PETER, CAMPANELLINO, WENDY E UNCINO (PARTE 3)
Ciao Domini!🍓
Benvenuti in questo nuovo post!
Oggi proseguiamo con la terza e ultima parte della saga su Peter Pan!
Se vi siete persi l’ultimo post vi consiglio di recuperarlo perchè vi parlo dei luoghi e dei personaggi secondari dell’isola che non c’è.
Ma oggi finalmente scopriremo tutto ciò che riguarda i personaggi principali del mondo di Peter Pan!
Ovvero Campanellino, Capitan Uncino, Peter Pan e Wendy!
Nonchè come finisce veramente la storia di Peter Pan secondo il romanzo originale “Peter e Wendy”!
Iniziamo quindi da:
CAMPANELLINO (o Trilly)
Nel testo originale Campanellino si chiama Tinker Bell , gioco di parole tra il verbo to tink (“tintinnare”) e tinker (“calderaio”).
Nel film della Disney viene chiamata Trilly.
E’ la fata amica di Peter Pan, se ne sta sempre con lui, e ne è chiaramente innamorata.
Indossa sempre “una deliziosa gonna di foglie secche, corta e squadrata, che lasciava immaginare la sua figura. Tendeva leggermente a una forma tondeggiante simile a quella di una clessidra.”
Come tutte le fate parla con un delizioso tintinnio, simile al suono prodotto da campane d’oro.
LA GELOSIA DI CAMPANELLINO
Campanellino era una fata morbosamente gelosa di Wendy.
Il libro spiega questa estrema gelosia sostenendo che le fate, essendo creature così piccole, possono provare un solo sentimento alla volta.
Tuttavia hanno la possibilità di cambiare, ma devono cambiare per intero.
Campanellino era così gelosa di Wendy che tentò di farla uccidere all’ignaro Bimbo sperduto Trombetta, quando Peter e i tre fratelli arrivarono volando all’isola che non c’è.
Essendo molto veloce arrivò prima dai Bimbi Sperduti e disse a Trombetta che Peter gli aveva ordinato di uccidere l’uccello Wendy.
Trombetta eseguì l’ordine, e in quell’occasione Wendy venne colpita, fortunatamente si salvò, ma solo perchè la freccia di Trombetta colpì il ciondolo di Wendy, quello con la ghianda che le aveva regalato Peter.
Addirittura Campanellino, fallito il suo tentativo di omicidio, si mise a piangere perchè Wendy non era morta!
Ma per quanto Campanellino fosse una fata antipatica e meschina, almeno amava con tutto il cuore Peter, anche se lui non lo capiva (per questo lo chiamava spesso “stupido somaro”).
Quando Peter rischiò di bere la medicina dove Uncino aveva messo il veleno, Campanellino non ci pensò due volte a berla al posto di Peter rischiando di morire.
Riuscì a guarire solo quando i bambini iniziarono a gridare che credono nelle fate.
LA STANZA DI CAMPANELLINO
Campanellino aveva la sua cameretta in una nicchia nella parete della casetta sotterranea dei Bimbi sperduti, non più grande di una gabbia per uccelli.
Era isolata dal resto della casa da una piccola tenda che Campanellino, una fata molto schizzinosa, tirava sempre quando si vestiva o si spogliava. Nessuna donna, per quanto più grande di lei, poteva vantare un salottino e una camera da letto più squisite.
Il suo giaciglio, come lo chiamava lei, era in autentico stile Regina Mab (la regina delle fate nei Giardini di Kensington) sostenuto da gambe arrotondate. I copriletto variavano a seconda della fioritura di stagione degli alberi da frutta.
Lo specchio era un “Gatto con gli Stivali”, uno degli unici tre esemplari intatti al mondo, ben noti ai commercianti delle fate.
Il lavabo rovesciabile era un Crosta di Torta, il cassettone era un autentico Principe Azzurro VI e il tappeto e le coperte risalivano al periodo migliore (e più antico) di Margery e Robin.
C’era poi un lampadario a bracci vinto al Gioco delle Pulci che era lì solo per bellezza, dal momento che all’illuminazione ci pensava Campanellino.
Naturalmente Campanellino disprezzava il resto della casa..
