stesso accusato ha affermato e confessato che in un’altra Invocazione di demoni praticata da lui e da un mago di cui non ricorda il nome, insieme a Gilles de Sillé, in una stanza del suddetto castello di Tiffauges, mentre si trovava nella suddetta stanza, il suddetto Sillé non osò entrare nel cerchio per eseguire l’invocazione, ma si ritirò dietro una finestra con l’intenzione di gettarsi fuori se avesse percepito qualcosa di spaventoso avvicinarsi, e teneva tra le braccia un’immagine della Beata Vergine Maria; lo stesso accusato aveva paura nel cerchio, perché il mago gli aveva proibito di farsi il segno della croce, perché se lo avesse fatto, sarebbero stati tutti in grande pericolo; ma si ricordò di una preghiera alla Madonna che inizia con Alma, e subito il mago gli ordinò di lasciare il cerchio, cosa che fece immediatamente mentre si faceva il segno della croce; e lasciò prontamente la stanza, lasciando l’invocatore e chiudendo a chiave la porta dietro di sé; poi scoprì il detto Gilles de Sillé, il quale gli disse che qualcuno stava picchiando e percuotendo l’evocatore rimasto solo nella stanza, il che sembrava come se qualcuno stesse picchiando un materasso di piume; cosa che lui, l’accusato, non udì, e fece aprire la porta della stanza e all’entrata vide il prestigiatore ferito al volto e in altre parti del corpo, e tra l’altro, con una protuberanza sulla fronte così grande che non riusciva quasi a stare in piedi; e per paura che potesse morire in conseguenza delle suddette ferite, Gilles volle che si confessasse e gli amministrassero i sacramenti; ma il prestigiatore non morì e guarì dalle ferite.
il detto Gilles de Rais, l’imputato, ha dichiarato e confessato di aver mandato il detto Gilles de Sillé in una regione più a nord, per trovare evocatori di demoni o spiriti maligni. Il quale Gilles de Sillé, essendo tornato, gli ha detto di aver trovato una donna che si occupava di simili invocazioni: la quale donna aveva detto a Sillé che se Gilles de Rais non avesse distolto la sua anima dalla Chiesa e dalla sua cappella, non avrebbe mai realizzato ciò che desiderava; e che Sillé aveva incontrato nella stessa regione un’altra donna che gli aveva detto che se il detto accusato non avesse abbandonato un’opera da lui iniziata o che intendeva proseguire, o non l’avesse fermata, non gli sarebbe mai venuto nulla di buono.
il suddetto Gilles de Sillé aveva trovato nella stessa regione un invocatore che si proponeva di inviare al suddetto accusato, il quale, che si preparava a raggiungere il suddetto accusato, annegò mentre attraversava un fiume o un ruscello.
il detto Gilles, l’imputato, ha dichiarato e confessato che il detto Sillé gli ha portato un altro prestigiatore che è morto anch’egli immediatamente. E a causa di queste morti sfortunate e delle difficoltà contrapposte alle sue intenzioni colpevoli nelle suddette invocazioni o simili ha detto di credere che la clemenza divina e l’intercessione della Chiesa, da cui il suo cuore e la sua fede non si sono mai allontanati, erano arrivate misericordiosamente e gli avevano impedito di soccombere a tante prove e pericoli; e per questo motivo intendeva rinunciare alla sua vita malvagia e fare un pellegrinaggio a Gerusalemme e al sepolcro di Nostro Signore e in altri luoghi inclusi nella Passione del suo Redentore e fare tutto ciò che poteva per ottenere il perdono dei suoi peccati, attraverso la misericordia del suo Redentore.
E poi, dopo la suddetta confessione in giudizio, resa liberamente e volontariamente, esortò la gente del posto, e principalmente gli ecclesiastici, che erano lì in numero considerevolmente maggiore, a venerare sempre la nostra Santa Madre Chiesa, e ad onorarla grandemente e a non separarsene mai, aggiungendo espressamente che se lui stesso, l’accusato, non avesse rivolto il suo cuore e il suo affetto verso quella stessa Chiesa, non sarebbe mai sfuggito alla malizia e all’intenzione del diavolo; inoltre, credeva che se non l’avesse fatto, a causa dell’enormità delle sue malvagità e dei suoi crimini, il diavolo avrebbe da tempo distrutto il suo corpo e portato via la sua anima; esortando inoltre i padri di famiglia a vigilare che i loro figli non siano vestiti troppo elegantemente e a non tollerare alcuna pigrizia, notando e affermando che molti mali nascono dalla pigrizia e dagli eccessi nel mangiare e nel bere, e dichiarando ancora più espressamente che in lui la pigrizia, un desiderio insaziabile di prelibatezze e il consumo frequente di vin brulé, più di ogni altra cosa, lo tenevano in uno stato di eccitazione che lo portava a perpetrare tanti peccati e crimini.
