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Tutti i SEGRETI della METRO C di Roma!

Ciao Domini! Benvenuti in questo nuovo post!

Oggi continuiamo il nostro viaggio nella metro di Roma con l’ultima giovane metro creata, la metro C di Roma!

Quali segreti si celano dietro i nomi delle fermate della metro verde di Roma?

Scopriamolo insieme!

Pronti? Partenza via!

Linea Metro C di Roma

LA METRO VERDE DI ROMA

Logo della metro C di Roma
Logo della metro C di Roma

La linea C della metro di Roma, è in costruzione dal 2007 e non è ancora interamente completata, taglia la città da nord-ovest, nel quartiere Della Vittoria, alla periferia est estendendosi oltre il Grande Raccordo Anulare per una lunghezza totale di circa 25,6 km, passando per il centro storico della Capitale.

E’ contraddistinta dal colore verde, ma l’ elemento che la diversifica maggiormente dalle sue sorelle maggiori (metro A e B e B1) è l’assenza del conducente sui convogli grazie all’impiego della tecnologia Driverless.

LA STAZIONE MUSEO DI SAN GIOVANNI

La Stazione museo di San Giovanni

La fermata di San Giovanni è stata inaugurata il 12 maggio 2018.

Al momento è il capolinea provvisorio nell‘attesa dell’attivazione della tratta tra San Giovanni e Fori Imperiali.

La Stazione San Giovanni collega la metro A di Roma con la Metro C. 

Ovviamente, appena scavi sotto Roma trovi qualcosa, e anche in questo caso, i lavori per la costruzione della nuova linea verde hanno riportato alla luce innumerevoli reperti archeologici:

Come il rinvenimento del più grande bacino idrico di età imperiale, ma anche diversi antichi accessori di particolare importanza – fra i quali vanghe, tubazioni per l’irrigazione dei campi e noccioli di pesche (all’epoca una novità introdotta recentemente nel Mediterraneo).

Il numero di reperti scoperti è stato così ampio, che si è deciso di creare una vera e propria Stazione Museo nel cuore della Capitale.

L’allestimento di questo museo sotto terra è stato curato dagli esperti del Parco Archeologico del Colosseo insieme con Metropolitane per Roma e Atac, con il contributo della Facoltà di Architettura dell’università La Sapienza. 

Il museo è concepito come un vero e proprio stratigrafo che scende sotto terra fino a toccare i 27 metri circa di profondità. 

Vuol dire che più scavi sotto terra, più vai indietro nel tempo, trovando reperti archeologici sempre più antichi.

torta-stratigrafica
Un esempio di stratigrafia.

Naturalmente vale anche il contrario, più sali sulla superficie, più trovi reperti archeologici recenti.

Ebbene la Stazione di San Giovanni è stata strutturata proprio così.

Lo Stratigrafo della Stazione San Giovanni m
Lo Stratigrafo della Stazione San Giovanni

L’ elemento che salta subito all’occhio, appena entrati in Stazione è lo stratigrafo, realizzato lungo le pareti.

A ogni epoca storica è assegnato un colore che evidenzia il succedersi ed il sovrapporsi degli strati storico-geologici.

Lo stratigrafo installato seulle pareti della stazione di San Giovanni
Lo stratigrafo installato sulle pareti della stazione di San Giovanni

La discesa fino alla banchina dei treni è scandita dal racconto di ben 21 fasi della vita di Roma.

Appena entrati in Stazione troviamo un servizio di piatti rinascimentali, ma scendendo con le scale mobili per raggiungere i binari ecco che troviamo reperti sempre più antichi: i resti di un sistema di irrigazione di un’azienda agricola di età imperiale, le testimonianze di un grande frutteto di pesche con decine di noccioli, radici, strumenti di lavoro arrivati fino a noi fino ad arrivare alla preistoria!

IL NOME DELLA STAZIONE SAN GIOVANNI

Bene abbiamo parlato della Stazione di San Giovanni in generale, ma adesso è arrivato il momento di scoprire i significati dei nomi della Metro C di Roma!

Perchè la metro San Giovanni si chiama così?