CAPITANO JAMES UNCINO
Capitan Uncino (ma nelle lettere si sempre Jas) era il capitano dei pirati dell’isola che non c’è.
Ed è stato nientemeno che il nostromo di Barbanera.
Chi era Barbanera?
Barbanera fu un pirata inglese realmente esistito, il suo vero nome era Edward Teach (o Thatch) (1680 circa – 1718).
Ebbe il controllo del Mare Caraibico per un breve periodo fra il 1716 e il 1718, durante la cosiddetta età d’oro della pirateria.
Inoltre Uncino ripete spesso di essere l’unico uomo che Barbecue abbia mai temuto.
Barbeque (detto anche “Cuoco di mare”) era il soprannome del pirata Long John Silver , il pirata del libro “L’isola del tesoro” scritto da Robert Louis Stevenson (che al contrario di Barbanera non è mai esistito)
Uncino odia a morte Peter perché quest’ultimo gli mozzò la mano destra.
Uncino allora la sostituì con un uncino di ferro affilato.
Ma più di tutto odiava Peter per la sua arroganza.
“Era questa che urtava i nervi di Uncino. Gli irrigidiva l’artiglio di ferro in scatti di rabbia, e di notte lo molestava come un insetto.”
La sua più grande paura è il coccodrillo che gli mangiò la mano destra.
La sua mano gli era piaciuta così tanto, che da allora continua a seguirlo, per mare e per terra, leccandosi le labbra al pensiero di divorarlo.
Uncino ha un aspetto cadaverico e un incarnato olivastro; i capelli sono acconciati in lunghi riccioli che da lontano sembrano candele nere e gli donano un’aria particolarmente minacciosa.
Ha un portamento fiero, gli occhi di un blu nontiscordardimé, profondamente malinconici, tranne quando affonda l’uncino nelle carni di qualche nemico, perchè allora le sue pupille si illuminano di un rosso terrificante.
Nelle sue maniere si nota ancora qualche traccia del gran signore che è stato e mantiene una nobile compostezza anche quando sgozza i suoi nemici.
Più si dimostra garbato, e più sembra minaccioso, il che probabilmente è la prova più autentica del suo retaggio aristocratico.
Il suo sangue in effetti è denso e di colore insolito.
Negli abiti scimmiottava lo stile Carlo II Stuart (1630 – 1685) da quando, agli inizi della sua carriera, qualcuno gli fece notare che riscontrava in lui una strana somiglianza con gli sventurati Stuart.
Inoltre, porta tra i denti un bocchino di sua invenzione che gli permette di fumare due sigari alla volta
Il Capitan Uncino tratta e comanda i suoi uomini come fossero cani, ed essi come tali obbediscono.
Avendo un lato da gentiluomo ed essendo morbosamente fissato con le “buone maniere” riservò a Wendy un trattamento diverso quando venne catturata.
“Uncino si levò il cappello con ironica galanteria e, dopo averle offerto il braccio, la condusse al luogo dove gli altri stavano per essere imbavagliati. E lo fece con una tale solennità, i suoi modi erano così spaventevolmente distingué, che Wendy rimase troppo affascinata per mettersi a gridare. Dopo tutto, era solo una bambina.
Forse è azzardato dire che, per un momento, Uncino l’ammaliò.”
Aveva un carattere tenebroso, al pari di quello di tutti i pirati, ma aveva anche un lato femminile, che, a volte, gli donava un grande intuito.
Amava i fiori (almeno questo è quel che si dice) e le dolci melodie, era lui stesso un buon suonatore di arpicordo (o clavicembalo).
Nel timore di essere catturato vivo, Uncino si portava sempre dietro un veleno terrificante che lui stesso aveva preparato, mescolando i veleni trovati in tutti gli anelli mortali in cui si era imbattuto nel corso della sua vita.
Li aveva fatti bollire insieme fino a ottenere un denso liquido giallognolo sconosciuto agli uomini di scienza, e che probabilmente era il veleno più letale sulla faccia della terra.
A bordo della sua nave nella quiete della notte, spesso si raccoglie in meditazione perché si sentiva terribilmente solo.
Quest’uomo impenetrabile non si sentiva mai tanto solo come quando era tra i suoi scagnozzi perchè erano socialmente inferiori.