A proposito dei crimini e delle offese da lui perpetrati, Gilles de Rais, l’imputato, implorò umilmente e tra le lacrime la misericordia e il perdono del suo Creatore e beatissimo Redentore, così come quello dei genitori e degli amici dei bambini così crudelmente massacrati, così come quello di tutti coloro ai quali avrebbe potuto arrecare danno e nei cui confronti era effettivamente colpevole, fossero presenti lì o altrove, e chiese a tutti i fedeli e adoratori di Cristo l’assistenza delle loro devote preghiere.
Ed è per questo che il suddetto Maestro Guillaume Chapeillon, pubblico ministero, alla presenza del suddetto Gilles de Rais, accusato, considerata la confessione volontaria del suddetto accusato, e altre prove legittimamente portate contro di lui, ha chiesto immediatamente che venisse assegnato all’accusato un giorno e un termine tempestivi per concludere – e nello stesso tempo, d’altra parte, per vedere concluse – la sentenza e le sentenze definitive del suddetto Reverendo Padre in Dio, Signore Vescovo di Nantes, e di Fra Jean Blouyn, Vicario del suddetto Inquisitore, e da ciascuno di loro, o da coloro che avrebbero incaricato di questa responsabilità, sentenze da scrivere e promulgare nel caso e nei casi di questo ordine, a meno che il suddetto Gilles de Rais, accusato, non potesse fornire una valida ragione per cui ciò non dovesse essere fatto. Quindi i suddetti signori, vescovo di Nantes e vicario dell’inquisitore, assegnarono il martedì successivo al pubblico ministero e a Gilles de Rais, l’imputato, che non si oppose, affinché si procedesse secondo la legge, come era necessario nel caso e nei casi di questo ordine.
Dopodiché la seduta fu tolta e la sentenza fissata per martedì 25 ottobre.
Documento: Confessione di Henriet
Confessione del valletto di Gilles de Rais, Henriet Griart, davanti alla corte secolare di Nantes (23 ottobre 1440)
Si sappia che il detto Henriet era stato un servitore e un valletto del detto Lord de Rais e che, quando il detto Lord de La Suze prese il castello e la fortezza di Machecoul, il detto Henriet sentì dire da Milord Charles du Léon che erano stati trovati dei bambini morti in fondo a una torre del detto castello; e quando il detto Milord Charles gli chiese se ne sapesse qualcosa, gli disse di no, perché non lo sapeva in quel momento.
Ma disse che quando Lord de Rais aveva recuperato la guarnigione di Champtocé ed era andato lì per consegnarla al Duca nostro Sovrano Signore, il detto Lord gli fece giurare di non rivelare nulla dei segreti che intendeva confidargli.
Fatto quel giuramento, ordinò al detto Henriet e Poitou, così come a un tizio di nome Petit Robin, ora defunto, di entrare nella torre dove si trovavano i detti bambini morti, di prenderli e di metterli in una cassa da portare a Machecoul.
E nella suddetta torre aveva scoperto trentasei teste che erano state messe in tre bauli, che erano stati legati con corde e portati attraverso l’acqua fino al detto luogo di Machecoul, dove erano stati bruciati, e non a Champtocé, perché il detto signore di Rais vi rimase solo un giorno o due dopo aver recuperato il detto luogo dal detto signore di La Suze, suo fratello, consegnandolo in possesso del detto signore duca, al quale l’aveva trasferito; e con ciò il detto signore di Rais si recò a Machecoul dove si trovavano i detti bambini, che stava conducendo in prigione nella città di Nantes, il detto Henriet pensò di tagliargli la gola per non divulgare ciò che sapeva.
il detto Henriet dichiarò che il detto Gilles de Sillé e Poitou avevano consegnato molti bambini piccoli al detto Lord de Rais nella sua stanza, con i quali quest’ultimo aveva avuto rapporti, eccitandosi e versando il suo seme sui loro ventri; ma non li aveva trattati come voleva solo una o due volte.
A volte il detto Lord stesso tagliava loro la gola, a volte Gilles de Sillé, Henriet e Poitou li tagliavano nella sua stanza; e pulivano il sangue che scorreva sul posto; e morti, i bambini venivano bruciati nella detta stanza del detto Lord, dopo che quest’ultimo era andato a coricarsi. Il detto Lord provava più piacere nel tagliar loro la gola o nel veder tagliare la gola che nel conoscerli carnalmente. E questo Henriet, Gilles de Sillé e un uomo di nome Rossignol ne avevano portati e consegnati a lui circa quaranta, che furono uccisi e bruciati nello stesso modo. Questo Henriet acciuffò quelli che aveva consegnato mentre mendicavano, e il detto Sillé, Poitou e Rossignol li bruciarono.
