LA VERA TRISTE STORIA CRIME DI PAOLO E FRANCESCA
Ci troviamo all’Inferno, V capitolo della Divina Commedia, è la sera di venerdì 8 aprile (o 25 marzo) del 1300.

Dopo l’incontro con il terribile Minosse, giudice infernale, un giovane uomo chiamato Dante Alighieri, assieme al suo maestro e guida Virgilio, si trova nel secondo Cerchio dell’Inferno.

E’ un luogo buio, dove soffia incessante una terribile bufera che trascina i dannati e li sbatte da un lato all’altro del Cerchio.
Quando questi spiriti giungono davanti a una «rovina», emettono grida e lamenti e bestemmiano Dio.
Dante capisce immediatamente che si tratta dei lussuriosi, i quali volano per l’aria formando una larga schiera simile agli stornelli quando volano in cielo.

Dante nota che due di queste anime volano accoppiate e vuole parlare con loro.

I due spiriti sentendosi chiamati si staccano dalla schiera di anime e volano verso di lui, sono una donna e un’uomo, la donna si presenta, dicendo di essere nata a Ravenna e di essere stata legata in vita da un amore indissolubile con l’uomo che ancora le sta accanto nella morte; furono entrambi assassinati perché scoperti in adulterio.
“Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona. “
La donna si chiama Francesca e il suo compagno Paolo.
Dante affranto chiede a Francesca, in quali circostanze sia iniziata la loro relazione adulterina.
La donna narra che un giorno lei e Paolo leggevano per divertimento un libro, che parlava di Lancillotto e della regina Ginevra.
Più volte la lettura li aveva indotti a cercarsi con lo sguardo e li aveva fatti sospirare.

Quando lessero il punto in cui era descritto il bacio dei due amanti, Paolo la baciò e interruppero la lettura del libro, che fece da mezzano della loro relazione amorosa. Mentre Francesca parla, Paolo resta in silenzio e piange.
Dante allora sopraffatto dal turbamento sviene.
Questo è quello che ci racconta Dante nel sui V capitolo dell’inferno.
Ma quello che Dante non ci dice è che lui, quella storia la conosceva molto bene, perchè Paolo e Francesca sono realmente esistiti e quello che è accaduto non è altro che un terribile caso di cronaca nera, che cercò di essere insabbiato a tutti i costi.
Chi erano veramente Francesca e Paolo? Cosa è successo veramente quella tragica notte?
LA VERA STORIA DI PAOLO E FRANCESCA
Ci troviamo in pieno Medioevo durante l’epoca dei comuni, durante la lotta fra Impero e Papato, istituzioni di carattere universale, ma ambedue in profonda crisi.
FRANCESCA DA RIMINI

Francesca da Polenta, detta anche da Rimini, nasce a Ravenna nel 1259/1260, è una nobildonna di Ravenna.
Figlia di Guido da Polenta, capofamiglia dei Da Polenta, potenti signori di Ravenna, e di una nobile appartenente alla famiglia Fontana, forse di nome Francesca.

In un clima perenne di scontri tra potenti famiglie, scoppiò una guerra tra i Da Polenta, la famiglia di Francesca, contro i rivali Traversari per il dominio di Ravenna nel 1265.

Ad aiutare la famiglia Da Polenta furono i due fratelli condottieri della famiglia Malatesta, Gianciotto e Paolo, che contribuirono alla vittoria della famiglia Da Polenta.
I Malatesta erano una nobile famiglia italiana, tra le più importanti e influenti del Medioevo, che dominò sulla Signoria di Rimini, sulla Signoria di Brescia e su vari territori della Romagna dal 1295 al 1500.

Il padre di Francesca, Guido da Polenta, forse a seguito di questa vittoria, diede sua figlia Francesca in sposa a Gianciotto Malatesta.
Giovanni Boccaccio ipotizza che in realtà, data la bruttezza di Gianciotto, per guadagnare l’approvazione della giovane a questo matrimonio, il matrimonio sia avvenuto per procura, dove il procuratore era il fratello di Gianciotto, Paolo Malatesta detto “il Bello” di Giaggiolo, del quale Francesca si invaghì per un equivoco, credendo che il vero sposo fosse lui.
Questa ipotesi del Boccaccio però è abbastanza inverosimile, perché Francesca sapeva benissimo che Paolo era già sposato.
GIANCIOTTO MALATESTA

Il suo vero nome era Giovanni Malatesta (Verucchio, 1245 circa – Pesaro, 1304), detto Giangiotto, o anche “Gianne lo Sciancato”
Gianciotto era nato con una malformazione fisica che lo costringeva a zoppicare (da cui il soprannome ciotto, ossia “zoppo”), era figlio di Malatesta da Verucchio e fratello di Paolo.
Affiancò il padre nel governo di Rimini (Emilia-Romagna) per conto dello Stato pontificio.
Ora, si dice anche che le nozze erano state combinate dalle rispettive famiglie almeno dal 1266, per sancire una pace duratura tra le due signorie, che ebbero spesso battibecchi e scontri, oppure come riconoscimento ai Malatesta che aiutarono Guido a imporre il proprio dominio su Ravenna.
Ad ogni modo, non si trattava assolutamente di un matrimonio d’amore.
Da questa relazione forse Francesca rimase incinta di una bambina chiamata Concordia.
Durante il suo matrimonio con Gianciotto, Francesca si innamorò di suo cognato Paolo, fratello di Gianciotto a sua volta già sposato.
PAOLO MALATESTA

Paolo Malatesta, detto il “Bello” (Verucchio, 1246 circa – Rimini, tra il 1283 e il 1285), era figlio terzogenito di Malatesta da Verucchio e della prima moglie Concordia dei Pandolfini, fratello di Gianciotto.
Era detto il Bello per la sua prestanza fisica, in contrapposizione alla scarsa avvenenza di Gianciotto.
Nel 1270 assunse il titolo di Conte di Giaggiolo attraverso il matrimonio con Orabile Beatrice erede dei Conti Severi di Giaggiolo che portò in dote castelli e terre della Contea di Giaggiolo (o Ghiaggiolo).
Il castello di Giaggiolo, Ghiacciolo o Ghiaggiòlo, sorge nell’Appennino forlivese, a trenta chilometri da Forlì.