Il nome della stazione viene dalla Basilica di San Giovanni in Laterano (nome completo Arcibasilica del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista in Laterano) di Roma.

I San Giovanni che danno il nome alla Basilica sono due:

GIOVANNI BATTISTA

Giovanni Battista che battezza Gesù di  Guido Reni.
Giovanni Battista che battezza Gesù di Guido Reni.

Giovanni Battista (regno di Erode, fine I secolo a.C. – Macheronte, tra il 29 e il 32 d.C.), è stato un asceta proveniente da una famiglia storica sacerdotale ebraica originaria della regione montuosa della Giudea.

È una delle personalità più importanti dei Vangeli, venerato da tutte le Chiese cristiane e considerato santo da tutte quelle che ammettono il culto dei santi.

La sua vita e predicazione sono costantemente intrecciate con l’opera di Gesù Cristo.

GIOVANNI EVANGELISTA

San Giovanni Evangelista
San Giovanni Evangelista

E’ stato un apostolo di Gesù.

La tradizione cristiana lo identifica con l’autore del quarto vangelo e per questo gli viene attribuito anche l’epiteto di evangelista.

LODI

La città di Lodi
La città di Lodi

La stazione non si trova precisamente sotto piazza Lodi, dalla quale prende il nome, bensì nei pressi dell’incrocio tra via La Spezia, via Orvieto e piazza Camerino, nel quartiere Tuscolano.

Lodi prende il nome dalla città di Lodi, un comune italiano di 44 709 abitanti, capoluogo della provincia omonima in Lombardia.

La città fu fondata il 3 agosto 1158 da Federico Barbarossa, l’ imperatore dei Romani, re dei Romani e re d’Italia.

PIGNETO

Il Pigneto è un’area urbana del Municipio Roma V.

Prende il nome dall’ omonima via del Pigneto.

Il toponimo Pigneto deriva dalla presenza di una lunga fila di pini, piantati dalla famiglia Caballini, posti lungo il muraglione della settecentesca villa Serventi.

Un Pino del Pigneto
Un Pino del Pigneto

Da quello che sono riuscita a capire la famiglia Caballini  è una nobile  casata dei  conti presente a Sassoferrato  dal  XV  secolo e fino a metà del XIX secolo. 

MALATESTA

La stazione è situata sotto Piazza Roberto Malatesta, nel quartiere Prenestino-Labicano.

ROBERTO MALATESTA

Roberto Malatesta, Grotte Vaticane

Roberto Malatesta detto Roberto il Magnifico (Fano, 1440 – Roma, 10 settembre 1482) è stato un condottiero italiano, figlio di Sigismondo Pandolfo signore di Rimini, sposò una delle figlie di Federico da Montefeltro nel 1471  Elisabetta da Montefeltro.

 FEDERICO DA MONTEFELTRO

Battista Sforza e Federico da Montefeltro

Federico da Montefeltro, definito dalla storiografia moderna come Federico III da Montefeltro ( 1422 – 1482), è stato un condottiero italiano, capitano di ventura e famoso signore rinascimentale duca di Urbino (nelle Marche). E’ molto conosciuto grazie al ” Doppio ritratto dei duchi di Urbino, un dittico con i ritratti dei coniugi Federico da Montefeltro e Battista Sforza, opera di Piero della Francesca databile al 1465-1472 circa, e conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze.

TEANO

Prende il nome da via Teano. 

Teano è un comune italiano di 11 399 abitanti della provincia di Caserta in Campania.

Questa città è famosa per essere stata teatro dello storico incontro tra Giuseppe Garibaldi e il re Vittorio Emanuele II, avvenuto nel 1860.

L’incontro di Emanuele II e Garibaldi, Carlo Ademollo

L’incontro è entrato nella Storia d’Italia, ed ebbe il significato di un’adesione del Generale, che aveva guidato la spedizione dei Mille, alla politica di casa Savoia. 

GARDENIE

Si trova in piazzale delle Gardenie, al confine tra i quartieri Prenestino-Labicano e Prenestino-Centocelle.

Visto che vicino si trova viale della primavera, credo che il nome si riferisca ai fiori delle gardenie.