Il detto Lord e Master Francois Prelati si sono incontrati da soli per cinque settimane in una stanza a Machecoul di cui il detto Lord aveva la chiave.
E il detto Henriet ha sentito che una mano di cera e un pezzo di ferro erano stati trovati in essa.
Item, dichiarò che Catherine, la moglie di un uomo di nome Thierry, che viveva a Nantes, gli diede il suo bambino per essere ammesso come corista del detto Signore. E lui, Henriet, lo condusse nella sua stanza a Machecoul. E lì il detto Signore e Poitou gli fecero giurare di non rivelare nulla del loro segreto. Dopo aver consegnato il bambino, il detto Henriet tornò a Nantes, dove rimase per tre giorni. Ma al ritorno a Machecoul, non vide più il bambino e gli fu detto che era morto. Henriet disse che questo era il primo bambino che aveva consegnato al detto Signore; e pensa che fosse circa quattro anni prima
ha detto che ha consegnato al suddetto Signore, nella sua casa, La Suze, a Nantes, un figlio di Guibelet Delit, un altro di Jean Hubert, un altro di un tale di nome Donete, un altro di un tale di nome Lemion, tutti e quattro di Nantes. Il suddetto Signore ha avuto rapporti sessuali con loro nella suddetta casa, e sono stati uccisi e bruciati.
A proposito, ha detto che Hillary, un bretone, apparteneva alla cappella del suddetto Lord, e poi l’ha abbandonata, mettendo al suo posto il fratello.
Idisse che Poitou portò una bellissima bambina da La Roche-Bernard al suddetto Signore a Machecoul, il quale fu anch’egli messo a morte.
disse che i bambini furono portati a Nantes e portati nella casa di La Suze, dove furono uccisi e bruciati nella stanza dove dormiva il suddetto Signore, che era a letto quando li bruciarono; per suo ordine, misero dei ceppi grandi o lunghi sugli alari del camino e due o tre fascine secche sopra i ceppi, dopodiché adagiarono i bambini; e le ceneri di quelli bruciati furono disperse in vari punti a Machecoul.
Tra l’altro, disse di aver fatto uccidere a Machecoul un bel paggio del maestro Francois.
disse che un giovane e bel ragazzo che viveva con Rodigo a Bourgneuf-en-Rais era stato portato da Poitou e ucciso a Machecoul, così gli aveva detto Poitou. E Henriet disse che non era presente alla morte del suddetto bambino, ma che aveva sentito dire da Poitou o da Gilles de Sillé che questo bambino era stato messo a morte come gli altri.
disse che il Principe consegnò a Poitou un giovane paggio che viveva con lui, che Henriet conosceva, e che fu messo a morte anche lui; aggiunse che i suddetti omicidi di bambini erano avvenuti nella stanza dove dormiva il suddetto Signore a Machecoul, o all’ingresso, e che dopo aver bruciato i loro corpi, per procedere più rapidamente, talvolta bruciavano pezzo per pezzo nelle fiamme gli abiti e le camicie di questi bambini, in modo tale che nessuno potesse sentire il fumo.
Item, disse che il Maestro Francois Prelati andava spesso nella stanza del suddetto Signore e vi rimaneva un’ora o due da solo con lui.
disse che maestro Eustache era andato a cercare il suddetto maestro Francois e che lo aveva sentito dire che avrebbe evocato maestro Aliboron, cioè il diavolo; e che aveva sentito maestro Eustache dire che maestro Francois lo avrebbe fatto venire per una brocca di vino.
Item, ha sentito che André Buchet, che apparteneva alla cappella del suddetto Signore, e attualmente appartiene a quella del Duca, ha inviato dei bambini da Vannes al suddetto Signore a Machecoul, e che il suo stesso servitore, di nome Raoulet, gliene ha portato uno che è stato messo a morte, e che questo è stato più o meno nel periodo in cui il Duca ha pagato al suddetto Signore il denaro dovuto a Champtocé. Ha anche detto che il suddetto Raoulet attualmente vive con Jamet Thomas di Nantes, e che il suddetto André ha ricevuto dal suddetto Signore un cavallo del valore di sessanta reali.
ha detto che il signor Roger de Briqueville, Gilles de Sillé, Poitou e Rossignol sapevano di quanto sopra.