Uncino non era il suo vero nome.
Rivelare chi fosse realmente, anche ora, significherebbe sollevare uno scandalo; ma chi sa leggere tra le righe avrà già capito che Uncino aveva frequentato una nota scuola privata, le cui tradizioni gli erano rimaste addosso come un abito, e in realtà quella scuola si preoccupava di impartire lezioni soprattutto sul vestiario.
Per questo gli sembrava indecoroso salire su una nave nemica con lo stesso abito con cui l’aveva speronata.
Come precedentemente ribadito, Uncino aveva una vera passione per le buone maniere.
Sapeva che nella vita di un uomo non c’è nulla di più importante.
Nel libro, Uncino ad un certo punto cita il “Pop”, un elitario circolo sociale di Eton, (l’Eton College è una scuola superiore privata situata a Eton, nel Berkshire, considerata la più famosa e prestigiosa scuola del Regno Unito ed esiste ancora oggi) dove >”per entrare bisognava dimostrare di essere estremamente educati.“
Non sappiamo se Uncino avesse frequentato proprio quel college ma a questo punto è altamente probabile.
Quando andava a scuola aveva sempre le scarpe tirate a lucido, il panciotto ben stirato, la cravatta annodata a dovere e le calze immacolate.
PETER PAN
Peter viene descritto da Mrs Darling, come “un ragazzo meraviglioso, vestito di foglie secche e della linfa che stilla dagli alberi. Ma la cosa più sorprendente era che aveva tutti i suoi dentini da latte.”
Porta sempre con sé il suo flauto di Pan.
In questo romanzo Peter dovrebbe essere un ragazzino della stessa età di Wendy quindi sugli 11-12 anni, ma con ancora tutti i dentini da latte.
Questo stona con quanto si narra nel libro precedente “Peter pan nei giardini di Kensington”, quando l’autore afferma che Peter ha smesso di crescere a una settimana di vita.
(a me piace pensare che il Peter dei Giardini di Kensington sia leggermente cresciuto fermandosi a prima della pubertà)
IL PASSATO DI PETER
Peter racconta la sua storia a Wendy la prima sera del loro incontro:
Gli disse che fuggì di casa il giorno stesso in cui nacque, perchè aveva sentito i suoi genitori che parlavano di quel che avrebbe fatto una volta diventato adulto.
Ma lui non voleva crescere, e voleva rimanere per sempre un bambino e divertirsi.
Decise così di volare ai Giardini di Kensington e vivere con le fate.
Stette nei giardini per molto tempo, ma poi se ne andò all’isola che non c’è.
Da tempo ormai viveva con i Bimbi Sperduti dell’isola.
LO STRANO CARATTERE DI PETER
Purtroppo non esiste un bambino più presuntuoso di Peter Pan.
Una delle sue peggiori caratteristiche è che si dimentica tutto, proprio come i bambini che distolgono subito l’attenzione a favore di qualcosa di più interessante, Peter può dimenticare anche i suoi stessi compagni se non li vede da un po’ di tempo.
La differenza tra Peter e i bambini è che, mentre questi sanno distinguere la realtà dalla finzione, per Peter finzione e realtà sono la stessa identica cosa.
Ad esempio, quando Wendy venne colpita dalla freccia di Trombetta, Peter ordinò a Volpuccio di trovargli un medico.
Volpuccio sapeva che gli ordini di Peter andavano eseguiti (altrimenti erano guai) e tornò un attimo dopo con il cappello di John in testa e lo sguardo solenne, facendo finta di essere un medico.
Che lo fosse o no a Peter non faceva differenza.
Se Peter pensava fosse un medico allora era un medico.
Tutto ciò a volte preoccupava i Bimbi Sperduti , come quando dovevano far finta di cenare.
Se osavano distaccarsi dalla loro finzione, Peter li picchiava sulle nocche.
I pranzi immaginari erano per lui così veri che, durante un pasto, ingrassava a vista d’occhio.
Insomma con Peter non si poteva esser certi di niente.
IL SEGRETO DI PETER
C’è un motivo per cui Peter odia le mamme e dice di non averne bisogno, ma per lui è molto doloroso parlarne.