Le Gardenie sono un genere di piante della famiglia delle Rubiaceae, rappresentato in Asia, Africa e Oceania. 

Il nome deriva dal botanico scozzese Alexander Garden.

Gardenia Jasminoides

MIRTI

Si trova in Piazza dei Mirti – situata all’incrocio tra via dei Platani e Via dei Castani – nel quartiere Prenestino-Centocelle.

Anche in questo caso, il nome dovrebbe derivare dall’omonima pianta del Mirto.

Il mirto (Myrtus communis) è una pianta aromatica appartenente alla famiglia Myrtaceae e al genere Myrtus.

Bacche di Mirto
Bacche di Mirto

 È tipico della macchia mediterranea, viene chiamato anche mortella.

PARCO DI CENTOCELLE

Panoramica aerea di Centocelle e del parco

Si chiama così perchè c’è il Parco archeologico di Centocelle, un’area verde di 120 ettari alla periferia est di Roma, nel territorio del V Municipio, a sud dell’omonimo quartiere.

Sorge su un pianoro che contiene numerosi resti archeologici, che testimoniano una frequentazione dell’area fin dal VI secolo a.C.

Oltre a due depositi, uno repubblicano e uno cultuale, sono state riscoperte negli scavi di fine XX secolo ben tre ville di epoca romana della Piscina, delle Terme e ad Duas Lauros (in latino ai Due Allori).

 Quest’ultima villa in particolare è compresa in una grande proprietà imperiale, identificata nell’abitazione dei Secondi Flavi (dinastia costantiniana), quale residenza dell’imperatrice Elena (Flavia Giulia Elena la madre di Costantino I), e che per le sue dimensioni venne chiamata Centum Cellae (chentum celle), cioè “cento stanze”, da cui deriva l’attuale toponimo. 

L’imperatrice Elena, madre di Costantino I.

CURIOSITÀ SUL PARCO DI CENTOCELLE

Centocelle fu sede del primo aeroporto italiano, proprio nella zona in cui, a partire dal 15 aprile 1909, uno dei fratelli Wright, Wilbur, fece una serie di dimostrazioni del loro Flyer (flaie), il primo velivolo a motore più pesante dell’aria che abbia mai volato.

I fratelli Wilbur Wright e Orville Wright spesso citati collettivamente come fratelli Wright, furono due ingegneri e inventori statunitensi, annoverati tra i più importanti aviatori dell’epoca pionieristica.

I fratelli wright

Sono in generale considerati i primi ad aver fatto volare con successo una macchina motorizzata “più pesante dell’aria” con un pilota a bordo.

Ci sta anche il video del volo del Flyer a Centocelle!

Questo video è tratto dalla prima ripresa cinematografica aerea mai realizzata al mondo, era il 25 aprile 1909.
Wilbur Wright arrivò a Roma l’1 aprile del 1909, e nel giro di due settimane vennero installati, sul campo di Centocelle, il pilone e la rotaia per il lancio dell’aereo.

Wilbur Wright, dal 15 al 26 aprile, al campo volo di Centocelle compì ben 67 voli, di cui 19 con passeggeri.
In seguito Wright instaurò di fatto la prima scuola di volo in Italia con la formazione del primo pilota italiano, l’ufficiale della Regia Marina Mario Calderara, che successivamente divenne l’istruttore della prima schiera di piloti italiani.

Mario Calderara

Calderara si ritrovò a ricevere lezioni di volo a Centocelle da Wilbur a bordo dell’omonimo aeroplano: un Wright N°4 costruito in Francia dalla ditta “Bariquand & Marre”

 Si passò così all’apertura della prima scuola militare di volo italiana.

In seguito alla sconfitta nella seconda guerra mondiale si assistette a un periodo di decadenza che portò al progressivo allontanamento dalla zona di Centocelle delle attività aviatorie.

ALESSANDRINO

Prende il nome dall’acquedotto Alessandrino, opera dell’imperatore Alessandro Severo.

Acquedotto Alessandrino

L’acquedotto Alessandrino (Aqua Alexandrina) è l’undicesimo acquedotto dell’antica Roma, venne edificato nel 226 d.C. dall’imperatore Alessandro Severo (222 – 235). 