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ROSSIGNOL: DA VITTIMA A COMPLICE
Rossignol era il ragazzino dalla bella voce che Gilles volle a tutti i costi nel suo coro di fanciulli. A quanto pare divenne complice di Gilles.
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disse di aver sentito dire che gli piaceva vedere le teste dei bambini tagliate dopo aver avuto rapporti sessuali con loro sul ventre, con le loro gambe tra le sue; e a volte era sul loro ventre quando le teste venivano separate dai loro corpi, altre volte li tagliava dietro la nuca per farli languire, cosa che gli piaceva fare; e mentre languivano capitava che avesse rapporti sessuali con loro fino alla loro morte, occasionalmente dopo che erano morti, mentre i loro corpi erano ancora caldi; e c’era un braquemard (squarcina?) per tagliare loro la testa; e se occasionalmente la bellezza di questi bambini non si confaceva alla sua fantasia, tagliava loro la testa lui stesso con la suddetta sciabola, dopodiché occasionalmente aveva rapporti sessuali con loro.
Tra l’altro, sentì il suddetto Signore dire che non c’era uomo al mondo che avrebbe mai potuto capire cosa aveva fatto, e che era a causa del suo pianeta che aveva fatto quelle cose.
disse che occasionalmente il suddetto Signore faceva smembrare i suddetti bambini sotto le ascelle e che si dilettava nel vedere il sangue; e sentì il maestro Eustache Blanchet dire che il suddetto Signore non poteva realizzare ciò che si era prefissato di fare senza offrire i piedi, le gambe e le altre membra dei suddetti bambini al diavolo; che lui, Henriet, ne aveva uccisi dodici di sua mano; e talvolta il suddetto Signore chiedeva a Milord de Sillé, a lui, a Henriet e a Poitou quale dei bambini massacrati avesse la testa più bella.
dichiarò di aver sentito Gilles de Sillé dire che da quando avevano recuperato il posto, che era stato sequestrato da Lord de La Suze, in una stanza a Machecoul con del fieno dentro, avevano scoperto quaranta bambini morti, che erano secchi e bruciati; e sentì Lord de Sillé dire che erano stati fortunati che i suddetti bambini non fossero stati scoperti; [dichiarò inoltre] che Milord Roger de Briqueville aveva fatto la guardia a una donna di sotto, lì dove si trovavano i suddetti bambini; e che quando li aveva notati aveva denunciato l’atto, al quale non aveva preso parte.
egli raccontò che un giorno a Tiffauges, lui, Henriet, entrò nella suddetta stanza di Lord de Rais, dopo che quest’ultimo e Maestro François Prelati erano rimasti lì soli per molto tempo e poi se ne erano andati, e che notò sul pavimento della suddetta stanza un grande cerchio, all’interno del quale c’erano caratteri e croci, il cui significato non conosceva.
ha detto che il suddetto Signore aveva un piccolo libro scritto con sangue o inchiostro rosso, ma non è sicuro di quale.
affermò e confessò che per impedire ai bambini di gridare quando intendeva avere rapporti con loro, il suddetto Lord de Rais aveva fatto prima mettere loro una corda attorno al collo e li aveva sospesi a circa un metro da terra in un angolo della stanza e, prima che morissero, li aveva lasciati o fatti lasciare giù, chiedendo loro di non dire una parola e si era strofinato il pene con la mano, dopodiché aveva versato il suo seme sul loro ventre; fatto ciò, aveva fatto tagliare loro la gola, aveva fatto separare le loro teste dai loro corpi e, di tanto in tanto, dopo che erano morti, chiedeva quale di questi bambini avesse la testa più bella.
dichiarò che il detto Signore a volte gli dava due o tre corone per i detti bambini; il detto Signore li sceglieva lui stesso quando venivano a mendicare, chiedendo loro da dove venissero e, quando non erano della regione e dicevano di non avere né padre né madre, e gli piacevano, li faceva ammettere al castello di Machecoul. Poi fece aprire le porte del castello.
disse che occasionalmente il suddetto Signore sceglieva delle bambine, delle quali nascondeva il sesso sul ventre nello stesso modo in cui faceva con i bambini maschi, dicendo che ne traeva maggior piacere e provava meno dolore che se avesse goduto di loro nella loro natura; in seguito queste bambine venivano messe a morte come i suddetti bambini maschi.
affermò che se due dei bambini erano fratelli e se venivano portati insieme, si sarebbe divertito con uno solo di loro, ma li avrebbe tenuti entrambi nel castello, e affinché colui che fosse rimasto non rivelasse nulla della sorte del fratello, sarebbero stati entrambi messi a morte.