Quando Peter se ne andò di casa da piccolo, pensava che sua madre gli avrebbe lasciato per sempre la finestra aperta, e così rimase lontano da casa per lune e lune.
Ma quando tornò da lei trovò la finestra sbarrata, perché la sua mamma lo aveva dimenticato, e c’era un altro bambino che dormiva nel suo letto.
Questo lo traumatizzò così tanto che adesso dice di non aver bisogno di una madre, cosa ovviamente falsa visto che inviterà Wendy a fare da mamma a lui e ai Bimbi Sperduti.
A volte, non spesso però, Peter sognava e i suoi sogni erano più angosciosi di quelli della maggior parte degli altri bambini.
Per ore non riusciva a svegliarsi e gemeva pietosamente.
In queste occasioni, Wendy lo sollevava dal letto, se lo metteva in grembo e lo tranquillizzava.
Quando si calmava, lo rimetteva sotto le coperte prima che si svegliasse, perché non venisse mai a sapere del trattamento oltraggioso cui era stato sottoposto.
MA CHI E’ VERAMENTE PETER PAN?
Verso la fine del romanzo, Uncino, consapevole che ormai stava giungendo la sua fine, chiese a Peter chi fosse veramente.
Peter gli rispose:
«Io sono la giovinezza, io sono la gioia», rispose Peter d’istinto, «io sono un uccellino appena uscito dall’uovo».
E forse questo è ciò che ci basta sapere.
WENDY
E’ la primogenita dei Darling, il suo nome intero è Wendy Moira Angela Darling e all’epoca dell’avventura con Peter aveva tra gli 11 e gli 13 anni, ma il libro non lo specifica.
Tutti i bambini, tranne uno, crescono.
Wendy ci mise poco a capirlo: un giorno, quando aveva due anni, mentre stava giocando in giardino, colse un fiore e corse a mostrarlo a sua madre. In quel momento doveva essere molto graziosa, perché Mrs Darling si mise una mano sul cuore ed esclamò: «Oh, perché non puoi restare così per sempre?». Questo fu tutto ciò che si dissero sull’argomento, ma in quel momento Wendy capì che sarebbe cresciuta.
Wendy era una bambina ordinata, ligia al dovere e con un istinto materno forse fin troppo sviluppato per la sua giovane età.
Quando Peter e i Bimbi sperduti gli chiesero di fare loro da mamma, Wendy trovò la cosa “terribilmente affascinante” (parole sue) e pur consapevole di non avere esperienza, prese il suo ruolo di madre molto seriamente.
WENDY NELL’ISOLA CHE NON C’E’
Nell’isola che non c’è i Bimbi sperduti comandati da Peter le costruirono una casetta tutta per lei, dove viveva con il suo cucciolo di lupo, che la seguiva dappertutto.
Faceva da mamma ai Bimbi.
Gli rimboccava le coperte, gli riparava i vestiti ecc, e amava fare tutto questo.
Wendy era così fissata con l’ideale di famiglia che voleva un bebè, e dato che Michael era il più piccolo lo costrinse a fare il bebè.
Wendy era letteralmente estasiata dalla vita della casa, perché i ragazzi indiavolati le davano sempre un gran daffare.
C’erano intere settimane durante le quali, a eccezione di qualche sera in cui usciva per rammendare un calzino al chiaro di luna, non metteva piede fuori di casa.
La cucina, in special modo, la teneva incollata alle pentole, e anche se le pentole erano vuote, anche se non c’era nessuna pentola, doveva comunque assicurarsi che fossero ben calde. Non era possibile sapere se ci sarebbe stato del cibo vero o immaginario, dipendeva dai capricci di Peter.
Spesso le piaceva esclamare «Oh, povera me, quanto invidio le zitelle!»
Wendy era assolutamente certa che i genitori gli avrebbero lasciato sempre aperta la finestra perché lei e i suoi fratelli potessero rientrare, e questo le dava una sicurezza straordinaria.
Piuttosto la turbava che da quando si trovavano nell’isola non c’è, John ricordasse solo vagamente i suoi genitori, come se fossero persone che aveva conosciuto tanto tempo prima, mentre Michael cominciava a credere che Wendy fosse davvero sua madre.