Fu l’ultimo a essere realizzato dei grandi acquedotti dell’Antica Roma.

La sua realizzazione era finalizzata all’approvvigionamento idrico delle terme di Nerone che, situate in Campo Marzio presso il Pantheon (circa nella zona occupata oggi da Palazzo Madama), erano state radicalmente ristrutturate dallo stesso imperatore, e che pertanto da allora assunsero anche la denominazione di “terme Alessandrine” (Thermae Alexandrinae).

Acquedotto Alessandrino

TORRE SPACCATA

Prende il nome dall’omonima torre da Torre Spaccata.

Torre Spaccata

La torre omonima (Tor Spaccata o Torre Spaccata), si trova nella zona di Torre Maura, su via Giovanni Battista Peltechian, a Cinecittà Est.

l nome della zona è dato da una torre spaccata che si affaccia su via di Torre Spaccata.

La struttura è medioevale, impostata su un sepolcro romano a tempietto di epoca Antonina (II sec. d.C.), mentre la struttura medievale, che risale ai secoli IX e X, fu costruita con tufelli alternati a laterizi. 

Era adibita al controllo dell’antica via Labicana, odierna via Casilina, e della via Tuscolana.

TORRE MAURA/GIGLIOLI

Chi era la Maura cui è dedicata la torre che da il nome a questo quartiere?

Nella zona, ancora oggi, sono presenti i resti di un’antica chiesa dedicata a Santa Maura, che ha poi dato il proprio nome a un vicino casale fortificato la cui torre è diventata “Torre Maura”.

Ancora oggi, nella zona, è presente via del Fosso di Santa Maura.

Tuttavia, come spesso succede per i nomi delle strade di Roma, i cui nomi passano di bocca in bocca talvolta da millenni, la situazione è un po’ più complessa.

Non è detto, infatti, che tale chiesa fosse dedicata a Santa Maura (la chiesa cattolica celebra in tutto quattro sante, di cui solo due erano già venerate quando la chiesa, di origine paleocristiana, venne edificata.

Sappiamo però che il territorio dove si trova era chiamato “Fundus Mauricius”, dal nome dell’antico proprietario in epoca romana: la chiesa, infatti, prese il nome probabilmente di “San Mauro”, perché legato al territorio in cui si trovava.

Da lì divenne poi Santa Maura, semplicemente per “corruzione popolare”, ovvero perché passando di bocca in bocca, anno dopo anno, finì per essere modificato. Fu così che dal Fundus Mauricius si passò, dopo diversi secoli, a Torre Maura.

Nel caso il termine Maura indichi la santa:

SANTA MAURA

Santa Maura

La storia delle martiri Fosca e Maura, secondo gli agiografi, va collocata durante la persecuzione di Decio, nel III secolo (200 d.c).

Secondo la narrazione di un’antica «passio», la giovane Fosca, figlia di genitori pagani di Ravenna, a quindici anni confidò alla nutrice Maura il desiderio di divenire cristiana.

Insieme si recarono dal sacerdote Ermolao che le educò alla fede e le battezzò. A nulla valsero i tentativi del padre di far recedere la figlia da questo passo. Fosca fu denunciata al prefetto Quinziano, ma gli uomini inviati ad arrestarla la trovarono con un angelo e non riuscirono nel loro intento. Quindi Fosca e Maura, presentatesi spontaneamente a Quinziano, vennero processate, crudelmente torturate e infine decapitate il 13 febbraio.

I loro corpi furono gettati in mare o, secondo altre versioni, rapiti da marinai e trasportati in Tripolitania dove ebbero sepoltura nelle grotte presso Sabratha (oggi Saqratha).

Molti anni più tardi, occupata la regione dagli Arabi, un cristiano di nome Vitale per divina ispirazione riportò le reliquie in Italia, nell’isola di Torcello, nella laguna veneta, dove venne eretta una chiesa in onore delle due martiri.

Da Torre Maura in poi siamo fuori il Grande Raccordo Anulare, che circonda la capitale.