A tal proposito, ha affermato che occasionalmente, quando il suddetto Signore non aveva rapporti con i suddetti bambini, li aveva invece con quelli della sua cappella, il che non era di competenza del testimone, poiché egli lo teneva segreto.
ha dichiarato che nell’ultimo viaggio che il suddetto Lord ha fatto a Vannes, fingendo di aspettare il denaro che il Duca gli doveva, e rimanendo lì due o tre giorni, — e questo è stato lo scorso luglio, sembra al testimone, — André Buchet ha condotto all’alloggio del suddetto Lord un bambino, che è stato ucciso, il cui corpo è stato gettato nelle latrine della casa, dove il suddetto Poitou è sceso per mezzo di una corda per spingere giù il suddetto corpo, da dove Buchet e lui, Henriet, che ha aiutato nel compito, hanno avuto difficoltà a rimuoverlo. Tale è stata la confessione del suddetto Henriet.
Documento: Confessione di Poitu (alias Etienne Corrillaut)
Nantes (23 ottobre 1440)
E per quanto riguarda il suddetto Etienne Corrillaut, detto anche Poitou, egli ha riconosciuto e confessato quanto segue senza tortura:
In primo luogo, che circa dieci anni dopo essere venuto a stare con il suddetto Lord de Rais, di cui fu paggio per i primi cinque anni, quando Milord Roger de Briqueville, cavaliere, si occupava degli affari di Rais, e di cui fu valletto per i successivi cinque anni, entro circa due o tre mesi, vide due bambini morti nella stanza del suddetto Lord, che volevano ucciderlo, ma i suddetti Milord Roger e de Sillé glielo impedirono. Che fu successivamente tenuto in una stanza dal suddetto Milord Roger per quattro giorni e, fatto questo, gli fecero giurare di nascondere ciò che aveva visto e che avrebbe visto in seguito; ma prima di questo giuramento, il suddetto Lord ebbe rapporti sessuali con il suddetto Corrillaut sul suo ventre.
disse che Milords Roger e de Sillé gli avevano ordinato di rapire dei bambini e di condurli al suddetto Signore; e il suddetto gliene aveva portati molti, per i quali il suddetto Signore si era eccitato, tenendo il suo pene in mano e versando il suo seme sui loro ventri; dopo di che aveva fatto tagliare loro la gola; e a volte mentre languivano aveva rapporti con loro. E fu cinque anni prima che lui, Poitou, iniziasse a indirizzare i suddetti bambini verso di lui e a essere suo complice nel crimine.
Item, disse che dal giorno in cui il suddetto Signore riconquistò Champtocé dal suddetto Signore de La Suze, suo fratello, che quest’ultimo aveva tenuto per due anni,4 il suddetto Signore andò a Champtocé, dove rimase solo una o due notti. Il suddetto Signore disse quindi a lui, Poitou, Henriet, Petit Robin e a un uomo di nome Hicquet che da molto tempo c’erano bambini morti in una delle torri e che dovevano essere rimossi. Poitou e Robin scesero, li misero in un sacco e li portarono via. Henriet, Hicquet e Sillé erano di guardia. Ne trovarono quarantasei che furono messi in casse e trasportati a Machecoul e bruciati in una torre. I suddetti bambini erano secchi e marci.
disse che dopo la riconquista del luogo, che era stato preso da Lord de La Suze e da Lord de Lohéac, furono trovati ottanta bambini morti a Machecoul, i quali furono anch’essi bruciati nel suddetto luogo di Machecoul.
ha detto che dal tempo del defunto Lord de La Suze (il nonno di Gilles) il suddetto Lord li ha uccisi nella sua stanza nel suddetto luogo di Champtocé, secondo quanto il suddetto Poitou gli ha sentito dire, e che erano passati circa quattordici anni da quando il suddetto Lord aveva iniziato a farlo.
affermò che occasionalmente uccideva i bambini aprendo loro la gola con un grande braquemard (suqarcina) ; talvolta baciava le loro teste dopo che erano state mozzate e aveva rapporti sessuali con loro; occasionalmente li uccideva di sua mano, dopo aver avuto rapporti sessuali con loro in precedenza; metteva una corda attorno al loro collo che, con l’aiuto di un palo, fissava a un gancio nella sua stanza.