Tutto questo la spaventava un po’ e cercò di ravvivare nelle loro menti la vita di un tempo e li sottopose a degli esami scritti, simili il più possibile a quelli scolastici.
Erano domande per lo più banali: «Di che colore erano gli occhi di mamma? Chi era più alto, mamma o papà? Mamma era bionda o bruna?
«Confrontate il carattere di papà e quello di mamma”.
Oltre che a sottoporre esami sui genitori ai suoi fratelli, Wendy molte sera raccontava la storia che tutti preferivano in assoluto ma che Peter odiava. Di solito, quando Wendy cominciava a raccontarla, Peter lasciava la stanza o si tappava le orecchie con le mani.
La storia raccontava dei suoi genitori, i Darling che avevano tre figli e una tata e di come i tre bambini un giorno volarono via e raggiunsero in volo l’Isola che non cè, dove vivevano i Bimbi Sperduti e di come i genitori divennero infelici per questo.
Peter non partecipava perchè disprezzava tutte le madri, a eccezione di Wendy, e poi era l’unico bambino dell’isola che non sapeva né leggere né scrivere, si vantava di essere superiore a questo genere di cose.
LA VITA FAMIGLIARE DI PETER e WENDY
La vita quotidiana nell’isola che non c’è si svolgeva spesso come una tranquilla scena famigliare dove Peter interpretava il ruolo di padre e Wendy della madre dei Bimbi Sperduti.
“L’ultima sera ad esempio Peter era tornato con delle noccioline per i bambini [..]”
«Peter, così li vizi», lo rimproverò Wendy, sorridendo.
«Ah, tesoro», disse Peter sedendosi accanto a Wendy e scaldandosi al fuoco del camino, mentre lei rammendava un calzino, «non c’è nulla di più piacevole, dopo una giornata faticosa, che riposare accanto al camino, vicino ai propri piccoli».
«È così dolce, vero, Peter?», disse Wendy, profondamente grata. «Peter, credo che Orsetto abbia il tuo naso».
«Michael ha preso tutto da te».
Wendy gli si avvicinò e gli mise una mano sulle spalle.
«Peter caro», disse, «ho avuto così tanti figli ed è naturale che io non sia più quella di un tempo. Non avrai mica intenzione di sostituirmi con un’altra?» «No, Wendy». “
Peter non aveva nessuna intenzione di sostituirla, eppure era a disagio.
Con inquietudine iniziò a ribadire a Wendy che quello di essere padre e madre era solo un gioco, con grande delusione di Wendy.
Wendy chiese a Peter quali fossero i suoi sentimenti per lei e Peter le rispose che erano quelli di un figlio devoto.
Peter rimase confuso dalla delusione di Wendy e disse che anche Giglio Tigrato le diceva che voleva essere anche lei più di una madre per lui...
NEL FRATTEMPO DAI DARLING
Quando i bambini volarono via, Mr Darling se ne assunse la responsabilità, perché aveva incatenato Nana, la quale, dal principio alla fine, si era dimostrata più saggia di lui.
Mr Darling in fondo aveva anche un nobile senso della giustizia e per autopunirsi entrò a quattro zampe nella cuccia di Nana.
Ogni volta che Mrs Darling lo invitava dolcemente a uscire, lui rispondeva triste ma irremovibile: che quello era il posto che meritava.
E giurò che sarebbe uscito dalla cuccia solo al ritorno dei suoi bambini.
Ogni giorno, la cuccia, con dentro Mr Darling, veniva issata su una carrozza: così lui raggiungeva l’ufficio, e allo stesso modo tornava a casa alle sei.
Se ricordate il peso che dava alle opinioni del vicinato, potreste comprendere appieno la forza del suo carattere.
Presto tutti vennero a conoscenza delle sue vere motivazioni e il gran cuore del popolo si commosse.
Folle intere presero a seguire la carrozza, ragazze affascinanti si arrampicavano fino alla cuccia per chiedere un autografo, apparvero interviste sui quotidiani di maggior risalto e l’alta società lo invitava a pranzo aggiungendo: «Venga pure nella sua cuccia».
Mrs Darling, ormai una povera donna dallo sguardo triste, aspettava nella stanza dei bimbi il ritorno del marito.