GIARDINETTI

Il nome di questa metro deriva dai raffinati giardini del XVI secolo (1500), facenti parte della proprietà del Castello di Torrenova, ma da questi separati, che qui sorgevano.

Giardinetti di Torrenova

il territorio di Giardinetti, fino ad appena cento anni fa, ha fatto parte della grande Tenuta di Torrenova 

TORRENOVA

Torre Nova

Il nome della fermata viene dal castello di Torrenova.

Il castello di Torrenova è un edificio (in realtà un casale) che prende il nome dalla sua torre, a base rettangolare, a guisa di maschio, alta una ventina di metri e coronata da merli a coda di rondine.

Il nome Torrenova si deve alla “Torre Nuova”, ovvero restaurata e rifatta in luogo di una precedente.

Oggi sito sulla via Casilina all’altezza del numero civico 1390, il casale, impropriamente definito “castello” sorge su un insediamento più antico di epoca romana.

La storia del casale è documentata in modo certo solo a partire dalla seconda metà del XIII (1200) secolo, quando apparteneva ai Bove o Bobone ed era conosciuta col nome di casale o torre di Giovanni Bove.

Nel 1562 la tenuta e l’intero casale venne venduto a Cristoforo membro di spicco della famiglia Cenci (Cenci sono una famiglia nobile del Lazio e patrizia di Roma) del ramo di Arenula, il cui figlio Francesco Cenci incorporò nella tenuta tre altri fondi vicini.

Costretto a fuggire da Roma per evitare una condanna, Francesco si rifugiò a Petrella Salto, presso la tenuta della famiglia Colonna (patroni dei Cenci), dove venne assassinato. Del complotto vennero accusati i figli di Francesco e tutti i familiari: Beatrice, la figlia, la moglie di secondo letto Lucrezia, i figli Giacomo e Bernardo, il castellano Olimpio Calvetti ed il maniscalco Marzio da Fioran, detto “il Catalano”.

Dopo l’esecuzione, avvenuta l’11 settembre 1599, le proprietà della famiglia Cenci’ compreso il casale di Torrenova,  furono confiscate dalla Camera Apostolica e vendute all’asta per 91.000 scudi.

 La grande tenuta di Torrenova venne acquistata da un Aldobrandini, Gian Francesco.

L’aspetto moderno della Torre,  si deve alla ristrutturazione commissionata dalla famiglia Aldobrandini nel 1600, che modificò l’antico casale medievale di Torrenova in residenza nobiliare, conferendogli la forma di un piccolo castello merlato a imitazione di più antichi fortilizi.

Castello di Torrenova

Il 20 febbraio 1683 Giambattista Borghese prese possesso di Torrenova.

La tenuta rimase della famiglia Borghese fino ai primi del 1900.

In quell’epoca il castello era ormai stato semi abbandonato dalla famiglia dei nobili Borghese, era abitato da una ventina di famiglie che vivevano in due grossi saloni alti nove metri e lunghi tredici, privo di luce elettrica, senza servizi igienici. 

Pio Migliorelli acquistò il Castello e vicinanze il 19 marzo 1923 e cacciò via le famiglie che ci abitavano. 

Oggi dovrebbe aver aperto La “Casa del pane” nel castello di Torrenova. L’iniziativa promossa dalla onlus Casa Sant’Anna vuole formare giovani e meno giovani in difficoltà per facilitare la loro ricerca del lavoro.

 “La scuola popolare formerà cuochi e panettieri per fornire abilità utili nei mercati commerciali più richiesti”.

TORRE ANGELA

Bandiera di Torre Angela

La zona prende il nome da una torre, Turris Aegidi Angeli, nella tenuta di Tor Angela appartenuta, nel XIV secolo (1300), ad Angelo Del Bufalo.

La famiglia Del Bufalo è stata una famiglia nobile italiana.

Armoriale Del Bufalo

Dal 1613 diventa Torre Angela, toponimo poi dato al quartiere.