Affermò che se vi erano due bambini fratelli, il detto Signore li faceva rapire entrambi in modo che uno non piangesse forte per l’altro; e dopo essersi divertito con l’uno, teneva l’altro finché non gli tornava l’appetito.
ha affermato che una volta il suddetto Signore prese il cuore e la mano del suddetto bambino, li mise nella sua stanza e ordinò a Poitou attraverso una finestra di sorvegliarli; poco dopo il suddetto Signore li infilò nella manica, poi entrò nella stanza del maestro Francois, al quale li stava portando; non sa cosa ne fecero, e il suddetto cuore era il mio vetro.
ha dichiarato che il detto Signore e Francois Prelati hanno soggiornato una notte nella stanza del detto Signore a Machecoul, dove hanno tracciato un grande cerchio contenente caratteri e croci; hanno fatto un disegno sul muro a guisa di armi, le quali armi assomigliavano a una testa; poi hanno fatto uscire lui, Poitou, dalla stanza, ed egli è andato con gli altri nella sala e, origliando, hanno sentito una bestia, come un cane, camminare sul tetto. Dopo questo il detto Signore ha chiesto se avessero sentito qualcosa, e lui ha risposto di no.
ha affermato che una notte il suddetto Signore ha mandato lui e il Maestro Francois in un campo vicino a Espérance, e il suddetto Francois ha eseguito un’invocazione in un cerchio dove si trovava con Poitou. Il suddetto Francois ha acceso una torcia e ha chiamato Barron e diavoli con altri nomi, di cui lui, Poitou, era terrorizzato. Il suddetto Signore e Francois gli avevano proibito di fare il segno della croce. Ma non ne è venuto fuori nulla, tranne una forte pioggia, tale che non hanno potuto andarsene.
disse che Papelais, Guillemin le Portier, Guillemain Le Beille e Le Muet, lord Gentelou, il priore di Chéméré e il marchese non sapevano nulla della morte dei suddetti bambini; perfino un nipote del suddetto priore di Chéméré, che quest’ultimo aveva affidato a un tale di nome Tabard perché imparasse a cantare e a scrivere, fu ucciso come gli altri bambini.
disse che una volta un uomo di nome Master Jean, un inglese, e il suddetto Lord andarono a fare delle invocazioni, e che prima di andare il primo strinse il mignolo del suddetto Lord e poi gli punse la punta con un ago per farlo sanguinare, e con il sangue il suddetto Lord firmò una lettera scritta di suo pugno con inchiostro. Dopodiché, se ne andarono per fare la suddetta invocazione, e quest’ultimo tornò bagnato come se fosse caduto in un fiume. Un uomo di nome Guillaume Cievaye era andato a cercare il suddetto Master Jean, che era inglese o nativo della Piccardia, e quest’ultimo disse a Lord de Rais prima della suddetta Invocazione che non si sarebbe dovuto fare il segno della croce o sarebbero morti tutti; e questo accadde in un campo non lontano da Machecoul, da quella parte di Espérance, vicino a una casa dove viveva qualcuno di nome La Picarde. In un’altra occasione il suddetto mago tornò ferito a tal punto da non riuscire a parlare; e dopo che se ne fu andato, Poitou sentì dire da La Picarde che stava solo fingendo.
Item, disse che nella casa di La Suze erano stati uccisi undici o dodici uomini, tra cui un ragazzino di nome Jenvret, di Nantes.
ha affermato che nell’ultimo viaggio che il suddetto Signore ha fatto a Vannes, fingendo di aspettare il denaro che il Duca gli doveva, e rimanendovi due o tre giorni (questo è stato lo scorso luglio, a quanto gli sembra), André Buchet ha condotto nell’alloggio del suddetto Signore un bambino che è stato ucciso, il cui corpo è stato gettato nelle latrine della casa, dove lui, Poitou, è sceso per mezzo di una corda per spingere giù il suddetto corpo, da dove Henriet e Buchet, che lo hanno aiutato in questo lavoro, hanno avuto difficoltà a tirarlo fuori.
Item, parlò di un bel bambino che aveva portato da Roche-Bernard con l’approvazione della madre; inoltre, di un altro bel bambino, il figlio del defunto Eonnet de Vllleblanche, la cui madre, che viveva a Nantes, si chiama Macée: gli affidò suo figlio perché diventasse un paggio, che lui, Poitou, equipaggiò; così come di un bel bambino che viveva a Bourgneuf con Guillaume Rodigo, che andò a prendere e portò al suo padrone, e che era un paggio della stessa età; anche un paggio di Master Francois; anche un paggio di Princé; e ancora, tra gli altri, un figlio di Georget Le Barbier, un sarto, che viveva vicino all’ingresso del detto castello di Machecoul; il detto Signore ebbe rapporti sessuali con loro, e furono uccisi e bruciati. Infine, parlò di molti altri di cui non conosceva né la madre né il padre, molti dei quali furono presi mentre chiedevano l’elemosina, spesso a Machecoul come a Tiffauges e altrove.