Nana aveva gli occhi velati, ma non poteva fare altro che posare delicatamente una zampa sul grembo della padrona.
IL RITORNO A CASA
Wendy, John e Michael, tornarono a casa e abbracciarono i loro genitori.
Nana arrivò di corsa subito dopo.
Non avrebbe potuto esserci scena più deliziosa, ma non c’era nessuno a guardare, eccezion fatta per un bambino che li spiava dalla finestra.
Quel bambino conosceva estasi meravigliose che gli altri bambini non potevano neanche immaginare, ma in quel momento stava guardando dalla finestra l’unica gioia dalla quale sarebbe stato escluso per sempre.
COSA ACCADDE DOPO?
Quando i tre fratelli tornarono a casa portarono con loro anche tutti i Bimbi Sperduti che chiesero ai Darling di essere accettati nella loro famiglia.
Mrs Darling disse subito che li avrebbe presi nella famiglia. Mr Darling, invece, era stranamente abbattuto: sei bambini erano un po’ troppi.
Allo sguardo di rimprovero della moglie Mr Darling scoppiò a piangere e la verità venne fuori.
Disse che anche a lui sarebbe piaciuto accoglierli nella famiglia, ma avrebbero dovuto chiedere anche il suo permesso, invece di trattarlo come una nullità nella sua stessa casa.
Ovviamente nessuno dei bambini pensava fosse una nullità
Peter, parlò con Wendy un’ultima volta prima di volare via, dicendole che lui non sarebbe rimasto con loro.
Mrs Darling raggiunse Wendy alla finestra perché, dopo averla ritrovata, non voleva più perderla di vista.
Disse a Peter che aveva adottato tutti gli altri bambini e le sarebbe piaciuto se anche lui si fosse unito alla famiglia.
Ma Peter era terrorizzato all’idea di crescere, andare a scuola e lavorare in ufficio e di avere la barba!
Respinse quindi la richiesta di Mrs Darling.
Disse che avrebbe vissuto con Campanellino nella casa che fece costruire per Wendy.
Allora Mrs Darling fece un’offerta generosa: avrebbe permesso a Wendy di andare da lui una settimana l’anno per le pulizie di primavera.
La promessa rallegrò Peter, che non aveva il senso del tempo.
Quell’anno tutti i bambini furono ovviamente mandati a scuola e quasi tutti vennero ammessi alla terza classe.
Dopo una settimana tra i banchi di scuola, capirono che erano stati degli sciocchi ad abbandonare l’isola, ma ormai era troppo tardi.
Presto divennero ragazzi comuni come voi, me o chiunque altro. Purtroppo crescendo iniziarono a perdere la capacità di volare, perchè avevano perso la fede nella capacità di farlo.
Michael resistette più degli altri, ma veniva deriso da tutti.
E così c’era solo lui con Wendy quando Peter tornò l’anno successivo.
Wendy volò via con Peter, indossando la gonna che lei stessa aveva intessuto con le foglie e le bacche dell’Isola che non cè.
Il suo unico timore era che Peter si accorgesse di quanto le fosse diventata corta. Ma Peter non se ne avvide mai, aveva troppe avventure da raccontare.
Wendy chiese a Peter se si ricordava di Capitan Uncino, ma ormai i ricordi delle nuove avventure avevano preso il posto di quelle vecchie e Peter non ricordava chi fosse Uncino, il suo vecchio arcinemico.
«li dimentico appena li uccido», rispose con noncuranza.
Ancora più triste fu quando Wendy gli espresse l’incerta speranza che forse Campanellino potesse essere contenta di rivederla, ma Peter non si ricordava nemmeno di lei!
«Ci sono così tante fate», disse. «Probabilmente è morta».
Wendy scoprì con dolore che, mentre a lei era sembrato eterno il volgere di un anno, per Peter era come se fosse passato un solo giorno.
L’anno successivo Peter non tornò.
Peter si presentò per le pulizie di primavera l’anno successivo. Stranamente, era come se non si rendesse conto di aver saltato un anno.
Fu l’ultima volta che Wendy vide Peter Pan da bambina. Per amor suo, cercò di non crescere, e ogni volta che a scuola superava un esame si sentiva sleale nei suoi confronti.