Dai del Bufalo la tenuta passa in seguito agli Albertoni, ai Lante, ai Ruspoli, (che  fanno costruire l’attuale casale di Tor Angela vecchia), ai Cesi, ai Sala, al collegio romano dei padri Gesuiti, a Angelo Franceschetti, ai Ludovisi-Boncompagni e finalmente ai Lanza. Questi vendettero nel 1923 a Davide Brunetti 28 ettari, ad ovest della strada di Torrenova, e la rimanente parte fu acquistata nel 1935 da Romolo Vaselli  che l’ha conservata immune da lottizzazione fino al 1954.

Oggi è rimasto il castelletto di Torre Angela, un piccolo castelletto con giardino usato come location per matrimoni.

TORRE GAIA

Il luogo geografico (toponimo) “Torre Gaia” è comunemente identificato con il consorzio residenziale posto alla destra della via Casilina, al km. 14, uscendo dal Grande Raccordo Anulare. 

L’origine dell’odierno toponimo è assolutamente moderna e documentata.

Ne diede per primo, notizia, nel 1966, lo studioso Jean Coste additandone l’origine nella torretta del convento dell’Istituto San Francesco delle suore francescane alcantarine (via Casilina 1602), progettato, nel 1930, dall’ingegnere Cenni che ideò il nome di “Torre Gaia”, inteso come vivace, allegra, gioiosa.

Borgata Agricola di Torre Gaia

GROTTE CELONI

Si tratta di un toponimo collocato circa a 1100 m a Sud del km 14,500 della Via Casilina che corrisponde a cospicui resti di una grande cisterna romana, nei cui pressi nei secc. XIII-XIV vennero costruiti un casale ed una torretta, ora scomparsa, inglobando alcuni ambienti di una villa romana. 

Esempio di cisterne romane

Il nome “Grotte Celoni” ebbe forse origine non dalla parola “grotte”, ma da “botti” o “buche”, sottolineando così la caratteristica di riserva d’acqua della struttura. Più difficile capire è l’appellativo.

DUE LEONI

Il nome prende il nome dalle statue di due leoni.

Le statue dei due leoni

Seppure deteriorati e ormai coperti dalla vegetazione, le statue dei due leoni, collocate sul portale di accesso alla zona compresa tra via Siculiana e via Casilina, conservano ancora quell’aurea di fierezza e forza. 

Il periodo di probabile realizzazione, ipotizzato negli anni Trenta del ‘900, e avvenuta per volontà della famiglia dei conti Vaselli, ricchi possidenti.

BORGHESIANA

La prima denominazione di questa borgata, fu ai tempi della Repubblica romana, “Tor Forame” (lat. Foramen), (I secolo a.C.), nome legato al prosciugamento del lago Regillo.

Agli inizi del Novecento fu chiamata Borghesiana in segno di gratitudine verso la famiglia Borghese, che donò le terre necessarie per la costruzione della stazione ferroviaria della linea Roma-Fiuggi (ex Ferrovie Vicinali).

Armoriale Famiglia Borghese

BOLOGNETTA

Vista la vicinanza con altre vie, con nomi di città della Sicilia, come via Salaparuta  o via Bompietro, Bolognetta, è anch’essa una città della Sicilia.

Panorama di Bolognetta in Sicilia

Il 12 settembre 1600, Vincenzo Beccadelli di Bologna (Beccadelli di Bologna è una famiglia della nobiltà siciliana originaria di Bologna che si trasferì a Palermo all’inizio del XIV secolo assumendo il cognome “di Bologna”), vendette il feudo di Casaca a Marco Mancini, barone di Tumminii.

Quest’ultimo si impegnava qualora si fosse formato un comune, a darle il nome di Bolognetta, ma così non accadde e il paese che si formò prese il nome di Santa Maria d’Ogliastro. 

Il cambiamento di nome

Dal 1º febbraio 1883 il paese Santa Maria d’Ogliastro cambiò nome in Bolognetta.

La decisione fu presa dal consiglio comunale riunito l’8 ottobre 1882, presieduto dal notaio Vincenzo Benanti, facente funzioni di sindaco. I motivi da lui illustrati furono due:

  • la scelta di rispettare la volontà di Vincenzo Beccadelli-Bologni nell’atto di compravendita del feudo stipulato con Marco Mancino nel 1600;
  • la necessità di evitare che, essendo presenti in Italia diversi luoghi con la denominazione Ogliastro, si verificassero equivoci e malintesi burocratici nelle comunicazioni pubbliche e private.