Tale era la confessione del suddetto Poitou, così come è contenuta negli articoli precedenti.
CONDANNE DI HENRIET E POITOU
Dopo la confessione dei suddetti Henriet e Poitou, e su consiglio di molte persone presenti, avvocati e altri, in vista dei casi e di tutto quanto considerato, è stato giudicato e dichiarato dal mio Lord Presidente e Commissario che i suddetti Henriet e Poitou sarebbero stati impiccati e bruciati.
LO STRANO ADDIO A FRANCESCO PRELATI DI GILLES
Allorché Prelati uscì, Gilles, volgendosi verso il detto Francesco, gli disse in francese piangendo e gemendo: «Addio, Francesco, amico mio! Mai più ci rivedremo in questo mondo; pregate Dio che vi conceda pazienza e discernimento, e siate certo, se avrete pazienza e speranza in Dio, ci rivedremo nella grande gioia del paradiso! Pregate Dio per me e io pregherò per voi!» e così dicendo abbracciò il detto Francesco, il quale subito dopo s’allontanò.
LA SENTENZA
Gilles de Rais venne riconosciuto colpevole di eresia, di crimini e di atti contro natura praticati con bambini dell’uno e dell’altro sesso secondo la pratica sodomitica». Una sentenza senza sorprese. Jean de Malestroit chiese all’accusato se volesse essere reintegrato nella Chiesa.
Gilles rispose di non aver mai saputo cosa fosse l’eresia, che ignorava di averla commessa e di esservi caduto.
Gilles chiese di essere reintegrato supplicando tra sospiri e lamentio, chiese poi di essere assolto da tutte le sentenze di scomunica formulate contro di lui il suo desiderio fu esaudito. Fu restituito alla partecipazione sacramenti e l’unità dei fedeli di Cristo e della sua chiesa.
Venne poi confessato, ma la chiesa era competente solo in materia di Fede, non poteva togliere la vita.
L‘unica condanna che poteva imporre era la penitenza, e la scomunica nei casi più gravi.
Ma il processo della corte secolare era ben diverso.
La corte secolare trascrisse le confessioni di Henriet e Poitou e le deposizioni degli 82 testimoni già menzionati.
Gilles venne condotto al palazzo di Bouffay, dove riconobbe di aver commesso tutti i crimini di cui era stato accusato.
Gli omicidi e i crimini contro la pensione erano competenza del tribunale laico. Tenuto conto dei pesanti capi d’accusa, la sentenza del 25 ottobre 1440 non meravigliò a nessuno.
Gilles venne condannato all’impiccagione e al rogo.
L’esecuzione avrebbe avuto luogo l’indomani alle 11 del mattino una precisione rara per l’epoca.
Sapere l’ora della propria morte era un grande privilegio, Gilles stesso ringraziò di averli notificato l’ora della sua morte perché così il condannato poteva confessarsi e stare con la sua famiglia.
L’ESECUZIONE DI GILLES DE RAIS
Il 26 ottobre 1440, un mercoledì, alle nove del mattino, una grande processione percorreva le vie di Nantes, fermandosi agli incroci e davanti alle chiese e intonando canti e preghiere per la salvezza dell’anima di Gilles e dei suoi due servitori, Henriet Griart ed Étienne Corrillaut.
Avevano rispettivamente 35, 26 e 22 anni.
Giunti sul prato della Biesse, «un prato situato a monte dei ponti di Nantes», nell’isola formata dalla Loira, i condannati poterono scorgere i tre roghi pronti dal giorno prima.
Gilles de Rais rivolse le ultime parole di incoraggiamento ai suoi servitori, li invitò ad aver fiducia in Dio e a desiderare di essere fuori da questo mondo, dove non c’era che miseria, per andare nella gloria perenne.” (annotazione di Jean della Toucheronde il chierico che aveva condotto l’inchiesta secolare).
Poi Gilles dopo averli così esortati si inchinò aggiungendo le mani chiedendo perdono a Dio e pregando San Giacomo e San Michele che la gli fa raccogliere la sua anima in presenza dinanzi a Dio.
Poi rivolse a Dio molte belle orazioni e altre belle preghiere raccomandandogli la sua anima.
Gilles de Rais aveva chiesto di morire per primo per infondere coraggio ai suoi due servi che sul rogo gli stavano al lato come i due ladroni del vangelo.
La sua ultima richiesta venne esaudita.
Gilles venne impiccato per primo.
Poi i tre corpi vennero disposti sul rogo, ma le fiamme non fecero in tempo a divorare quello di Gilles.