Dalla loro unione nacquero due figli: Uberto II, che portò il titolo comitale, e Margherita, futura sposa di Aghinolfo Guidi di Romena.
Paolo fu così il progenitore della linea dei Malatesta di Ghiaggiolo, estintasi nel 1757 con Lamberto.
L’unione non fu tuttavia felice, poiché i sentimenti del giovane Paolo erano concentrati sulla cognata Francesca da Polenta, moglie del fratello Giovanni.
Recenti indagini, hanno rivelato che Paolo era un giovane molto attento alla politica e immerso nei giochi di potere del tempo, ben capace di separare la vita politica da quella sentimentale, per quanto leggendariamente turbolenta e appassionata.
Paolo seguì il padre nelle sue vicende belliche contro i ghibellini: nel 1265 insieme a Malatesta combatté contro Guido da Montefeltro e, nello stesso anno, affrontò con Guido da Polenta i Traversari.
Le sue doti diplomatiche lo portarono ad essere scelto dal papa Martino IV come capitano del popolo a Firenze nel marzo 1282.
Con il ritorno a Rimini, la sua promettente carriera, appena agli inizi, venne interrotta dalla tragica morte.
Il fatto avvenne probabilmente tra il febbraio 1283 (data del rientro di Paolo a Rimini) e il 1284, quando i due amanti vennero sorpresi insieme dallo stesso Gianciotto.
L’INNAMORAMENTO
Secondo la narrazione di Dante a far cedere alla tentazione i due amanti sarebbe stata la lettura di un romanzo sulla storia d’amore tra Lancillotto e Ginevra (ciclo arturiano), la quale avrebbe amato Lancillotto, mentre era sposata con Re Artù, con l’aiuto del siniscalco del re, Galeotto.

LA STRAGE
Diverse sono anche le versioni che furono riportate nei decenni e secoli successivi.
Alcuni, come Vincenzo Carrari nella sua Historia di Romagna, sostengono che Gianciotto, avesse sorpreso la moglie e il fratello a letto abbracciati e addormentati, e che in un impeto di rabbia li avesse trapassati con un sol colpo.
La morte di Paolo e Francesca, secondo gli studi più recenti, avvenne tra il 1283 e il 1285, quando Gianciotto aveva poco più di quarant’anni, Paolo tra i trentasette e i trentanove, Francesca ventitré.
Questo atroce fatto di sangue, di cui Dante certamente era a conoscenza, poichè era amico della famiglia dei Da Polenta, venne ben presto messo e a tacere e insabbiato.
Non si sa neanche dove sia accaduto realmente il duplice omicidio: alcune ipotesi indicano il Castello di Gradara, altre la Rocca Malatestiana di Santarcangelo di Romagna, ma si tratta esclusivamente di congetture.
Ancora, altre ipotesi parlano della Rocca di Castel nuovo presso Meldola o della rocca di Giaggiolo presso Civitella di Romagna.
MA E’ STATO DAVVERO UN DELITTO D’ONORE?
Secondo alcuni studiosi, l’assassinio della moglie Francesca da parte di Gianciotto, avrebbe potuto avere uno scopo politico che il cosiddetto “delitto d’onore” sarebbe stato in grado di camuffare: Gianciotto, cioè, desideroso di procurarsi l’alleanza della città di Faenza, intendeva a tale scopo sbarazzarsi della moglie Francesca per convolare a nuove e più opportune nozze.
Qualsiasi sia il vero motivo, sta di fatto che egli a brevissima distanza dal delitto, sposò in effetti la faentina Zambrasina dei Zambrasi, dalla quale poi ebbe 5 figli.
LA GIUSTA FINE GIANCIOTTO (FORSE)
Dopo che i Malatesta furono cacciati da Rimini, nel 1288, a Gianciotto venne affidato l’incarico di podestà a Pesaro.
Morì nel 1304, dopo aver ricoperto quella carica per cinque volte. La tradizione popolare, nell’ambito della vicenda narrata nella Divina Commedia, ha contribuito a creargli la fama di uomo sanguinario e vendicativo, peraltro non storicamente documentata.
Si racconta che la sua morte sarebbe avvenuta nel castello di Scorticata (odierna Torriana) per mano del nipote Uberto, figlio del fratello Paolo, che egli aveva ucciso, insieme alla propria consorte Francesca, che era divenuta l’amante del cognato.

Tuttavia nel 1304 Gianciotto era stato nuovamente designato podestà di Pesaro, ragion per cui si ritiene che morì in questa città.
Se vi interessa ho realizzato anche un video sulla Vera Storia di Paolo e Francesca qui⬇️
SITOGRAFIA
https://divinacommedia.weebly.com/
Wikipedia