FINOCCHIO

La zona di Finocchio in epoca romana era sede di Stazioni di Posta e Avvistamento costruite in vari periodi storici, atte al controllo della strada consolare Casilina, da Casilinum l’odierna Capua.

Stazione di posta dell’Antica Roma

Di notevole importanza era la cosiddetta Osteria del Finocchio, tra i luoghi più importanti di sosta e ristoro che, a partire dal Rinascimento, popolarono l’Agro romano (la campagna romana). 

Questo edificio risalente al secolo XVII (1600), l’unico di valenza storica nel quartiere, posto all’incrocio tra la via Casilina, la via Prataporci e la stessa via Osteria del Finocchio, fu demolito (con la dinamite) nei primi anni ’60 per far posto a nuove costruzioni private.

A ricordo di questo edificio rimane solo il nome della via: via Osteria del Finocchio appunto.

GRANITI

Prende il nome da Via Graniti.

In questa zona il nome delle vie prendono spunto da località siciliane e calabresi.

Infatti Graniti è un comune italiano di 1 434 abitanti della città metropolitana di Messina in Sicilia.

Citta di Graniti in Sicilia.

Il paese si trova ad un’altitudine di 300 metri sul livello del mare. 

MONTE COMPATRI-PANTANO 

Monte Compatri è un comune italiano di 12 078 abitanti della città metropolitana di Roma Capitale nel Lazio.

Monte Compatri

I suoi abitanti sono chiamati monticiani, ma la forma corretta è “compatresii”.

Come quasi tutti i paesi che si trovano all’interno del parco regionale dei Castelli Romani, sorge su una collina di origine vulcanica formata prevalentemente da tufo.

Il nome del paese deriva da un’antica storia: Mons Confratuum – Mons Cum Patruum – Castrum Montis Compatris – Montecompatro – Montecompatri – quindi Monte Compatri

Altra ipotesi che viene sostenuta è quella di ricondurre l’attuale nome al latino “computator”, da cui deriva anche il francese e inglese “computer”, termine oggi universale.

Quindi il nome può essere tradotto come Monte Calcolatore, ovvero in senso moderno, il Monte Intelligente.

Che sia un riferimento alla sede dell’antica Intelligence Romana o addirittura Latina?

PANTANO

Il nome intero é Pantano Borghese e si tratta di una frazione di Roma Capitale.

Sorge al ventesimo km della via Casilina, al confine con il comune di Monte Compatri a sud-est e Finocchio a nord-ovest.

Già noto nel medioevo sin dall’VIII secolo (700) come Pantano de’ Grifi, dovuto alla presenza del lacus Burranus poi noto come Cratere di Castiglione un Tratto di terreno coperto di fango e di acqua stagnante.

Un pantano

La tenuta propriamente detta di Pantano veniva venduta nel 1541 agli Strozzi, poi ai Colonna, il territorio assunse il nome attuale dopo che questi ultimi lo cedettero al cardinale Scipione Caffarelli-Borghese nel 1613 la cui famiglia effettuò nel XIX secolo la bonifica dell’area facendo defluire le acque del lago nell’adiacente fosso dell’Osa.

La tenuta si estende tra la via Casilina a sud e la via Prenestina a nord, nel comune di Monte Compatri.

LA TENUTA PANTANO BORGHESE OGGI

La Tenuta di Pantano Borghese è tra le più antiche dell’Agro Romano e fu acquisita dalla famiglia Borghese nel 1613, la quale effettuò nel XIX secolo la bonifica dell’area facendo defluire le acque del lago nell’adiacente fosso dell’Osa.

L’opera rese possibile l’attività agricola che ancora oggi, dopo oltre 400 anni, viene condotta.

Si estende per 300 ettari tra la via Casilina a sud e la via Prenestina a nord, nell’agro del comune di Monte Compatri.

Guarda il video su Youtube:

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