Accade in questo contesto una cosa molto curiosa per chi assistette alla condanna, ovvero che delle dame ricche della sua casata di alto rango presero il corpo di Gilles e lo trasportarono sotto gli occhi sbalorditi della folla, prima che il fuoco bruciasse completamente il corpo di Gilles.
Le spoglie del maresciallo vennero prontamente tolte dal fuoco per essere seppellite in terra consacrata, secondo le sue ultime volontà.
Gilles aveva scelto come sepoltura la chiesa del convento di Notre Dame dei carmelitani, fondazione di una sua antenata appartenente alla famiglia di Machecoul.
Il recupero del corpo di Gilles dall’essere completamente bruciato dalle fiamme, probabilmente era dovuto a un precedentemente accordo con il boia, perché se il corpo di Gilles fosse stato completamente bruciato, come gli altri due suoi aiutanti, sarebbe morto da eretico, mentre salvando il suo corpo e seppellendolo in zona consacrata Gilles era morto da Cristiano.
Ma se pensate di andare a cercare la tomba di Gilles de Rais, non la troverete, perché la sua tomba venne profanata durante il furore antireligioso dell’autunno del 1793, le sue ossa disperse e il convento venne a sua volta distrutto.
DOPO IL PROCESSO
Prelati e Blanchett avranno salva la vita, scampando al tribunale secolare e giudicati solo dal tribunale ecclesiastico.
Sappiamo che Blanchett qualche tempo dopo il processo si trovava a la Rochesur Yon soul-ion con il suo amico Prelati il quale, condannato a vita, era evaso dalla prigione ed era entrato il servizio di René D’Angiò che l’aveva nominato capitano della città e fu assoldato in qualità di alchimista di corte.
Cercò di vendicarsi del tesoriere del duca di Bretagna Giovanni VI, Geoffroy le Ferron, reo di averlo fatto recludere, inventando false accuse per farlo cadere in disgrazia.
Non riuscì nell’intento e il Consiglio reale del re di Francia Carlo VII lo condannò a morte sul rogo ad Angers alla fine del 1446.
LA FAMIGLIA DI GILLES
Dopo la morte di Gilles la sua vedova Catherine de Thouars, si sposò in seconde nozze. Morì il 2 dicembre del 1462.
La figlia di Gilles, Marie, invece ebbe una vita abbastanza triste perché rimase orfana molto giovane, ereditò tutti i beni del padre, sia quello che ancora rimaneva, sia di tutto ciò che andava recuperato.
Ecco perché venne presa sotto la “protezione del re”, che non volle affidarla alla custodia della madre e del suo nuovo marito, ma la fece sposare a uno dei suoi favoriti l’ammiraglio Pregent de Coetivy, Il 13 giugno 1442.
Marie era ancora una bambina e il matrimonio ovviamente era di interesse, perché l’obiettivo del re, era recuperare tutti i beni di Gilles.
Infatti il marito di Marie si mise subito all’opera cercando di ottenere la revisione del processo e la riabilitazione di Gilles, ma venne ucciso il 20 luglio 1450 e Maria rimase vedova, ma per molto poco perché fu costretta a sposare, nel febbraio 1451 suo zio di 43 anni, nominato maresciallo di Francia in seguito alla morte di Gilles.
Marie alla fine morì il 1 novembre 1457.
Secondo tradizioni alquanto antiche, i genitori mostravano ai figli la tomba di Maria indicandola come la figlia di Barbablù, una prova supplementare della tenace di identificazione da parte dei bretoni di Gilles con il mito del uxoricida.
Il compito di recuperare i beni di famiglia passò al Renè della Suze, fratello minore di Gilles che morì il 38 ottobre 1473.
La casata dei Rais si estinse definitivamente nel 1716, con la morte di una leggendaria duchessa di Lesdiguières, tale Paule- Marguerite de Gondi, che secondo la leggenda era una fata che viveva da sola nel suo palazzo incantato ed era nota per le sue eccentricità.
Se vi interessa ho realizzato anche il video Youtube sul Processo a Gilles de Rais ⬇️
BIBLIOGRAFIA
Matei Cazacu, Barbablù, La vera storia di Gilles de Rais, Milano, Mondadori Editore, 2005.
Andrea Aromatico, Alchimia l’oro della conoscenza, Trieste, Editoriale Libraria,1996.
SITOGRAFIA
https://fr.wikipedia.org/wiki/Gilles_de_Rais
https://famous-trials.com/trial-of-gilles-de-rais/2760-confession-of-gilles-de-rais
https://famous-trials.com/trial-of-gilles-de-rais/2757-confession-of-henriet
https://famous-trials.com/trial-of-gilles-de-rais/2761-confession-of-poitu