Ma gli anni passarono e quel ragazzo sconsiderato non si fece più vivo. Quando si incontrarono nuovamente, Wendy si era sposata
Anche gli altri bambini crebbero:
Pennino, Orsetto e i Gemelli divennero impiegati d’ ufficio, ognuno con la sua valigetta e l’ombrello.
Volpuccio si sposò con una donna di nobili casati e divenne lord.
Trombetta divenne un giudice imparruccato, John un signore con la barba che non ha storie da raccontare ai propri bambini e Michael un macchinista.
Wendy si sposò con un abito bianco una fascia rosa in vita.
Gli anni passarono e Wendy ebbe una figlia.
La bimba venne chiamata Jane e aveva sempre un’aria interrogativa, come se, dal momento in cui era arrivata, avesse delle domande da fare alla madre.
Quando fu abbastanza grande da poter parlare, le domande che poneva per la maggior parte riguardavano Peter Pan.
Adorava sentir parlare di Peter, e Wendy, in quella stessa stanzetta da cui aveva spiccato il primo famoso volo, le raccontava tutto quello che riusciva a ricordare.
Quella adesso era la cameretta di Jane, perché suo padre l’aveva acquistata a rate dal padre di Wendy, il quale non ce la faceva più a fare le scale.
Mrs Darling era morta da tempo.
Nella cameretta c’erano solo due letti, quello di Jane e quello della sua tata.
E non c’era più nessuna cuccia, perché anche Nana era morta di vecchiaia.
Wendy raccontò a sua figlia Jane le sue avventure con Peter Pan durante l’ora delle favole e Jane le imparò a memoria.
IL RITORNO DI PETER PAN
E poi, una sera Peter tornò.
Era primavera, Wendy aveva finito di raccontare la storia e sua figlia si era addormentata nel suo lettino.
Wendy era seduta sul pavimento, a rammendare, molto vicina al fuoco, perché era l’unica fonte di luce nella cameretta.
Fu allora che sentì il chicchirichì. La finestra si spalancò come ai vecchi tempi, e Peter planò sul pavimento.
Era tornato per le pulizia di primavera anche se erano passati decenni dall’ultima volta, per lui il tempo non era trascorso affatto.
Non era cambiato per niente e Wendy si accorse immediatamente che aveva ancora i dentini da latte.
Peter era rimasto un bambino, mentre lei era cresciuta.
Wendy gli disse che non poteva più venire con lui perchè era cresciuta e aveva perso la capacità di volare.
Peter si sentì tradito.
Wendy era ormai una donna che sorrideva ripensando al passato, ma il suo sorriso era bagnato di pianto.
Disse a Peter che lei ora era una donna sposata e che la bambina nel letto era sua figlia.
Peter pianse e i suoi singhiozzi svegliarono Jane che si mise a sedere sul letto e si interessò immediatamente a lui.
Jane chiese a Peter perchè piangeva, Peter si tirò su e le fece un inchino.
Lei ricambiò dal letto.
I due bambini fecero subito amicizia e jane cominciò anche a volare nella stanza.
Jane allora propose alla madre di andare lei con Peter per le pulizie di primavera, Wendy li lasciò andare.
L’ultima volta che vediamo Wendy, è alla finestra, e guarda Peter e Jane che si allontanano nel cielo fino a che non diventano due puntini luminosi nel firmamento.
Tutto questo è successo tanto tempo fa, Jane adesso è una donna adulta, e ha una figlia di nome Margaret.
E ogni primavera, tranne quando se ne dimentica, Peter va a prendere Margaret e la porta sull’Isola che non c’è, dove lei gli racconta quel che sa di lui e Peter, attento, ascolta.
Quando Margaret crescerà, avrà una figlia che, a sua volta, diventerà la madre di Peter, e così via, finché i bambini saranno spensierati, innocenti.
AVVERTENZE DALLA VOSTRA DOMINA🍓
Questo post è frutto di duro lavoro e ricerca storica, siete liberissimi diffonderlo a patto che citiate il mio blog
BIBLIOGRAFIA
James Matthew Barrie, L’uccellino bianco, Nobel, 2021, 303 p.
James Matthew Barrie, Peter Pan, (titolo originale “Peter e Wendy”), RBA Italia, 2022, 261 p.